Cannabis: anche in piccole dosi può avere un impatto sul cervello degli adolescenti
Bassi livelli di assunzione di cannabis, una o due fumate, possono avere un impatto e cambiare il cervello degli adolescenti che la utilizzano.
E’ il risultato di un nuovo studio pubblicato sul The Journal of Neurosciences, che ha preso in esame un piccolo campione di 46 14enni maschi e femmine provenienti da Irlanda, Inghilterra, Francia e Germania al quale, come ogni volta in cui viene trovato un potenziale effetto negativo della cannabis, la stampa, a livello mondiale e nazionale, ha dato enorme risalto.
Gli adolescenti che hanno utilizzato cannabis a livello ricreativo anche per una o due volte, secondo i risultati dello studio hanno mostrato un aumento del volume in numerose regioni del cervello coinvolte nell’elaborazione delle emozioni, nell’apprendimento e nella formazione dei ricordi.
E non si tratta della prima ricerca tesa ad indagare il rapporto tra cannabis e sviluppo del cervello, un campo in cui i risultati dei diversi studi scientifici realizzati continuano a dare risultati contrastanti, anche se ormai gli esperti sono concordi nello sconsigliare l’assunzione di cannabis ad alti livelli di THC in età adolescenziale e fino a quando il cervello non si è completamente formato.
Lo studio non ha detto cosa significhi l’aumento del volume della materia cerebrale, ma i ricercatori hanno notato che l’allargamento della materia grigia contraddice il normale sviluppo adolescenziale.
“All’età in cui abbiamo studiato questi bambini (14 anni), le regioni corticali stanno attraversando un processo di assottigliamento”, ha detto, suggerendo che si tratta di un processo di “scultura” che rende il cervello e le sue connessioni più efficienti. “Quindi , una possibilità è che l’uso di cannabis abbia interrotto questo processo, con conseguente aumento dei volumi negli utilizzatori di cannabis. Un’altra possibilità è che l’uso di cannabis ha portato ad una crescita dei neuroni e delle connessioni tra loro”.
Dall’altro lato, l’allargamento della materia grigia “non sembra avere un impatto importante sul funzionamento del cervello”, ha detto David Nutt, professore di neuropsicofarmacologia presso l’Imperial College di Londra, “quindi, visto che questo studio da solo non è in grado di provare piccole quantità di cannabis influenzare negativamente il cervello degli adolescenti, quest’area di ricerca è importante e sicuramente meritevole di ulteriori studi. Senza dimenticare che anche alcol e altre sostanze psicoattive hanno effetti cerebrali indesiderati nei giovani”, ha affermato.
E questo è un punto che vale la pena sottolineare, perché se è vero che non bisogna nascondere i potenziali effetti negativi della cannabis, soprattutto per i più giovani, non bisogna dimenticare né le decine di proprietà mediche e terapeutiche di questa pianta, né che sostanze legali e ampiamente disponibili nella nostra società, come alcol e tabacco sono molto più dannose della cannabis stessa.
In uno studio del 2014 pubblicato su Scientific Reports gli studiosi hanno calcolato che la cannabis sia ben 114 volte meno letale dell’alcool. Per arrivare a questo risultato hanno analizzato il rischio di mortalità di diverse sostanze di uso comune per scoprire che, a livello di utilizzo individuale, l’alcool è al primo posto seguito da eroina, cocaina e tabacco.