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La cannabis coltivata con amore è migliore delle altre?

Le frequenze vibrazionali del coltivatore possono influire sulla qualità della cannabis?

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La qualità della cannabis è determinata dalla frequenze vibrazionali di chi se ne occupa. È quanto tentato di dimostrare da un articolo (decisamente interessante) pubblicato su High Times, che incrocia il visibile al non visibile. Due “mondi” apparentemente divisi che si influenzano reciprocamente.

Il concetto alla base è molto semplice: tutto in questo universo emette un’onda energetica chiamata “frequenza vibrazionale”. Frequenze che, come mostrato dalla Mappa della Coscienza di Hawkins, negli esseri umani sono in parte legate alle emozioni.

Gioia, pace, amore e accettazione sono considerate frequenze vibrazionali elevate, mentre emozioni come paura, disperazione, gelosia e rabbia vibrano a una velocità molto più bassa. E come esseri senzienti possiamo alterare consapevolmente la nostra frequenza vibrazionale.

Possiamo anche influenzare le frequenze degli altri, così come potremmo essere influenzati dalle frequenze di chi ci circonda.

Avete mai notato come cambia il nostro umore se siamo vicini a qualcuno che emana gioia e gratitudine, o, al contrario, quando ci rapportiamo con una persona sempre pessimista? Ecco, la stessa cosa vale con le piante.

La cannabis coltivata con amore è migliore delle altre?

FREQUENZE VIBRAZIONALI: COME INFLUENZANO LA QUALITÀ DELLA CANNABIS

Anche se non possono agire sulle proprie frequenze vibrazionali come noi umani, le piante sono ipersensibili a quelle che le circondano. In particolare alle onde tra 250 e 1000 Hz, che, come dimostrato, possono aumentare la resa delle piante, la loro robustezza e tolleranza allo stress da siccità.

Di conseguenza, pare quasi scontato affermare che se il coltivatore prova amore (500Hz) per le sue piante e gioia (540Hz) quando se ne prende cura, queste risponderanno positivamente alle sue frequenze.

Per capirlo ancora meglio possiamo citare l’esempio di Cleve Backster: un botanico e specialista che ha lavorato anche per la CIA, noto per le sue scoperte ottenute collegando gli elettrodi di un poligrafo alle piante. Piante che, se danneggiate o persino solo minacciate, registravano un cambiamento nella resistenza elettrica.

Dai primi test, condotti su una Dracaena, Backster ipotizzò che le piante potessero “provare dolore, comprendere i sentimenti, ecc.” Una teoria che stravolse la letteratura scientifica del tempo, che lo specialista definì come “Percezione Primaria“.

Poi dalle piante, che come dimostrato reagivano alle emozioni e ai pensieri degli esseri umani, Backster allargò i suoi esperimenti, confermando che una forma di “percezione primaria” è constatabile in tutti gli esseri viventi.

LE FREQUENZE DELLA CANNABIS INFLUENZANO LE FREQUENZE DEL CONSUMATORE?

Come abbiamo visto, le frequenze degli essere umani (e del coltivatore) possono agire sulle frequenze della piante (e della cannabis). E se questo valesse anche al contrario? Se anche la cannabis potesse influenzare chi la consuma?

Questo non è ancora chiaro, però molto potrebbe dipendere dall’intenzione che si cela dietro il consumo, perché la cannabis semplicemente amplifica le nostre sensazioni ed emozioni, non le crea.

Quindi, se l’assumiamo per sfuggire alla vita stiamo già operando a bassa frequenza. Se invece la usiamo per espandere la nostra coscienza e perseguire attività ad alta vibrazione, come meditare, comunicare con la natura e con noi stessi, allora la cannabis potrebbe influenzare l’esperienza in modo positivo.



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