Cannabis: ecco il bugiardino con le istruzioni per l’uso approvato dal governo italiano
Con il nuovo decreto sulla cannabis terapeutica, approvato pochi giorni fa, il ministero della Salute ha redatto anche il foglietto illustrativo. Come ogni bugiardino, anche quello sulla cannabis serve ad informare i pazienti su posologia, controindicazioni ed effetti collaterali. Il documento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e il suo testo, che vi proponiamo di seguito, è un prezioso strumento per capire il modo (non certo avanzato) in cui il ministero della Salute valuta le cure a base di cannabis.
LO STATO ATTUALE DELLA RICERCA. Prima dei consigli di utilizzo il documento si sofferma ad analizzare lo stato attuale della ricerca scientifica sulle proprietà mediche della cannabis. Secondo il ministero: «I risultati di questi studi non sono conclusivi sull’efficacia dell’uso medico della cannabis nelle patologie sotto indicate, le evidenze scientifiche sono di qualità moderata o scarsa, con risultati contraddittori e non conclusivi, mancano, inoltre, dati a supporto di un favorevole rapporto rischio/beneficio per la cannabis, tuttavia vi è l’indicazione a proseguire nelle ricerche per ottenere evidenze definitive». Per queste ragioni, secondo la norma approvata, tra due anni vi sarà una «rigorosa analisi» sulla reale efficacia riscontrata sui pazienti sottoposti al trattamento a base di cannabis.
NON ANCORA UN FARMACO VERO E PROPRIO. Sulla base della ricerca scientifica disponibile, giudicata ancora troppo esigua, secondo il ministero «si può affermare che l’uso medico della cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati, o hanno provocato effetti secondari non tollerabili, o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali». In pratica la cannabis non si è ancora guadagnato, secondo i dirigenti della sanità italiana, i crismi per essere considerato un farmaco a tutti gli effetti, ma solo un tentativo da effettuare quando i farmaci “tradizionali” non funzionano e non vengono tollerati dal paziente.
GLI AMBITI DI UTILIZZO PREVISTI. Questi gli ambiti secondo cui la cannabis terapeutica potrà essere prescritta in Italia, sempre e solo (come specificato) solo in caso di riscontrata inefficacia dei farmaci convenzionali: «analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace; effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; effetto ipotensivo nel glaucoma; riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette».
MODI E QUANTITÀ DI SOMMINISTRAZIONE. Come detto il vademecum si occupa anche di stabilire la posologia consigliata per l’utilizzo di cannabis terapeutica. Pur precisando che spetta al medico curante stabilire medi e quantità di somministrazione, il bugiardino spiega che: «È possibile preparare un decotto di infiorescenze in acqua bollente e assumere tale preparazione dopo circa 15 minuti di bollitura con coperchio. Il rapporto da rispettare è di 500 milligrammi di cannabis per 500 millilitri d’acqua. Se gli effetti non sono quelli desiderati, si possono inalare le inflorenscenze di cannabis utilizzando un vaporizzatore, in questo caso si consiglia di inalare 200mg di cannabis per volta, mentre numero e frequenza delle inalazioni devono essere concordate con il medico curante».
POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI RISCONTRATI. Secondo le istruzioni per l’uso approvate «gli effetti collaterali più comuni, osservati dopo il consumo ricreazionale di cannabis, sono: alterazione dell’umore, insonnia e tachicardia, crisi paranoiche e di ansia, reazioni psicotiche ed infine la sindrome amotivazionale. Quest’ultima consiste in apatia, mancanza di motivazioni, letargia, peggioramento della memoria e della concentrazione e stato di giudizio alterato». Il rapporto termina sostenendo come la cannabis possa «indurre dipendenza complessa, può provocare un danno cognitivo di memoria, cambiamenti di umore e percezioni
alterate e promuovere psicosi. Tuttavia, quando si impiega la cannabis per uso medico, alle dosi terapeutiche raccomandate, solitamente inferiori a quelle per uso ricreativo, e non si utilizzano dosaggi sub terapeutici, si riduce il rischio di dipendenza complessa».