Cannabis, canapa, marijuana: economia inarrestabile
Là dove non è riuscita l’intelligenza umana, ha avuto successo il business. Detto in soldoni (giusto per rimanere in tema) nei Paesi dove finalmente si sta smettendo di proibire di coltivare cannabis lo si sta facendo perché ci si guadagna. E tanto anche. Gli unici casi a parte al momento rimangono la Jamaica, dove è forte la motivazione spirituale, e l’Uruguay, in cui la legalizzazione voluta da Mujica ha una forte connotazione di lotta alla criminalità. Un po’ meno in America, anche se la legalizzazione in Colorado ha avuto l’effetto di far calare lo spaccio dei narcos messicani per la prima volta nella storia, destando scalpore tra i mass-media con discorsi che in paesi normalmente evoluti sono iniziati 10 anni fa.
TERAPEUTICA
Per i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero la Coldiretti ha stimato che con la produzione di cannabis terapeutica potrebbe nascere un business da 1,4 miliardi di euro. E quindi non è un caso che si sia deciso di avviare la coltivazione presso lo stabilimento militare di Firenze che è di proprietà dello Stato. In Colorado la vendita di cannabis e derivati per scopi medici nel 2014 ha fruttato 328 milioni di dollari, in California 1 miliardo. Uno studio del dipartimento delle entrate della Florida ha stimato che le vendite per il 2015 porteranno ricavi compresi tra i 137 milioni e i 5,6 miliardi di dollari l’anno. Senza contare la crescita vertiginosa che sta accompagnando le aziende che si occupano di cannabis terapeutica e si sono quotate in Borsa.
È il caso di NeutraCorp, un’azienda specializzata che si occupa di garantire l’accesso ai benefici medicinali della cannabis, le cui azioni hanno registrato un aumento del 300% in un anno. A fine 2014 la Bedrocan Canada si è quotata sul listino minore del Toronto Stock Exchange con un’operazione finanziaria su una società preesistente. La casa madre Olandese Bedrocan BV è attiva da 13 anni in 7 nazioni con una solida reputazione presso i medici. La sua filiale Olandese rifornisce al momento tutta l’Europa occidentale di cannabis terapeutica con vari livelli di THC e CBD. Dirigenti di Bedrocan Canada vedono 30-40mila pazienti nel futuro della cannabis medica canadese, anche in coincidenza con lo spostamento dalle terapie con oppiacei e prevedono l’entrata in produzione di un impianto locale in grado di coprire il fabbisogno di 10mila pazienti, per un fatturato annuo di circa 30 milioni di dollari. Le infiorescenze vengono oggi vendute ai pazienti canadesi a 7,5 dollari al grammo.
In Italia la situazione è ancora molto complessa: se da una parte diverse regioni autorizzano e regolarizzano l’utilizzo terapeutico, stabilito a livello nazionale da un decreto legislativo del 2006 e ribadito da un altro decreto nel 2013, dall’altra risulta sempre molto complicato e soprattutto oneroso l’accesso al farmaco da parte dei malati.
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INDUSTRIALE
Secondo il presidente di Toscanapa Cesare Tofani: «I costi imputabili ad un ettaro coltivato si aggirano tra 900 e 1000 euro. I ricavi della vendita dei prodotti agricoli, paglie e semi, sarebbero mediamente di 2400 euro, lasciando quindi all’agricoltore un margine lordo di circa 1400 euro. Questi risultati economici sono alla portata della maggior parte delle aziende agricole che operano in Italia, ma ci saranno differenze significative in più o in meno, dipendenti da alcune variabili e cioè qualità e preparazione del suolo, scelta della varietà, epoca di raccolta, efficienza delle macchine e perizia degli operatori, andamento climatico. In generale possiamo dire che non è consigliabile coltivare piccoli e piccolissimi appezzamenti dove le macchine per trebbiare non hanno accesso. A questi agricoltori che vogliono produrre la canapa per usi specifici, come la fitoterapia, l’estrazione di oli essenziali, la produzione di birra alla canapa, la cosmesi, le tisane, in cui non necessitano quantità importanti di prodotto, ma una maggiore attenzione alla qualità, consigliamo di studiare metodi di coltivazioni alternativi».
On line l’olio di semi di canapa costa 10/12 euro per 250 millilitri. E questo riguardo solo al settore alimentare: impossibile ad oggi calcolare i guadagni di aziende che si cimentano con serietà nei settori della bio edilizia, tessuti, cosmetica, bio plastiche, carta ecc.
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LUDICA
Il business della marijuana negli Stati Uniti, a partire dalla legalizzazione per scopi ricreativi (ottobre 2013), ha fruttato un giro economico da circa un miliardo di dollari di vendite in un solo anno e ha portato nelle casse statali 58 milioni di dollari e creato quasi 40mila posti di lavoro. Nel 2014 le entrate hanno avuto un’impennata: dai 3 milioni e mezzo incassati a gennaio, ai 7 milioni e mezzo di novembre. Una montagna di soldi che potrebbe presto tornare nelle tasche dei cittadini. Tutto è dovuto da una legge del Colorado che impone allo Stato una quota limite sui soldi che può ricevere dalle tasse: superata la quale deve ridistribuire il denaro ai contribuenti. Grazie alle entrate per l’acquisto di cannbis, il Colorado rimborserà i 30 milioni di dollari in eccedenza ricevuti. Mai successo a memoria d’uomo che la quota fosse superata, la legalizzazione l’ha permesso. Soldi che prima finivano nelle tasche dei narcos messicani e delle banche complici ora sono a disposizione dello Stato. Il Colorado ha fatto da battistrada. Poi è stata la volta dello Stato di Washington e Alaska; l’Oregon a nel 2016 potrebbe unirsi alla lista.
In Italia, con la caduta della Fini-Giovanardi, si sono fatti dei piccoli passi avanti (o meglio, si è tornati per ora alla legge precedente, la Jervolino-Vassalli), quindi distinzione tra droghe leggere e pesanti e la depenalizzazione di piccoli dosi, che comunque prevede una serie di rigide sanzioni amministrative. Per la coltivazione resta la previsione di reato di cui all’art. 73 dpr 309/90. Sempre più giudici di merito, però, ritengono che in specifiche situazioni la coltivazione non costituisca reato. Nel frattempo, il mercato dei growshop è in continua espansione con quasi 200 negozi specializzati sparsi per il Bel Paese, decine di grossisti, 4 fiere del settore, riviste e un indotto di decine di milioni di euro e di migliaia di posti di lavoro.