Cannabinoidi al “fresco”
Come evitare l’ossidazione e la degradazione dei principi attivi e non solo
Sebbene ne abbiamo già discusso in passato, l’innovazione nel settore compie sempre balzi in avanti; con la regolamentazione dei mercati negli Stati Uniti e non solo (la recente legalizzazione dell’uso personale e dell’autoproduzione in Germania), sono sempre più gli studi che prendono in considerazione la sicurezza dei prodotti a base di cannabinoidi, sia in campo medico che per quanto riguarda il mercato ricreativo.
La cura a freddo della cannabis è una tecnica avanzata utilizzata per preservare la qualità e migliorare la conservazione del prodotto finale. Questo metodo implica il controllo preciso della temperatura e dell’umidità durante il processo di essiccazione e concia, con l’obiettivo di preservare terpeni, cannabinoidi e altri composti organolettici. In questo articolo vedremo le accortezze ed i dettagli scientifici e tecnici della cura a freddo della cannabis, evidenziando i vantaggi e le buone pratiche per ottenere una conservazione ottimale.
IMPORTANZA DELLA CURA DELLA CANNABIS
La cura della cannabis è un processo cruciale che inizia dopo la raccolta e comporta l’essiccazione e la concia dei fiori. Una cura adeguata permette di:
- Preservare i terpeni: i terpeni sono composti aromatici volatili che contribuiscono all’odore e al sapore della cannabis. Sono sensibili al calore e alla luce, e una cura a freddo aiuta a preservare questi composti.
- Migliorare il profilo dei cannabinoidi presenti: la cura adeguata consente la conversione degli acidi cannabinoidi in forme attive (THCa), migliorando la potenza e l’efficacia del prodotto.
- Eliminare la clorofilla: una cura lenta e controllata permette la degradazione uniforme della clorofilla, riducendo il sapore amaro e migliorando il gusto complessivo.
- Prevenire muffe e batteri: il controllo dell’umidità durante la cura aiuta a prevenire la crescita di muffe e batteri, mantenendo il prodotto sicuro per il consumo umano.
PROCESSO DI CURA A FREDDO
Raccolta e taglio
La cura a freddo inizia con la raccolta dei fiori di cannabis al momento giusto, quando i tricomi sono maturi. Dopo la raccolta, i fiori vengono tagliati e preparati per l’essiccazione.
Essiccazione a freddo
L’essiccazione a freddo implica il mantenere i fiori di cannabis in un ambiente a bassa temperatura e umidità controllata. Le condizioni ottimali sono: temperatura: 15-18°C; umidità relativa: 55-60%.
Queste condizioni rallentano il processo di essiccazione, permettendo una degradazione più lenta della clorofilla e preservando i terpeni volatili. L’essiccazione può durare da 10 a 14 giorni, a seconda della densità e della dimensione dei fiori, ma soprattutto è una questione di (T°) e (U/R) come specificato sopra.
Concia a freddo
Dopo l’essiccazione i fiori vengono trasferiti in contenitori ermetici per la concia. Durante questa fase, è essenziale mantenere una temperatura costante e un livello di umidità moderato per consentire la maturazione del prodotto senza comprometterne la qualità, per far ciò ci aiuteremo con dei prodotti specifici, bustine deumidificanti che mantengano la U/R entro dei valori prestabiliti. Temperatura: 10-15°C; umidità relativa: 55-65%
I contenitori devono essere aperti periodicamente per permettere il ricambio d’aria e prevenire l’accumulo di umidità eccessiva, con un correttore di umidità all’interno è possibile dilatare i tempi di apertura e limitarli ad un paio di volte la settimana. La concia può durare da un minimo di 2 settimane a 6 mesi, con il tempo ottimale dipendente da gusti personali e strain di partenza.
VANTAGGI DELLA CURA A FREDDO
Di sicuro uno dei pro di questa metodologia è la migliore conservazione dei terpeni, la bassa temperatura riduce l’evaporazione dei terpeni, mantenendo il profilo aromatico completo della cannabis. Inoltre, anche a livello qualitativo, il controllo preciso della temperatura e dell’umidità durante la cura a freddo preserva i cannabinoidi, garantendo una maggiore potenza e qualità del prodotto finale.
Riduzione dei rischi microbiologici: le condizioni controllate limitano la crescita di microrganismi, migliorando la sicurezza del prodotto.
La cura a freddo richiede attrezzature specifiche per mantenere le condizioni ambientali ideali, come sistemi di controllo della temperatura e dell’umidità. Inoltre, il processo è più lungo e può richiedere una maggiore attenzione e tempo impiegato rispetto ai metodi tradizionali.
Nonostante le sfide associate a questa tecnica, i vantaggi in termini di qualità e sicurezza rendono la cura a freddo una scelta eccellente per i produttori di cannabis che cercano di offrire prodotti di alta qualità ai consumatori, per il coltivatore domestico, questa metodologia rappresenta una garanzia per coloro che desiderano conservare al meglio il proprio prodotto per un periodo medio-lungo.
E PER QUANTO RIGUARDA L’HASHISH?
Come ben sappiamo, la sua conservazione è cruciale per mantenere la qualità e la potenza dei suoi principi attivi, principalmente i cannabinoidi come il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). Due metodi in voga per la conservazione ottimale sono la refrigerazione a freddo e il confezionamento sottovuoto. Questi accorgimenti non sono frutto di mere supposizioni, bensì sono basati su evidenze scientifiche.
Importanza della conservazione
I cannabinoidi e i terpeni presenti nell’hashish sono composti ancor più volatili e sensibili alla luce, al calore e all’ossigeno. Una conservazione inadeguata può portare alla degradazione del THC in CBN (cannabinolo), un cannabinoide meno psicoattivo, riducendo così l’efficacia del prodotto. Inoltre, la perdita di terpeni può alterare l’aroma e il sapore dell’hashish nonché la sua stessa texture.
La conservazione a freddo implica mantenere l’hashish a temperature basse, generalmente tra 0°C e 5°C (frigo no frost). A temperature vicine allo zero termico, le reazioni chimiche che portano alla degradazione dei cannabinoidi rallentano significativamente e ne giova anche la texture del prodotto.
N.B. La degradazione dell’hashish è inevitabile, non si può completamente arrestare quel che molti chiamano “naturale maturazione” è possibile soltanto rallentare questo processo. Per texture si intende la pasta, ovvero la consistenza del prodotto.
Non incappare nel congelamento
Alcuni studi hanno dimostrato che il THC e altri cannabinoidi si degradano più lentamente a temperature basse, tuttavia, è essenziale evitare il congelamento e lo scongelamento ripetuto, che può causare la formazione di cristalli d’acqua compromettendo la consistenza dell’hashish.
Durante il processo di cura a freddo è pertanto necessario che l’escursione termica non sia mai repentina, ma graduale.
Il confezionamento sottovuoto rimuove l’aria dal contenitore, riducendo così la quantità di ossigeno disponibile per le reazioni ossidative. Questo metodo limita l’esposizione all’ossigeno, uno dei principali fattori che contribuiscono alla degradazione dei cannabinoidi.
Il confezionamento sottovuoto, combinato con la conservazione a freddo, offre una doppia protezione contro la degradazione chimica e l’evaporazione dei terpeni.
VANTAGGI COMBINATI
L’utilizzo combinato di conservazione a freddo e sottovuoto offre benefici sinergici. La bassa temperatura rallenta le reazioni chimiche mentre l’ambiente privo di ossigeno minimizza l’ossidazione. Questo approccio combinato è particolarmente utile per la conservazione a lungo termine dell’hashish.
Per migliorare questa sinergia è importante utilizzare: contenitori di vetro o plastica (inerti) preferibilmente opachi per evitare che possa permeare la luce; macchine per sottovuoto da alimenti; termo-igrometro possibilmente da inserire all’interno del contenitore.
Evitare congelamento e scongelamento ripetuto: se necessario, suddividere l’hashish in porzioni più piccole per ridurre la necessità di aprire e chiudere frequentemente il contenitore principale.
La conservazione dell’hashish a freddo e sottovuoto rappresenta un metodo scientificamente valido per mantenere la potenza e la qualità del prodotto. Studi hanno confermato che queste tecniche riducono significativamente la degradazione dei cannabinoidi e la perdita di terpeni, offrendo un metodo efficace per la conservazione a lungo termine. Adottando queste pratiche, i consumatori e i produttori possono assicurare che l’hashish mantenga le sue proprietà organolettiche nel migliore dei modi per un lungo periodo di tempo.
Risulta abbastanza facile seguire questi passaggi se si ha a disposizione la giusta attrezzatura e la dovuta pazienza, più difficile è invece, riuscire a far comprendere a chi non è un cultore, che queste piccole accortezze fanno la differenza tra consumare un prodotto degradato ed uno ben conservato.
Molto spesso tendiamo a scegliere con più cura quel che mangiamo quotidianamente ma diamo molto poco peso a ciò che inaliamo; complice anche una legislatura cieca di fronte alle istanze dei molti, che vuole rilegarci a quel cantuccio freddo e buio della società, un po’ come i nostri prodotti conservati in frigo (rigorosamente No Frost).