Cannabis in Danimarca: sei anni di errori nelle analisi forensi
Una sentenza clamorosa della Corte Suprema ha scatenato un'indagine approfondita per un errore nelle analisi forensi sulla cannabis che dura da sei anni
Per sei anni le autorità della Danimarca hanno utilizzato un metodo di analisi forense che trasformava il tetraidrocannabinolo acido (THC-A), una sostanza legale, in tetraidrocannabinolo (THC), la componente psicoattiva della cannabis. Questo errore ha portato alla criminalizzazione di prodotti che, in realtà, erano conformi alla legge.
LA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA
Il 9 marzo dello scorso anno, la Corte Suprema si è pronunciata su un caso riguardante un uomo di 44 anni, accusato di possesso di oli di cannabis e caramelle contenenti THC. I giudici hanno respinto le analisi chimiche forensi come prova, sottolineando che il metodo utilizzato convertiva il THC-A legale in THC illegale. Di conseguenza, non era possibile determinare con certezza il contenuto di THC nei prodotti sequestrati.
LE IMPLICAZIONI LEGALI E L’INDAGINE IN CORSO
Questa sentenza ha avviato un’importante indagine da parte dell’ufficio del pubblico ministero. Dal 1° luglio 2018, la legge danese aveva legalizzato prodotti con un contenuto massimo dello 0,2% di THC, e già da allora erano statti sollevati dubbi su come dovessero essere eseguite le analisi dei prodotti in relazione alla legislazione. Mentre nel Paese c’è un rimpallo di responsabilità tra tossicologi, autorità di polizia e ministero della Giustizia e della Salute, la certezza è che sei anni le misurazioni sono state effettuate in modo errato, portando a potenziali ingiustizie legali protratte nel tempo.
La sentenza ha portato il procuratore generale, che è la massima autorità dell’accusa, a esaminare tutti i casi dal 2018, in cui i chimici forensi hanno contribuito con indagini tecniche in casi penali sulla cannabis, ad esempio, in caramelle e creme. Non è noto quanti casi stia esaminando ma, dal 2018 e fino alla sentenza, gli istituti di chimica forense in Danimarca hanno fornito esami di prodotti a base di cannabis in 650 casi di polizia, dove non è stata fatta alcuna distinzione tra THC e THC-A.
SCANDALO CANNABIS IN DANIMARCA: LA REAZIONE DI ESPERTI E POLITICI
«È un grosso problema, potrebbe significare che sono state condannate persone innocenti», ha dichiarato la parlamentare Rosa Lund.
Secondo l’accesso ai documenti ottenuti da DR, che è la testata danese che ha diffuso la notizia, è chiaro che in 450 casi su 650 le prove non possono essere riprodotte perché come metodo di analisi è stata usata la gascromatografia, che è quello in cui il prodotto viene riscaldato a diverse centinaia di gradi. Ciò significa che la prova non può più essere utilizzata.
«La conseguenza», dice sempre la parlamentare, «è che difficilmente la polizia potrà sollevare l’onere della prova, e poi queste persone verranno assolte. Ma deve essere così, perché come società legale non possiamo sopportare che gli innocenti vengano condannati».
«È stato utilizzato un metodo che non prova la colpa, ma al contrario “produce” la colpa, e non possiamo conviverci. Non è degno di uno stato di diritto. Non possiamo accettarlo», è invece la reazione di Steffen Larsen, presidente della Commissione Giustizia.
Il procuratore generale prevede di avere una panoramica dei risultati della revisione all’inizio del 2025, mentre il ministro della Giustizia aspetta prima di esprimersi dopo aver chiesto maggiori informazioni al procuratore generale e alla polizia.