La canapa industriale non è assimilabile al tabacco, lo dice l’Agenzia Dogane e Monopoli
Lo mette nero su bianco la stessa agenzia in un provvedimento di dissequestro di 425 grammi di infiorescenze
La canapa industriale non è assimilabile al tabacco e non rientra nelle competenze dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Lo mette nero su bianco la stessa agenzia con una nota, la 573454/RU del 16/09/2024, che è stata citata in un procedimento che aveva portato al sequestro di 425 grammi di infiorescenze.
LA CANAPA NON È ASSIMILABILE AL TABACCO
Nel documento si può leggere come l’Adm riconosce che non si tratta di prodotti assimilabili ai tabacchi lavorati e quindi annuncia il dissequestro del prodotto e l’annullamento della sanzione.
La notizia è stata data dall’associazione Canapa Sativa Italia, che ha sottolineato il fatto che: “Questo annullamento in autotutela conferma che i nostri prodotti, naturali e sicuri, possono continuare a crescere senza le pesanti restrizioni dei monopoli sui tabacchi”., aggiungendo che: “È un passo avanti fondamentale per la filiera della canapa industriale italiana e per tutte le realtà che, come noi, lavorano ogni giorno per promuovere una coltivazione sostenibile e un made in Italy d’eccellenza”, sottolineano dall’associazione.

LA CANAPA È UN PRODOTTO AGRICOLO
L’associazione ribadisce poi la propria posizione, che è la stessa che è stata portata avanti negli anni: “La canapa è un prodotto agricolo non soggetto a rischio di abuso né ad effetti assimilabili a nicotina e alcol”.
Quello che giustamente fa storcere il naso agli operatori di settore, è che diversi sequestri di infiorescenze di canapa effettuati negli ultimi anni, avevano tra le motivazioni anche il fatto che la canapa e le sue infiorescenze potessero essere vendute come succedaneo del tabacco.
Ed è una pronuncia che cambia l’impostazione che l’Adm aveva avuto in passato, quando aveva comminato multe ai tabaccai che vendevano infiorescenze di canapa, minacciando di ritirare loro la licenza. Nel 2018, infatti, l’infrazione contestata a una tabaccheria, che aveva portato ad una multa di 258 euro e al rischio di vedersi ritirata la licenza era stata la seguente: “È vietato vendere prodotti surrogati del tabacco, come specificato dalla nostra direzione generale, in assenza di una disposizione esatta a livello nazionale”.