Terapeutica

La cannabis per gli animali: alla scoperta di una nuova cura

La dottoressa Elena Battaglia è stata la prima veterinaria a portare in Italia le cure a base di cannabis per i nostri amici animali. In questo racconto spiega come ha conosciuto i primi prodotti in Usa nel 2016, per poi iniziare a usarli una volta tornata in Italia

cannabis animali

Come capita spesso le migliori scoperte sono dovute a necessità, nel mio caso mi sono avvicinata al CBD perché avevo la mia cagnetta di 17 anni che aveva una serie di patologie che non riuscivo in alcuna maniera a gestire con le terapie tradizionali.

Simba aveva l’artrosi, soffriva di un inizio di demenza senile e aveva paura della pioggia e dei temporali. Per quel che riguarda l’artrosi erano stati provati i vari farmaci a disposizione in quel momento (2016), dai FANS al cortisone ma niente aveva un effetto duraturo e risolutivo. Simba continuava ad avere male. Avevo anche aggiunto vari integratori nel corso degli anni, ma anche in quel caso avevano dato solo un piccolo aiuto. Dal punto di vista della demenza senile avevo provato, anche in questo caso integratori di vario genere, fiori di Bach, ma sempre con scarsissimi risultati.

Nell’estate del 2016, dopo aver letto un articolo statunitense sull’utilizzo del CBD negli animali, ero partita alla ricerca di questa nuova soluzione. Mentre ero in vacanza negli Stati Uniti avevo trovato il prodotto in questione (la ditta mi aveva detto che non poteva spedire in Italia perché tanto sarebbe stato bloccato alla dogana) e me l’ero riportato in Italia.

ANIMALI E CANNBIS: L’INIZIO DI UN PERCORSO

Una volta tornata avevo iniziato, un po’ titubante, a somministrarlo a Simba. Non avevo notato nessun effetto collaterale e dopo 4 giorni Simba ha iniziato a stare visibilmente meglio. Nell’arco dei 20 giorni successivi era tornata a muoversi in scioltezza, a partecipare attivamente alle “cose di casa”, e a non temere più pioggia e temporali.

La cannabis per gli animali: alla scoperta di una nuova cura
La dottoressa Elena Battaglia

Il problema col passare del tempo però era l’eventuale approvvigionamento del prodotto che non poteva essere spedito. Iniziò quindi una ricerca per vedere cosa fosse possibile utilizzare. Grazie ad una serie di colpi di fortuna ero riuscita a trovare una farmacia che utilizzava il CBD galenico ed era in grado di fare capsule con il dosaggio che serviva a Simba (avevo scelto le capsule perché ormai il dosaggio “utile” per Simba lo conoscevamo e quindi questa via di somministrazione era più pratica rispetto all’utilizzo delle gocce). Non era la stessa cosa perché il prodotto che prendeva Simba conteneva tutta la pianta e quindi era sicuramente più efficace. Il passaggio da uno all’altro però avvenne senza problemi e Simba per il resto dei suoi giorni è sempre stata bene.

Dopo aver fatto questa scoperta grazie a Simba ho pensato che un “farmaco” così rivoluzionario e praticamente senza effetti collaterali potesse davvero cambiare il modo di “curare” i nostri amici a quattrozampe. Dopo tutto il numero di animali anziani che necessitano di terapie antidolorifiche in tarda età sono migliaia e la maggior parte quando prende i classici farmaci ha delle conseguenze o comunque degli effetti collaterali che possono andare dalla diarrea al vomito ad alterazioni a livello di esami del sangue fino all’ insufficienza renale ed epatica.

Il CBD invece agisce diversamente, sfruttando il Sistema Endocannabinoide, ed eventuali effetti collaterali di solito si vedono a dosaggi molto alti. Da quel momento è iniziata quella che scherzando chiamo “la mia crociata”, ossia il mio tentativo di far conoscere a più persone possibile questa nuova via terapeutica per gli animali.

Devo dire che sono stata aiutata da molte persone che “navigano” il mondo della canapa e a cui sarò sempre grata. Non sono stata aiutata invece dalla maggior parte dei colleghi che sin da subito hanno etichettato la terapia come stregoneria. Ancora adesso ci sono colleghi che non credono, nonostante gli infiniti studi usciti nel frattempo, alle proprietà terapeutiche della canapa e della cannabis. Ancora adesso sento dire da colleghi che “non ci sono studi”, un ritornello vecchio e falso.

DAL CBD AL FITOCOMPLESSO

Man mano che mi informavo sulla canapa, mi rendevo conto che dovevo trovare qualcosa che non fosse solo CBD ma che avesse tutto il fitocomplesso. Nel frattempo iniziavano a essere registrati “per uso tecnico” vari CBD full spectrum. Così, dopo aver trovato una ditta che metteva a disposizione gli esami di laboratorio del prodotto, sono tornata al full spectrum. Le prove sul campo erano sbalorditive, non solo funzionava, come previsto meglio del CBD isolato ma a volte meglio anche degli antinfiammatori stessi. In quel periodo lo usavo principalmente per trattare i pazienti con artrosi e tantissimi che precedentemente utilizzavano cortisonici o facevano addirittura infiltrazioni erano riusciti a stare meglio con il solo full spectrum.

Man mano che il tempo passava e continuavo a studiare, ho iniziato a vedere i risultati anche su altre patologie. Spesso capitava che il cane con l’artrosi soffrisse anche di dermatite ricorrente e grazie al CBD anche questa era guarita, oppure il caso del cane epilettico e artrosico che era riuscito ad avere una diminuzione delle crisi in seguito alla somministrazione del CBD full spectrum per i suoi dolori.

Andando avanti però capitava che c’erano cani/gatti per cui anche dosaggi alti di CBD full spectrum non erano sufficienti. Ad esempio il cane di 13 anni con grave artrosi che faceva fatica anche ad alzarsi. Per questo caso il CBD non era riuscito nell’ impresa di migliorare la situazione. Il cane aveva ancora male.

LA CANNABIS PER CANI E GATTI

E così ho iniziato a prescrivere la cannabis. Prima, ovviamente, mi sono documentata su quale varietà potesse essere più indicata per quale patologia ecc. Purtroppo erano gli anni che periodicamente una o più varietà erano irreperibili e ci si ritrovava a dover usare magari il Bedica al posto del Bediol e quindi variare concentrazioni e dosaggi, oppure sostituire il Bedica con Cannabis Aurora, che non sono affatto la stessa cosa oppure addirittura creare dei mix, tipo Bedica e Bediol. Il problema, inoltre, è che non tutti i pazienti reagiscono alla stessa maniera alla stessa varietà. Quindi a parità di patologia, peso e gravità ci possono essere dei pazienti per cui il Bedica funziona benissimo e altri per cui bisogna passare ad altre varietà perché il Bedica non è sufficiente.

Quando uno fa un consulto si basa sui referti, su quello che racconta il proprietario, sulle altre patologie e terapie in corso e sull’ esperienza ed elabora un piano terapeutico. Purtroppo non sempre si ottengono i risultati sperati e a volte bisogna cambiare completamente prescrizione. Molte volte è difficile far capire ai proprietari che ci vogliono tempo e pazienzaper ottenere dei risultati. Spesso, nonostante venga spiegato l’importanza dei follow up tanti proprietari poi vanno avanti da soli, mettendo un’ipoteca sul risultato finale della terapia. I pazienti sotto cannabis sono da seguire costantemente per aggiornare la dose in base ai progressi e in base a come reagisce l’animale. Tante volte i proprietari di animali oncologici confondono gli effetti del tumore con eventuali effetti collaterali dovuti alla cannabis. In pratica “incolpano” la cannabis per sintomi che in realtà sono dovuti all’aggravarsi della patologia dell’animale e smettono la cannabis, peggiorando ulteriormente la situazione.

L’EVOLUZIONE DELLA TERAPIA CON I TERPENI

Nonostante varie rassicurazioni e la voglia di “curare” con la cannabis molti proprietari hanno ancora paura di questa pianta per un indottrinamento che ormai regna da quasi un secolo.

Nella continua evoluzione che è la terapia con la cannabis, dopo un paio di anni alle formulazioni, in accordo con la farmacia, iniziammo ad aggiungere il CBG. Questo diede un notevole miglioramento alle terapie. Pazienti che prendevano la cannabis da anni e iniziavano a non ottenere gli stessi risultati a causa del procedere della malattia con l’aggiunta del CBG riuscirono a tornare ad avere quel sollievo del dolore che non avevano più. Il CBG non solo aiuta nel dolore ma nei vari pazienti trattati ha dimostrato di fare la differenza in caso di dermatiti, in cani e gatti epilettici, in animali con gravi problemi dovuti a IBD, in animali con glaucoma e in pazienti oncologici. Ovviamente il CBG viene abbinato sempre al CBD full spectrum oppure in una formulazione “personalizzata” di cannabis per il quattrozampe in questione.

Si sa, la scienza va avanti e così anche la ricerca. Nel campo della cannabis ogni giorno escono nuovi articoli e nuove informazioni che vanno a integrare la già vasta raccolta studi.

Così arrivammo ai terpeni. Dalla farmacia a cui mandavo una parte delle ricette mi venne chiesto se volevo integrare alcune formulazioni utilizzando alcuni terpeni che avevano a disposizione. In quel periodo era possibile utilizzare e aggiungere il beta-cariofillene, il mircene, il linalolo. Per cosa potevano essere utili? Un’integrazione di beta-cariofillene può aumentare l’effetto antinfiammatorio dell’olio, il mircene aumenta l’effetto anti dolorifico e il linalolo rilassa.

Quando usarli? Il beta-cariofillene ogni volta che abbiamo bisogno di un effetto antinfiammatorio maggiore rispetto alla solita formulazione, il mircene nei casi di pazienti con grave dolore che non risponde alla cannabis già addizionata di CBD, e il linalolo è utile per i pazienti epilettici o per quegli animali che soffrono di ansia o di demenza senile perché li aiuta a tranquillizzarsi. L’aggiunta dei terpeni alla formulazione è minima ma si è visto che nei vari casi ha effettivamente fatto la differenza potenziando un olio che prima non era sufficiente a coprire i fabbisogni dell’animale. Questo conferma ulteriormente il concetto, ormai risaputo dell’importanza che hanno i terpeni all’interno della pianta della cannabis e del loro valore terapeutico. Nel frattempo oltre a questi terpeni sono stati aggiunti a quelli a disposizione il limonene e il pinene. Entrambi hanno proprietà anti tumorali. Questo ha permesso di studiare terapie ancora più specifiche e personalizzate.

UNA LINEA DI PRODOTTI INNOVATIVI

Da qui è nata l’idea di creare una linea di prodotti per gli animali che fosse a cavallo tra i CBD in commercio e la cannabis terapeutica. È nata così la linea SEC. Il SEC è un mangime complementare a base di canapa studiato in modo da avere quantità standardizzate di cannabinoidi con l’aggiunta di terpeni in base alle patologie che si vogliono trattare. Nel caso del SEC-E che è nato per gli epilettici sono stati aggiunti linaiolo e beta cariofillene, nel caso del SEC-D nato per il dolore sono stati aggiunti il mircene e il beta-cariofillene, e per il SEC- A ideato per i pazienti con problemi comportamentali sono stati aggiunti mircene e linalolo. Questa innovazione ha permesso di ampliare ulteriormente i piani terapeutici a disposizione.  Succedeva spesso infatti che si era costretti a passare alla cannabis in pazienti che non rispondevano più alla terapia con il CBD. Il SEC ha permesso di posticipare questo passaggio. Il SEC-D si è dimostrato anche utile nei pazienti oncologici e artrosici in aggiunta alla cannabis per gestire il dolore senza dover aumentare la quantità di THC assunta dall’ animale. Dalla sua uscita a fine febbraio sono migliaia i pazienti che hanno utilizzato la linea SEC. I risultati sono stati molto positivi. Come sempre, comunque non si può avere il 100 % di successi. Purtroppo questo è vero anche con la cannabis. A seconda della patologia con la terapia con i cannabinoidi si possono ottenere successi che variano da un 80- 90% sui casi trattati. Considerando la quantità minima di effetti collaterali questo dovrebbe far riflettere sul perché la terapia con i cannabinoidi non è utilizzata su più larga scala.

LE STORIE DEI PAZIENTI

Negli anni ho prescritto i cannabinoidi a migliaia di pazienti ma ci sono quelli che ti rimangono di più nel cuore. Uno è un paziente epilettico, un bouledogue francese di 3 anni. Mario, questo il suo nome, era diventato epilettico improvvisamente. Alle prime crisi avevamo iniziato con un CBD full spectrum ma vista l’inefficacia e il progredire delle crisi i proprietari avevano preferito seguire il classico iter terapeutico con farmaci tradizionali. Per un paio di anni Mario era stato seguito da un team di neurologi specialisti che periodicamente avevano modificato la terapia e aggiunto farmaci. Mario era arrivato al punto di prendere fino a 4 tipi di farmaci senza ottenere grossi risultati, le crisi infatti avvenivano anche un paio di volte in una settiman. Il cane non stava bene e i proprietari temevano che si dovesse scegliere una soluzione definitiva. In quel momento stava uscendo sul mercato il SEC-E e Mario è stato forse il primo a provarlo. Non ci aspettavamo grossi risultati, ma speravamo che almeno potesse evitare il “grappolo” che spesso costringeva Mario al ricovero. Il nostro piccolo eroe reagì molto bene e nell’arco di 4 mesi arrivò a trovare la dose “utile” e a non avere più crisi. Mario, attualmente è senza crisi da più di 3 mesi. Prende ancora alcuni farmaci tradizionali ma attualmente conduce una vita da cane, con passeggiate e giochi come faceva prima che si affacciasse il mostro dell’epilessia nella sua vita.

Un altro paziente è Sebastian, lui è affetto da protrusioni discali multiple a livello cervicale, toracico, lombare e lombo sacrale che gli impedivano di stare in piedi. Sebastian difficilmente si muoveva e quando lo faceva si trascinava utilizzando le zampe anteriori. Anche nel suo caso non ci aspettavamo miracoli ma la cannabis mi ha insegnato a crederci sempre perché anche nelle situazioni peggiori riesce a dare un apporto significativo. Anche in questo caso la cannabis ha fatto la differenza. Sebastian aveva già provato i farmaci classici usciti sul mercato negli ultimi anni ma niente aveva migliorato la sua condizione. Per Sebastian è stata fatta una formulazione con Bedica, Bediol, CBD, CBG, beta-cariofillene e linaiolo, quest’ultimo per renderlo un po’ più rilassato nell’affrontare la sua situazione non proprio ottimale.

Nell’arco di poco più di un mese Sebastian è tornato a camminare, un po’ storto, certo, ma cammina e conduce la vita che per troppo tempo una terapia “tradizionale” gli aveva impedito. Troppe volte ci si ferma ai “protocolli” e non si pensa che si lavora per il bene del paziente. La strada per ottenere la migliore condizione per il paziente a volte è lunga e complicata ma questo non significa che bisogna fermarsi dove è più comodo.

E poi c’è Ryan, a cui è stato diagnosticato un osteosarcoma nell’ottobre del 2019. Ryan è ancora con noi, non ha subito l’amputazione dell’arto e fa terapia con la cannabis da allora. È un piccolo miracolo, come ce ne sono pochi ma senza la cannabis Ryan difficilmente sarebbe con noi a 4 anni dalla diagnosi di osteosarcoma.

È vero, questi sono grandi successi e purtroppo negli anni ci sono stati anche piccoli successi e qualche fallimento. La terapia con CBD e cannabis ha comunque dimostrato negli anni di poter fare la differenza in tantissimi pazienti e in animali a cui le cure tradizionali non avevano dato più speranze.

Per quel che riguarda la conoscenza della cannabis in campo veterinario, rispetto al 2016 sono stati fatti passi da gigante. Adesso ci sono tanti colleghi che prescrivono cannabinoidi, ci sono tanti che pur non conoscendo la materia indirizzano verso questo tipo di terapia e molti che vogliono imparare. Anche in questo caso c’è il rovescio della medaglia, nel senso che ancora tanti, purtroppo, denigrano una pianta dalle mille risorse. È un processo molto lento, togliere lo stigma alla pianta della cannabis, dimostrare quanto sia funzionale a livello terapeutico e a livello generale (vedi i vari usi della canapa come isolante, come sostituto della plastica, per ripulire i terreni dalle sostanze tossiche ecc) richiede che sempre più persone vengano “istruite”, che ci siano sempre più persone che portano avanti la ricerca e che ci siano finalmente degli investimenti in una filiera sin troppo perseguitata.

Dottoressa Elena Battaglia, veterinaria presso l’omonimo studio di Spotorno

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