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La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondo

Nessuna altra pianta nella storia dell’umanità ha avuto un valore così profondo in tanti ambiti connessi alla nostra vita e al nostro benessere, contribuendo a creare lavoro e una società migliore

La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondoMentre da noi l’imperativo è proibire, distruggere i mercati e tornare a criminalizzare i consumatori – pazienti compresi – senza nemmeno più cercare di mascherare l’impeto proibizionista che è il solo principio che anima il governo quando si parla di canapa in tutte le sue forme, nel resto del mondo le economie connesse alla pianta crescono rigogliose, complice la collaborazione tra cittadini, istituzioni e ricercatori. 

La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondoSono sempre di più infatti gli Stati, in Europa, Usa e non solo, che rendono legale l’uso medico, aprono al consumo per adulti e all’autoproduzione qui da noi e alla legalizzazione oltreoceano, e che finanziano intere filiere industriale che vedono al centro la canapa, pianta protagonista dell’economia del Novecento italiano, che la furia del governo, dimentico proprio di quella storia e tradizione che dice di voler proteggere, rischia di far sparire un’altra volta dai nostri campi. 

La bellezza del ritorno della canapa dopo un secolo di proibizionismo sfrenato, è quella di poterne apprezzare il suo utilizzo negli ambiti più diversi, riconoscendone il valore come risorsa imprescindibile per le sfide future, dalla riduzione dell’inquinamento all’eliminazione dei derivati del petrolio e dei materiali sintetici, passando dunque per l’edilizia, il tessile, la carta, il settore energetico e l’automotive, quello alimentare, quello medico e del benessere più in generale. 

La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondo in cui viviamo. Non è mai successo nella storia dell’umanità che un singolo vegetale avesse una connessione così profonda e diffusa radicata negli utilizzi più disparati, che riguardano sfere fondamentali come l’alimentazione, la medicina, la cura del corpo e il benessere più in generale, il suo utilizzo in vestiti, automobili, case, libri e quaderni, skateboard e biciclette, unendo l’alto e il basso, la profonda intimità della spiritualità con l’esteriorità di un capo d’abbigliamento. Perché se quello che accade per il singolo è sia la connessione con la pianta e i suoi principi attivi, così come l’utilizzo di oggetti sostenibili e rivoluzionari, per le società è un possibile cambio di paradigma che prevede di tornare dal sintetico al naturale, dalla plastica ad una pianta, con tutto ciò che ci passa in mezzo. Se infatti la pianta è in grado di ridurre l’uso di medicine di sintesi per diverse patologie, è anche in grado si sostituire l’uso del cemento e degli isolanti sintetici nelle abitazioni, dei tessuti e dei carburanti derivati dal petrolio, o, come detto, della plastica che soffoca pesci, oceani e interi ecosistemi

La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondo

LA CANNABIS IN SOLDONI

Senza dimenticare che il ritorno a pieno titolo della cannabis nella nostra società porta un giro di soldi vertiginoso. Soldi che, se da una parte sono il motivo originario per il quale gli istati usa si sono riscoperti liberali nei suoi confronti, dall’altra sono il motore – in economie spesso stagnanti – per rimettere in moto settori agricoli e industriali, o venire utilizzati nel sociale, nelle scuole, per creare abitazioni per i senzatetto e tentare di correggere qualche stortura delle moderne società. 

Sono due i dati che bastano a far capire di che cosa stiamo parlando e che riguardano solo ed esclusivamente il mercato della cannabis ad uso adulto negli Stati Uniti: 20 miliardi di dollari, che sono la cifra generata in questi anni in tasse dal mercato, e oltre 440mila posti di lavoro, che sono quelli creati negli stessi anni di legalizzazioni. Più di tutto il settore informatico egli Stati Uniti che vanta circa 300mila lavoratori confermandosi come il settore che sta creando più posti di lavoro in assoluto.

Per quanto riguarda le cifre, secondo un recente rapporto degli analisti di BDSA il mercato ad uso adulto a livello globale dovrebbe raggiungere la cifra di 58 miliardi di dollari nel 2028, con il 56% delle vendite realizzate negli Stati Uniti. Cifre in linea con quelle ipotizzate dagli esperti di Statista, che immaginano un mercato globale di 75 miliardi di dollari nel 2029. 

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CANNABIS MEDICA E IL FALLIMENTO DELLA PRODUZIONE ITALIANA

Per quanto riguarda la cannabis medica, secondo un recente report di Grand View Research il mercato globale è si attestato sui 13,8 miliari di euro nel 2022 e, ipotizzando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 21,80% dal 2023 al 2030, dovrebbe arrivare in quell’anno a 66, 84 miliardi di dollari. La crescente percentuale di paesi che consentono l’uso della marijuana medica in varie parti del mondo è uno dei principali fattori che stanno favorendo il tasso di penetrazione della cannabis nelle applicazioni terapeutiche. Con i cambiamenti nelle politiche governative, anche la domanda di marijuana medica è in aumento.

La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondoMolti paesi hanno legalizzato l’uso della marijuana medica, aprendo così la strada alla coltivazione locale, che ridurrà le importazioni e genererà entrate sotto forma di tasse.

E questo è l’ennesimo treno che l’Italia ha perso, o comunque sta perdendo. Nonostante fossimo partiti per tempo, con il decreto Lorenzin che dal 2015 autorizzava produzioni nazionali di cannabis medica, ad oggi la nostra produzione nazionale è del tutto stagnante. La scelta di affidare in regime di monopolio la produzione allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze si è rilevata costosa e fallimentare, con il risultato che ancora oggi importiamo la stragrande maggioranza del fabbisogno nazionale di cannabis terapeutica. 

Per tentare di risolvere l’annoso problema nell’aprile del 2022 il ministero della Difesa aveva pubblicato un bando per estendere la produzione di cannabis medica ai privati, con criteri molto stringenti che comportano grandi investimenti. Poi si è dovuto attendere più di un anno per sapere quali aziende fossero state selezionate per la fase 2, con una pubblicazione arrivata a marzo 2023. Da lì non si è più saputo nulla, mentre la produzione di Firenze arranca con lo Stabilimento che nell’aprile del 2023 aveva chiuso temporaneamente la produzione per mancanza di personale 

La canapa è davvero la pianta che può cambiare il mondoQuando è partita la nostra produzione nazionale eravamo i secondi in Europa a coltivare cannabis ad uso medico, ma nonostante questo siamo stati ampiamente superati da Paesi come Portogallo e Germania che sono stati abili nel lavorare insieme ad aziende nazionali ed estere per avviare vaste produzioni e soddisfare il questo modo il mercato nazionale e quello estero. E un mercato del genere, legale anche nel nostro Paese, significherebbe migliaia di posti di lavoro in tutta la filiera, e un indotto che potrebbe aumentare esponenzialmente se fossimo in grado di dedicarsi all’export, una volta garantita la produzione necessaria a soddisfare il fabbisogno dei pazienti italiani. 

IL POTENZIALE DELLA CANAPA INDUSTRIALE

Anche il mercato della canapa industriale è in rapida crescita a livello globale, favorito da due fattori: l’enorme numero di prodotti che si può ottenere dalle varie parti della pianta, e il fatto che siano tutti sostenibili e biodegradabili. Essendo infatti la canapa una pianta che utilizza poca acqua e pochissimi pesticidi, che sequestra dall’atmosfera in media quattro volte la CO2 rispetto agli alberi, che migliora i terreni in cui cresce areandoli in profondità e permettendo loro di tornare ad essere produttivi, è già il top della sostenibilità di per sé. Se a questo aggiungiamo che i prodotti derivati potrebbero sostituire quelli nocivi ad oggi in circolazione, non si può che immaginare che questa crescita diventerà inarrestabile.

Non in Italia, dove, nonostante gli sforzi dal basso che vengono fatti da oltre 20 anni ad oggi per ricostruire le varie filiere, rischiano di essere sabotati dall’emendamento nefasto contenuto del ddl Sicurezza che, inserendo il fiore di canapa con livelli di THC sotto le soglie italiane ed europee tra gli stupefacenti, eliminerebbe di fatto la possibilità di coltivare canapa industriale. Una situazione che, per la prima volta, ha portato tutte le associazioni agricole nazionali a protestare insieme a quelle di settore, chiedendo un cambio della legge che non è arrivato (ad oggi, mentre andiamo in stampa, il ddl non è ancora stato approvato, nda).

Ad ogni modo il mercato globale della canapa industriale è stato stimato dagli analisti di Business Wire a 7,5 miliardi di dollari nel 2023 e si prevede che raggiungerà i 23,3 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 17,7%.

«La crescita del mercato della canapa industriale è alimentata da diversi fattori, tra cui l’aumento della domanda di materiali sostenibili e biodegradabili, i cambiamenti normativi favorevoli e la crescente popolarità dei prodotti a base di CBD. Settori come quello automobilistico e delle costruzioni, alla ricerca di alternative ecocompatibili ai materiali convenzionali, trovano nella canapa una scelta interessante grazie alla sua versatilità e al basso impatto ambientale», si può leggere nel rapporto. 

Un esempio potrebbe essere la Francia, storicamente il maggior produttore europeo di canapa industriale. Secondo le stime del Senato del paese di due anni fa, il mercato della canapa potrebbe fruttare da 1,5 a 2,5 miliardi di euro l’anno, creando 20mila posti di lavoro. Di recente nel Paese è stata ripristinata la filiera per la canapa tessile, che è una di quelle a più alto valore aggiunto e che, nonostante la grande richiesta, in Europa vedeva solo produzioni nell’est. In un progetto durato 5 anni finanziato da pubblico e privati sono riusciti a risolvere i nodi irrisolti e riavviare la produzione. 

LEGALIZZAZIONE ALL’ITALIANA

Stiamo fallendo nel mercato medico, le istituzioni vogliono tarpare le ali a quello industriale, mentre, nonostante per la legge vigente non sia un reato, il consumo non è comunque legale, così come l’autoproduzione. Ed è un peccato, perché la sola legalizzazione del mercato della cannabis ad uso adulto porterebbe al nostro Paese la bellezza di 10 miliardi l’anno, dei quali 9 di gettito fiscale 540 milioni di euro impiegati per le spese di magistratura e per il sistema carcerario e 230 milioni di euro relativi all’ordine pubblico e alla sicurezza, che, se il reato di produzione e vendita delle droghe leggere (la cannabis) venisse cancellato, lo Stato andrebbe a risparmiare. Sono i calcoli fatti dal professor Ferdinando Ofria del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Messina, che su questo tema ha pubblicato diversi studi insieme al ricercatore del Cnr Piero David.

Intanto una mano alla politica italiana l’ha data l’associazione Meglio Legale, raccogliendo le firme necessarie (insieme a 30 partner tra cui Dolce Vita) per una proposta di legge di iniziativa popolare che prevederebbe la legalizzazione della coltivazione domestica di 4 piante di cannabis e in forma associata nei Cannabis Social Club. Dubitiamo che al governo coglieranno l’assist, ma sappiamo che, essendo state le 55mile firme depositate in Senato, il Parlamento sarà costretto a discuterla… Chissà che anche a loro non sorga qualche dubbio.  

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