Canapa in sud Italia: la storia dimenticata
Era il ’78 quando cominciai a fumare erba. Sono nato e vissuto nelle vicinanze dell’agro Nocerino-Sarnese (in Campania, fra le province di Napoli e Salerno). Nella zona esisteva da secoli la coltivazione della canapa per la fibra, e qualcuno ne faceva anche decotti.
L’uso principale era quello agricolo. La campagna era ricca di coltivazioni di pomodoro, tra cui il famoso sammarzano, e i contadini usavano le fibre di canapa per legare le piante di pomodoro ai filari. La canapa cresceva anche spontanea, e veniva lasciata libera di crescere. Attirava gli uccelli, che sono ghiotti di semi, tenendoli lontani dalle coltivazioni. E i contadini si trasformavano anche in cacciatori: usavano i semi e parte dei fiori per tendere trappole e catturare gli uccelli e metterli in gabbia. Sembra che i semi di canapa facessero cantare meglio gli uccelli, e alcuni li selezionavano pure. Gli appassionati avevano scoperto che con i semi di certe piante i canarini cantavano meglio e di più.
C’era un tipo di canapa che chiamavano ‘o piccirillo: di alto fusto, fino a tre metri, di colore chiaro, a foglia stretta e lunga, con infiorescenze piene, ricca di semi e di resina. Piaceva molto agli uccelli e guarda caso era anche una delle più buone da fumare. Allora non molti avevano la radio e i contadini si portavano spesso nei campi le gabbiette, per avere la compagnia del canto. Gli uccelli mangiavano i semi e li spargevano tutt’intorno, e da questi semi nascevano qua e là nuove piante, perpetuando il ciclo. Naturalmente c’erano anche vere e proprie coltivazioni fatte esclusivamente per le fibre: piante cresciute molto vicine, molto alte, con poche foglie, inutili da fumare.
Nella zona era possibile trovare almeno quattro tipi di canapa che si erano selezionati nel tempo. Due li ho già descritti. Un altro tipo era basso, con pochi rami, e infiorescenze vicine al fusto. Aveva foglie larghe e corte, colore verde scuro. C’era poi un altro tipo di pianta di altezza media che sviluppava una grossa infiorescenza centrale color grigio verde con venature viola, a volte completamente viola. In genere non era buona da fumare, ma qualcuna era veramente allucinante, ti apriva le porte di un‘altra dimensione, non sempre piacevole. La chiamavamo la morte viola.
Noi ragazzi andavamo in giro a cercare le piante migliori. Diventammo presto abilissimi a riconoscere una pianta, magari col binocolo, o in una boscaglia, oppure dal treno in movimento. Anche i contadini ci indicavano i posti. Noi dicevamo che la canapa ci serviva per parare le rezze (preparare le reti per le trappole) e loro ci aiutavano a trovarla. Poi i ragazzi che paravano rezze cominciarono a diventare troppi, e i contadini capirono l’antifona. A qualcuno più simpatico raccontammo noi la verità. Nessuno si scandalizzava, sia perché molti si facevano decotti e infusi di canapa per i dolori o per facilitare il sonno, sia perché in genere i contadini erano amanti del vino, e rispettavano i gusti degli altri.
Così anche noi a volte frequentavamo le loro osterie. Si mangiava, si beveva, si fumava e si cantava tutti assieme, ci si divertiva alle feste con le ragazze.
Fino all’82 nessuno di noi dovette mai comprare erba. Avevamo a disposizione tutta quella che volevamo, e ci costava solo qualche piccolo regalo ai contadini, biscotti o qualche stecca di sigarette di contrabbando. Noi si fumava senza problemi, e si regalava erba a chiunque ne volesse.
Poi i raccoglitori di erba diventarono sempre più numerosi. Entravano senza chiedere permesso nelle proprietà per rubare le piante, e magari rubavano anche altro. I contadini diventarono diffidenti. E le cose cambiarono. Mentre la malavita cominciava a imporre i suoi canali di smercio, le forze dell’ordine andavano a minacciare i contadini avvisandoli che la canapa era droga e che correvano il rischio di essere arrestati. I contadini presero a estirpare regolarmente le piante spontanee, si misero a usare filo di ferro o legacci di nylon per legare i pomodori, e in breve tempo la canapa scomparve completamente dalla zona.
Nei quartieri metropolitani incominciò la diffusione massiccia dell’eroina, e molti di noi cominciarono a bucarsi. Ma questa è un’altra storia. Diventammo tristi come i canarini che non avevano più i semi per cantare.
dall’antologia Volume Nero edita da ctrlaltwrite