Cannabis: l’anno che verrà in Europa
Nei paesi europei si è riacceso il dibattito sulla riforma e regolarizzazione della cannabis. Solamente nel mese di gennaio, alcuni governi hanno iniziato a testare il terreno con nuove consultazioni popolari, come nel caso di Francia e Islanda, altri hanno subito dei ritardi nell’implementazione delle loro politiche antiproibizioniste, come il Lussemburgo, altri ancora, tra cui l’Italia, aspettano fiduciosi un cambiamento atteso da fin troppo tempo.
Con l’inizio dell’anno, il Parlamento francese ha lanciato una consultazione online per comprendere la posizione dell’opinione pubblica riguardo la legalizzazione della cannabis per l’uso ricreativo. Le domande poste includono: “Pensi che le attuali politiche sulla cannabis siano efficaci nella lotta al traffico di droga?” e “Pensi che i rischi associati alla cannabis sono gli stessi oppure più o meno gravi di quelli associati al consumo di alcol?”. Quesiti che dovrebbero trovare le proprie risposte negli stati che hanno già legalizzato la cannabis e dove la fine della guerra alla droga ha significato meno carcere, meno costi per le forze dell’ordine, meno dipendenza da altre sostanze e soprattutto più legalità.
Nel momento in cui scrivo il questionario non è ancora concluso – l’ultimo giorno utile è il 28 febbraio – , ma le oltre 200mila risposte ottenute in pochissimi giorni indicano già una vittoria per chi vorrebbe aprire un dibattito serio sul tema della cannabis. La consultazione non avrà un effetto vincolante sulla legislatura a breve termine, ma un risultato positivo potrebbe alleviare le preoccupazioni di alcuni politici sulla potenziale riforma in vista delle prossime elezioni presidenziali. L’esito potrebbe quindi dimostrare come, anche questa volta, la popolazione abbia superato ogni ideologismo e becera propaganda sulla cannabis prima della propria classe politica.
Anche in Islanda è stata scelta la strada della consultazione popolare per sdoganare i soliti vecchi tabù. Il governo islandese ha infatti proposto una nuova legge per la depenalizzazione degli stupefacenti per l’uso personale, una scelta che però dovrà essere legittimata dai cittadini islandesi che hanno avuto tempo fino al 31 gennaio per esprimere la propria posizione sulla materia.
Seppure i risultati finali siano ancora in fase di elaborazione, questa consultazione rivela l’aspetto positivo di un paese pronto a muoversi verso un nuovo approccio sulla politica della droga. «Nell’ultimo decennio, c’è stato un cambiamento nei confronti delle sostanze stupefacenti in tutto il mondo, poiché sono aumentati i dubbi sull’utilità della guerra internazionale contro la droga e gli effetti si sono fatti sentire anche in Islanda», così si legge nel documento governativo presentato al Parlamento che mette in questione l’efficienza delle politiche repressive applicate fino ad oggi. Una nuova legislazione per la depenalizzazione dell’uso personale tratterebbe i cittadini come dei semplici consumatori piuttosto che terribili criminali.
Nel Lussemburgo, invece, la crisi pandemica sembra aver ritardato il piano biennale per la piena legalizzazione che si sarebbe dovuto concludere in questi mesi. Il Lussemburgo sarebbe diventato il primo paese dell’UE con un nuovo mercato legale della cannabis, dal possesso, la produzione, fino al consumo. In risposta a un’interrogazione parlamentare, la ministra lussemburghese della salute Paulette Lenert, in carica da febbraio 2020, ha affermato che «il governo si impegnerà per una regolamentazione della cannabis per scopi non medici anche se le attenzioni adesso sono rivolte principalmente alla crisi pandemica». Tutto rinviato per ora, almeno fino al 2023, al fine di dare al governo il tempo necessario per mettere a punto i dettagli. Il Primo Ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, ha assicurato però che manterrà la sua promessa elettorale e porterà a fine il suo piano come da lui sostenuto fin dal suo insediamento nel 2018.
Dopo due anni di attesa, esultano invece i cittadini irlandesi che avranno finalmente a disposizione la cannabis medica a partire dal 2021. Il ministro della salute Stephen Donnelly ha annunciato l’avvio del Medicinal Cannabis Access Program (MCAP) con il contributo di una parte dei 4 miliardi di euro stanziati nel budget sanitario irlandese, dichiarando così la sua entrata in vigore, dopo che la legislazione era stata emanata nel giugno 2019.
Il programma consentirà ai consulenti medici di prescrivere un trattamento a base di cannabis per i pazienti affetti da sclerosi multipla, epilessia o sottoposti a chemioterapia, solo dove il paziente non ha risposto efficientemente ai trattamenti standard. L’incapacità di considerare la cannabis come trattamento e opzione di prima mano ha causato scalpore tra i pazienti. Una battaglia di legalità che è stata vinta solo in parte dai cittadini irlandesi che potranno finalmente smettere di finanziare la malavita ma saranno ancora ostacolati nello scegliere il trattamento più adeguato alle proprie gravi e dolorose patologie.
Anche se in piccole dosi, gli ultimissimi avvenimenti del primo mese del 2021 hanno portato uno spiraglio di legalità in Europa. Ciononostante, sono ancora moltissimi i paesi europei che faticano a credere ai vantaggi economici e sociali che possono derivare dal settore della canapa. Una realtà che prima o poi ogni governo dovrà affrontare e sarà costretto dai propri cittadini a indicare la strada che preferisce percorrere nel bivio del proibizionismo: continuare a sottostimare i benefici della cannabis oppure avere il coraggio di creare il più grande mercato del mondo. Un dibattito che diventa sempre più maturo in alcuni paesi europei e pronto a essere affrontato seriamente come negli Stati Uniti. Con l’inizio di nuove riforme sulla cannabis appare evidente che sia solo una questione di tempo, di anni o magari di mesi, prima che la guerra alla droga venga ripudiata una volta per tutte, anche in Europa.
a cura di Antonella Soldo
Esperta di politiche sulle droghe e dirigente di Radicali Italiani dal 2016 al 2018, coordina la campagna Meglio Legale, per la legalizzazione della cannabis e per una diversa gestione del fenomeno del consumo degli stupefacenti