Canapa e PFAS: come può bonificare i terreni contaminati
Viste le capacità di ripulire i terreni, i ricercatori della Northern Michigan University stanno valutando la possibilità di utilizzare la canapa per bonificare i suoli contaminati dai PFAS, sostanze chimiche di sintesi altamente nocive per il nostro organismo.
Smaltiti in maniera illegale o scorretta infatti, I PFAS (sostanze Poli- e Per-fluoroalchiliche) possono contaminare le falde acquifere, quindi l’acqua per i terreni agricoli e, di conseguenza, finire negli alimenti con cui ci nutriamo, impattando negativamente sulla nostra salute. In particolare causare:
- danni al fegato
- malattie alla tiroide
- obesità
- problemi di fertilità
- incrementare i livelli di colesterolo
- cancro
- aumentare il rischio di aborto spontaneo
LA CANAPA PER RIPULIRE IL SUOLO DAI PFAS
Introdotte dall’uomo dalla metà del secolo scorso per migliorare l’oleo e idrorepellenza dei prodotti, i PFAS vengono definite: “sostanze chimiche permanenti“, perché persistenti nel nostro ambiente e organismo, e, secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente sono migliaia, circa 4700.
Per far fronte al problema, la professoressa di chimica Lesley Putman sta guidando una ricerca che come protagonista ha la canapa, che si speri possa al contempo sia attirare queste sostanze tossiche dal terreno sia degradarle.
Per prima cosa, come raccontato dalla stessa Università, è stata svolta una sperimentazione su un contaminante che non è considerato tossico, l’acido perfluorobutanoico (PFBA).
“Abbiamo coltivato la canapa industriale in modo idroponico e aggiunto PFBA all’acqua in cui crescevano le piante – ha dichiarato Putman – La canapa lo ha assorbito nelle foglie, negli steli e nei fiori e non ha influito sulla crescita della pianta. Abbiamo ottenuto lo stesso risultato in serra, piantando le piantine nel terreno e applicando acqua contenente PFBA. Poi abbiamo fatto gli stessi esperimenti con le due principali sostanze chimiche tossiche: PFOS e PFOA. Poiché quelle sono molecole più grandi che non si muovono così facilmente e non sono solubili in acqua come quelle piccole, non sono salite nelle foglie così facilmente e sono state sequestrate nelle radici. Tuttavia, se la canapa può sostenerli, questo è un buon punto di partenza“.
I FUNGHI PER DEGRADARE LE TOSSINE IMMAGAZZINATE DALLA CANAPA
Sebbene la canapa si sia dimostrato ugualmente o più efficace di altri metodi di bonifica, anche più costosi, come il carbone attivo, nell’impedire ai PFAS di pervadere la falda freatica, la Putman ha sottolineato che: “Ti rimangono ancora piante che contengono tossine“.
E contrariamente a NMU, che rimuove e immagazzina correttamente tutti i rifiuti tossici generati dalla sua ricerca, per un sito contaminato su larga scala c’è bisogno di trovare una soluzione per degradare i PFAS una volta che vengono assorbiti dalle piante di canapa.
Per tale motivo la Putman si è rivolta a Myconaut, un’azienda che studia il potenziale dei funghi. Funghi che, grazie ad un processo chiamato micorimediazione, vengono impiegati per migliorare la salute dei terreni contaminati. “Forse potremmo inoculare alcune delle radici di canapa con un fungo e vedere se questo aiuta a degradare il PFAS”, ha concluso la professoressa.
*La foto di copertina è di 2H Media su Unsplash