La “cannabis valley” dell’Aspromonte: dove la ‘ndrangheta coltiva l’erba italiana (foto)
Di come la criminalità organizzata in Italia stia puntando con sempre maggior determinazione sul business della cannabis vi erano evidenze già da tempo. Ora, grazie a un fotoreportage pubblicato da L’Espresso ne arriva anche la testimonianza visiva. Migliaia di piante coltivate direttamente dalla ‘ndrangheta in Aspromonte.
Curioso che le fotografie arrivino a pochi giorni di distanza dalle parole del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che aveva detto che la cannabis rappresenta un profitto marginale per la criminalità organizzata. Forse il procuratore, ormai mascotte dei proibizionisti, avrebbe bisogno di un corso di aggiornamento.
Alture dell’Aspromonte, tra Vibo Valentia e Reggio Calabria, a una cinquantina di chilometri dal capoluogo: in mezzo ai boschi di querce e larici si distinguono due macchie più chiare, al centro della foto verso il basso: sono coltivazioni di cannabis gestite dalla ‘ndrangheta. Come questa, ci sono centinaia di piantagioni disseminate nelle aree boschive più impervie della Campania e della Calabria.
Le coltivazioni sono sempre poste in aree difficili da raggiungere e protette da rovi e fitta vegetazione. Ciò rende molto difficile scoprire le piantagioni.
Ad ogni sequestro di una piantagione di solito segue il rogo delle piante già sul posto. Così infatti è solitamente richiesto dai magistrati.
Uno scatto aereo di una frazione di Santo Stefano d’Aspromonte, comune di circa mille abitanti a una trentina di chilometri da Reggio Calabria, nel cui territorio i carabinieri ogni anno trovano almeno una piantagione di marijuana gestita dai clan.