Cannabis: l’ignoranza al potere
L'ignoranza al potere è il primo nemico della cannabis in Italia e le dichiarazioni del sottosegretario Mantovano ne sono il perfetto esempio

“Nei Paesi in cui la legalizzazione è diventata legge l’emergenza ha una consistenza drammatica”. È il cuore delle dichiarazioni di Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio con delega alle politiche sulle droghe, magistrato e fervente proibizionista, alla diciottesima Conferenza tenutasi a Lisbona del Gruppo di cooperazione internazionale del Consiglio d’Europa sulle droghe e le dipendenze (Gruppo Pompidou
A smentire le sue dichiarazioni è la rivoluzione verde che sta investendo il mondo intero, un fenomeno partito da Uruguay, Usa e Canada, e che oggi è oggetto di discussione in molti altri paesi che vedono nella legalizzazione della cannabis il primo passo per mettere fine alla guerra alla droga e, invece che puntare sulla repressione, iniziare a considerare gli stupefacenti e il loro utilizzo come una questione sociale e sanitaria.
O il nostro sottosegretario è poco informato sull’attuale situazione politica internazionale, cosa gravissima vista la sua carica e le responsabilità che ne conseguono, ma improbabile, in quanto i benefici che la legalizzazione della cannabis porta con sé sono di dominio pubblico e facilmente reperibili. O, ancor più preoccupante e pericoloso, ne è a conoscenza ma non vuole – o non può – affrontare onestamente la questione vista la posizione politica presa.
CANNABIS E IGNORANZA AL POTERE: SMENTIAMO LE ACCUSE DI MANTOVANO
Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ”la complessità della questione dipendenze rende prioritaria l’attività di prevenzione, soprattutto tra i giovani, fondata sulla corretta informazione sui danni derivanti dal consumo di stupefacenti”, peccato che il primo disinformato sia proprio lui. Perché con le legalizzazione che stiamo osservando in giro per il mondo, cambia anche l’approccio dello Stato che le implementa, che, invece che arrestare i semplici consumatori, grazie alla legalizzazione e alle risorse economiche che porta, possono creare politiche di riduzione del danno e creare campagne informative sugli stupefacenti e i loro effetti.
CON LA LEGALIZZAZIONE NON AUMENTANO GLI INCIDENTI STRADALI
Secondo Alfredo Mantovano, “La gran parte degli assuntori dei vari tipi di droga guida un veicolo, ma pochi si domandano come mai crescono gli incidenti stradali le cui cause spesso restano inspiegabili. Non sono calamità naturali. Un ventenne si schianta col ciclomotore contro un albero senza che la strada sia dissestata o che ci sia un temporale; un altro si cappotta con la propria vettura andando dritto dove c’era invece una curva.”
Peccato per i proibizionisti, questa teoria è stata smontata dai vari lavori condotti sui Paesi in cui la cannabis è legale. Ad esempio, uno studio scientifico che ha analizzato la situazione canadese a partire dalla legalizzazione della cannabis, ha concluso che: “Nonostante la preoccupazione comune per la guida sotto effetto di marijuana, la legalizzazione non è stata associata a cambiamenti nelle lesioni da traffico in tutti i conducenti o nei giovani conducenti”.
CON LA CANNABIS LEGALE CALA LA VIOLENZA E L’USO DI ARMI
Il sottosegretario Mantovano ci tiene a sottolineare che, parallelamente al consumo di droghe, “crescono le liti, le rapine, ma anche i furti che poi degenerano in omicidi“.
Speriamo che per “droghe” intenda l’alcool che, considerando i danni complessivi al singolo individuo e alla società, è spesso considerata la droga più pericolosa. Perché, come riportato da una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università della Pennsylvania, negli Stati in cui la cannabis è legale calano i casi di violenza domestica e gli incidenti che coinvolgono l’uso d’armi da fuoco.
IL CONSUMO DI CANNABIS TRA I GIOVANI NON AUMENTA
“Oggi circolano più stupefacenti rispetto a qualche anno fa”, ha ricordato Mantovano, ma bisogna precisare che con la legalizzazione della cannabis il consumo tra i giovani non è aumentato.
Ad attestarlo è il National Center for Education Statistics (NCES) che, analizzando i sondaggi tra gli studenti delle scuole superiori dal 2009 al 2019, ha concluso che non c’è stata “nessuna differenza misurabile”.
Stesso risultato riportato da uno studio scientifico pubblicato sul Journal of American Medical Association, in cui viene spiegato che la legalizzazione di cannabis, sia ricreativa che medica, non è associata all’aumento del consumo di cannabis tra i giovani.
LA CANNABIS LEGALE CREA LAVORO
In Italia, il cui tasso di disoccupazione totale giovanile è tra i più alti d’Europa (circa il 23%), la legalizzazione della cannabis potrebbe essere una manna dal cielo dal punto di vista economico e lavorativo
In Usa, la cannabis legale è il settore che crea più lavoro. Già ad inizio 2021 i dati registrati hanno evidenziato un incremento del 32%, superando oltre 200mila posti di lavoro. Sulla stessa onda, a quasi un anno di distanza, un nuovo report ha confermato che il settore cannabico in America a inizio gennaio 2022 ha garantito circa 430mila lavori a tempo pieno. Nessun altro settore può vantare numeri simili.
Tra guerre e pandemie, attività chiuse, professioni perdute, rincaro delle bollette e prezzi alle stelle, anche per i bisogni primari di genere alimentare, la legalizzazione della cannabis potrebbe sollevare la pessima situazione economica che grava sulla nostra penisola.
LA CANNABIS PER L’AMBIENTE
Siamo protagonisti del disastro ambientale che sta caratterizzando i nostri tempi, la cannabis, anche in questo caso, si rivela una valida alleata.
La canapa è una pianta annuale nota per i suoi mille utilizzi che, prima della sua proibizione, veniva ampiamente impiegata nella vita di tutti i giorni. Infatti, può sostituire la plastica tradizionale con della plastica biodegradabile. Per dei biocombustibili green a impatto zero, così da ridurre drasticamente il consumo di petrolio.
Per la produzione di carta e bloccare la deforestazione. Per sostituire il cotone, che è la seconda coltura più inquinante al mondo. Senza dimenticare la bioedilizia in canapa, con costruzioni che sono “carbon negative” e cioè assorbono più CO2 di quanto ne viene emessa durante i lavori. Infine, può ripulire il pianeta grazie alle sue doti di fitorimediazione.