Canapisa 2010: il comune chiede il divieto. Gli organizzatori rilanciano la manifestazione
Il Comune di Pisa prende una dura posizione contro lo svolgimento del “Canapisa”, la manifestazione antiproibizionista che da nove anni si svolge nella nostra città. “L’Amministrazione Comunale di Pisa – si legge nella nota del Comune – è contraria alla concessione dell’uso di strade e piazze cittadine per lo svolgimento della manifestazione. Tale contrarietà non nasce da una visione discriminatoria dei diritti dei cittadini richiedenti o da avversione ideologica, ma si basa sul fatto che negli anni questa manifestazione è diventata, purtroppo, un modo per deturpare la città con scritte e disegni sui muri dei palazzi e delle case senza che gli organizzatori si siano impegnati a impedirlo, e senza che gli stessi si siano posti la questione di organizzare la pulizia (necessaria) dei luoghi dell’evento. Chi non ricorda lo scempio alla Cittadella quando, pur essendosi impegnati a collocare i bagni chimici, non lo fecero e lasciarono il terreno e il quartiere in condizioni indicibili?” “Riteniamo inoltre – prosegue il Comune – che temi come gli stili di vita, le dipendenze, il rapporto tra droghe pesanti e leggere, che incidono sui giovani e sulle famiglie, non hanno bisogno di sfilate e manifestazioni caricaturali ma debbano essere trattate con competenza, attenzione e serietà dalle istituzioni competenti, Amministrazione Comunale compresa”.
E non si è fatta attendere la risposta da parte dell’Osservatorio Antipro/Canapisa Crew che dal 2001 organizza questa manifestazione: “Al di là di ogni ipocrisia, gli amministratori comunali dovrebbero almeno avere la dignità di ammettere che voler vietare Canapisa significa vietare una manifestazione politica e significa quindi voler limitare la libertà di espressione e di pensiero, che dovrebbero essere considerate fra i diritti umani fondamentali nonché diritti costituzionali. Non è in ogni caso il Comune a poter autorizzare una manifestazione politica, sulla quale decidono altri organi. Una manifestazione, in teoria, potrebbe non essere autorizzata solo per “gravi motivi di ordine pubblico”, che per Canapisa evidentemente non sussistono, dato che nei 9 anni di svolgimento della manifestazione non è mai accaduto nulla di grave”.Da parte dell’Osservatorio arriva anche una replica puntuale rispetto ai rilievi mossi dal Comune sullo svolgimento della manifestazione: “I motivi per i quali l’amministrazione comunale vorrebbe proibire lo svolgimento della manifestazione Canapisa sembrano quantomeno pretestuosi. Il fatto che dopo la street parade siano stati trovati “scritte e disegni sui muri dei palazzi”, se fosse vero, significherebbe soltanto che anche a Canapisa avviene quello che da sempre accade ad ogni partita di calcio, ad ogni festa patronale e ad ogni appuntamento pubblico in cui le persone riescono a liberare la propria voglia di esprimersi. Ci è sembrato molto curioso ricordare “lo scempio della Cittadella”, se si considera che Canapisa non termina nella stessa Cittadella dal 2002 e che nel frattempo sono intercorse altre 7 (sette) edizioni della street parade, nelle quali evidentemente non si è registrato alcuno ’scempio’”.
Ma è anche sui contenuti e sul merito dei temi di cui parla Canapisa che l’Osservatorio critica il Comune: “Non capiamo con quale coraggio l’amministrazione richiami gli organizzatori di Canapisa alla ‘competenza’, alla ’serietà’ e all”attenzione’ ai problemi delle ‘dipendenze’, etc, se consideriamo che l’unico provvedimento di questa stessa amministrazione comunale in materia, è stato il taglio dei fondi per i progetti di riduzione del danno. Decenni di proibizionismo sulle droghe non hanno fermato la diffusione delle sostanze proibite ed hanno prodotto solo lauti guadagni per le narcomafie, morte, carcere e persecuzioni di ogni genere per decine di milioni di persone. Per difendere tanta barbarie e tanta crudeltà, oggi non basta più la disinformazione di stato, serve anche la censura. La triste realtà è che con la sua dichiarata intenzione di ‘vietare Canapisa’, la giunta comunale pisana si accoda alle criminali politiche liberticide del governo Berlusconi che, pur di difendere il proibizionismo, sta varando codici di censura (come quello già in vigore per le trasmissioni radiotelevisive), che in questo Paese non esistevano più dai tempi del fascismo”. “Ci sembra veramente abominevole – concludono gli antiproibizionisti – scrivere che ‘gli stili di vita’ dovrebbero essere “competenza” degli organi ‘competenti’. Noi, ingenuamente, eravamo ancora convinti che gli “stili di vita” non potessero dipendere da altro se non dalla libera scelta delle persone”.
fonte: Pisanotizie.it