Canapa in Messico: autorizzata fino all’1% di THC
Un passo cruciale per la regolamentazione della canapa in Messico, la cui coltivazione è stata finalmente autorizzata
Grazie all’autorizzazione rilasciata dalla Commissione Federale per la Protezione contro i Rischi Sanitari (COFEPRIS), un’azienda in Messico potrà importare, seminare, coltivare e raccogliere canapa per scopi industriali, fino all’1 di THC.
È la Semillas Endemicas Mexicanna SA de CV ad aver ricevuto il permesso. E come spiegato dalla testata El Planteo: «È un passo significativo verso la regolamentazione della canapa nel Paese».
Autorizzazione che permette all’azienda di importare i semi, di lavorare la canapa per estrarre il CBD e di metterla in commercio, esclusivamente se «la pianta produca concentrazioni pari o inferiori all’1% di THC», ha specificato COFEPRIS.
Ma come garantirlo? Per ogni lotto la società dovrà presentare un certificato di analisi ufficiale rilasciato da un’autorità competente o da un laboratorio autorizzato.
IL FUTURO DELLA CANAPA IN MESSICO (E GLI OSTACOLI DA SUPERARE)
L’autorizzazione ricevuta da Semillas Endemicas Mexicanna SA de CV è una grande opportunità per il settore della canapa industriale in Messico, che, stimolato da nuovi possibili investimenti, può favorire la regolamentazione del mercato.
Tuttavia, sono ancora diverse le sfide da affrontare, come la necessità di stabilire una normativa chiara che disciplini tutte le fasi del processo, dalla semina alla commercializzazione.
«L’assenza di norme che incidono sul seme stesso, nella sua sfera di competenza, rende impossibile valutare le condizioni che consentono la semina della canapa», ha spiegato COFEPRIS.
La buona notizia però è che il Messico, contrariamente a gran parte dell’Europa dove il limite di THC è fissato allo 0,3%, si unisce agli Stati che permettono la coltivazione di canapa fino all’1% di THC, come: Svizzera, Ecuador e Repubblica Ceca.
Una permissione che fa tirare un sospiro di sollievo ai coltivatori, che potranno lavorare con maggiore tranquillità e sperimentare, soprattutto nella produzione di CBD e di altri cannabinoidi, senza la paura costante di superare il limite di THC e sfociare nell’illegalità.