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Cannabionidi: nuova review sul potenziale anticancro a 50 anni dal primo studio

Una nuova review fa il punto sul potenziale dei cannabinoidi "come agenti antitumorali" a 50 anni di distanza dal primo studio scientifico

cannabis cancro
Diversi cannabinoidi, tra i quali THC, CBD e CBG, “mostrano un potenziale promettente come agenti antitumorali attraverso vari meccanismi”. È la conclusione di una nuova review sulle potenzialità della cannabis contro il cancro, che è stata da poco pubblicata sulla rivista scientifica Discover Oncology.

“I CANNABIONIDI MOSTRANO SIGNIFICATIVE ATTIVITÀ ANTITUMORALI”

“I cannabinoidi, tra cui Δ9-THC, CBD e CBG, mostrano significative attività antitumorali attraverso vari meccanismi come l’induzione dell’apoptosi, la stimolazione dell’autofagia, l’arresto del ciclo cellulare, l’anti-proliferazione, l’anti-angiogenesi e l’inibizione delle metastasi”, riportano gli autori precisando che: “Gli studi clinici hanno dimostrato l’efficacia dei cannabinoidi nella regressione del tumore e nel miglioramento della salute nelle cure palliative. Tuttavia, permangono sfide come la variabilità nella composizione dei cannabinoidi, gli effetti psicoattivi, le barriere normative e la mancanza di un dosaggio standardizzato”.

Tra le varietà di tumori trattati nella ricerca c’erano cancro al seno, glioma, leucemia, cancro ai polmoni e melanoma. Lo studio ha anche esaminato l’uso della cannabis nelle cure palliative e nelle persone sottoposte a chemioterapia, notando che i cannabinoidi sono “significativi nelle cure palliative in quanto aiutano nella regolazione dell’appetito, nella regolazione del dolore insieme al ruolo antiemetico”, ricordando anche che alcune ricerche indicano anche che i cannabinoidi potrebbero avere effetti sinergici con la chemioterapia.

Secondo il team di ricercatori che provengono da diversi Paesi (Pakistan, Portogallo, Turchia, Arabia Saudita, Romania e Corea del Sud): “Ampliando la nostra comprensione dei meccanismi dei cannabinoidi e delle loro interazioni con le cellule tumorali”, concludono, “possiamo sfruttare meglio il loro potenziale terapeutico in oncologia”.

Poi, dopo aver elencato e analizzato i meccanismi tramite i quali i cannabinoidi possono combattere il cancro (autofagia, induzione dell’apoptosi, l’effetto anti-proliferativo, l’effetto anti-angiogenesi e l’inibizione delle metastasi) passano ad analizzare la poca letteratura scientifica disponibile in materia quando si parla di studi clinici e riportando diversi casi.

Cannabionidi: nuova review sul potenziale anticancro a 50 anni dal primo studio
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CANNABIS CONTRO IL CANCRO: SERVE PIÙ RICERCA CLINICA

Perché quello che manca, come mi ha raccontato Manuel Guzman, pioniere della ricerca in questo settore, sono gli studi clinici che testino queste potenzialità sui pazienti. Se infatti in vitro e in vivo sono più di un centinaio gli studi che identificano le potenzialità antitumorali dei cannabinoidi, mancano grandi studi clinici che ne certifichino l’efficacia.

Come ho scritto nel mio libro “Cannabis. Il futuro è verde canapa“, una data che fa da spartiacque in questo genere di studi è il febbraio del 2000, quando un team di ricercatori guidato proprio da Manuel Guzman, dimostrò che il THC era stato in grado di eliminare il tumore incurabile al cervello in cavie da laboratorio. Lo studio fu pubblicato successivamente dalla rivista Nature.

IL PRIMO STUDIO SUL POTENZIALE ANTICANCRO DEI CANNABINOIDI È DI 50 ANNI FA

In pochi sanno però che sono esattamente 50 anni che si ha notizia di queste potenzialità. Era il 1974 quando i ricercatori del Medical College of Virginia, che era stato finanziato dal National Institute of Health per trovare le prove che la cannabis causasse il cancro, scoprirono invece che il THC aveva rallentato la crescita di tre tipi di cancro nei topi (al polmone, al seno e nella leucemia indotta da virus), “rallentando la crescita dei tumori e prolungando le loro vite del 36%”. I risultati furono pubblicati l’anno successivo sul Journal of The National Cancer Institute. Nonostante questo, il governo americano non rese pubblici i risultati e si rifiutò di proseguire le ricerche.

I lavori scientifici dei dieci anni successivi allo studio guidato da Guzman sono invece riassunti nella review “Cannabinoid for cancer treatment: progress and promise” pubblicata nel 2008. Nell’abstract viene sintetizzato in modo chiaro che: “I cannabinoidi sono una classe di composti farmacologici che offrono potenziali applicazioni come farmaci antitumorali, basati sulla capacità di alcuni componenti di questa classe di limitare l’infiammazione, la proliferazione e la sopravvivenza cellulare. In particolare, prove emergenti suggeriscono che gli agonisti dei recettori dei cannabinoidi espressi dalle cellule tumorali possono offrire una nuova strategia per curare il cancro”.

Un’altra importante review su questo tipo di studi è stata pubblicata nel 2012 su Nature Reviews Cancer e oggi i ricercatori mettono di nuovo in evidenza queste potenzialità.



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