Terapeutica

Cannabis in farmacia: male? No, peggio


Cannabis in farmacia: male? No, peggio


Ancora, ancora e ancora. Molti pazienti italiani non possono curarsi con la cannabis terapeutica perché non si trova o si trova con difficoltà o in maniera disomogenea. Un dato su tutti per far capire la situazione: ad aprile 2020 è arrivata la seconda importazione dell’anno dall’Olanda. Solo la seconda. E, udite udite, con quantitativi ridotti rispetto a quanto richiesto dai fornitori italiani.

I maggiori problemi attuali sono la carenza di varietà:
– indica, ossia il BEDICA
– a contenuto simile di THC e CBD (FM2 o Bediol)
– (in alcune parti di Italia) Bedrocan 22% THC

Mancano (o sono difficilmente reperibili) in pratica:
– l’unica varietà (su 9 teoricamente utilizzabili) indica
– tutto il pool di cannabis terapeutica bilanciata in THC e CBD
– la varietà leader di mercato

Come si spiega? Basta guardare la linea viola, inclinazione perfetta per indicare la crescita saturata, ossia che ogni anno negli ultimi 3 anni viene distribuita tutta la cannabis medica disponibile.

 

Badate, non significa che “anche quest’anno ci abbiamo preso giusto con le quantità necessarie”, ma che, al contrario, le quantità totali (date dalla somma della cannabis prodotta in Italia e importata da Olanda e Canada) non sono sufficienti, essendo tutte distribuite. Non c’è 1 grammo che rimane a prendere polvere in uno scaffale di un fornitore.

Dal grafico si ricavano altre informazioni riguardo al 2020:
– abbiamo superato i 1100 Kg di cannabis medica distribuita
– in Italia, il Farmaceutico Militare di Firenze ha distribuito (non coltivato) circa 240 Kg di cannabis medica, di cui quasi 200 Kg di importazione canadese come previsto dal bando. Aspetta, ma questo significa che…

Tutto questo ci porta ai giorni nostri dove sui social e siti i pazienti lamentano l’impossibilità o l’enorme difficoltà a trovare farmacie fornite con la terapia.

Non aiuta certo la circolare del Ministero del 23 settembre 2020 che ha vietato la fornitura tramite corriere a domicilio (e per il quale c’è un ricorso al TAR del Lazio che si dovrebbe concludere entro giugno 2021).

E non aiuta il fatto che non c’è aria di cambiamento radicale e definitivo all’orizzonte.
È comprensibile quindi vedere che i pazienti chiedono la legalizzazione della coltivazione domestica per sopperire alle carenze del farmaco che lo Stato non riesce a garantire.

Cannabis in farmacia: male? No, peggio




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