Canapa in Sardegna per combattere l’inquinamento e creare lavoro
La tanto vituperata pianta di canapa si prende una doppia rivincita: non solo torna ad occupare pian piano il posto che merita nei nostri campi, ma in molti casi lo fa per riparare i danni di un’industria scellerata, che in nome di lavoro e produttività ha creduto di poter calpestare l’ambiente e la salute umana.
È stato infatti dato il via al progetto sperimentale chiamato CANOPAES (Canapa: opportunità ambientali ed economiche in Sardegna) – approvato nel 2015 e che prevedeva 450mila euro di finanziamenti per 3 anni – per l’utilizzo in chiave anti-inquinamento della canapa e l’agenzia regionale Agris dovrà studiare il comportamento della pianta per capire come e con quali modalità riesca ad estrarre dal terreno elementi altamente inquinanti attraverso la fitodepurazione dei metalli pesanti presenti: piombo, cadmio e zinco. Sono inizialmente previste 7 attività principali: identificazione siti inquinati oggetto della sperimentazione; valutazione della dinamica degli inquinanti nel suolo; valutazione della dinamica degli inquinanti nella pianta; individuazione degli usi alternativi della canapa; ottimizzazione della gestione colturale; valutazione della sostenibilità economica e valutazione della sostenibilità ambientale.
Non solo: sarà anche valutata la possibilità di usare le coltivazioni per offrire nuove opportunità di sviluppo in chiave sostenibile diventando una nuova risorsa a disposizione degli agricoltori. Il progetto è multidisciplinare e affronta le principali problematiche non solo dal punto di vista ambientale, ma anche della sostenibilità economica delle diverse filiere produttive che potrebbero attivarsi. Il progetto è stato rilanciato dagli esponenti di Sel e Rossomori insieme al direttore di Agris, Roberto Zurru, e al responsabile scientifico della sperimentazione Gianluca Carboni. Abbiamo dunque contattato il dottor Zurru per saperne di più.
È solo un progetto di bonifica?
A seguito della legge abbiamo predisposto il progetto per la bonifica sperimentale di terreni agricoli. È partito con il finanziamento del consiglio regionale e la prima cosa che abbiamo pensato è stato quello di dargli una dimensione economica al di là del risultato della sperimentazione cominciando a verificare le potenzialità di valorizzazione economica della canapa.
Chi partecipa oltre ad Agris?
Abbiamo coinvolto altri partner per creare un associazione multidisciplinare e coinvolgere le competenze che non erano presenti in Agris, dove ci occupiamo di tutto il processo agronomico a partire dalla parte genetica, gestione del suolo, tecniche colturali e così via, mentre abbiamo coinvolto chi dovrà valutare gli aspetti di natura ambientale e quindi l’Università di Sassari che si occuperà anche della sostenibilità economica e poi chi si occupa della trasformazione e degli utilizzi industriali della canapa in campo alimentare, energetico e della bioedilizia.
Da dove siete partiti?
L’indicazione era di sviluppare un progetto prioritario nelle aree inquinate del Sulcis-Iglesiente per verificare l’effetto di fitodepurazione che si voleva ottenere e così lo scorso anno abbiamo fatto delle indagini sul territorio per verificare la situazione e capire l’interesse locale. Contestualmente abbiamo iniziato l’attività nelle nostre aziende sperimentali per fare un primo screening delle varietà disponibili e capire come si comportano le varietà, posto che dovremo orientarci su diversi indirizzi produttivi come fibre e semi.
Ed ora come procederete?
Quest’anno stiamo predisponendo una manifestazione di interesse per capire chi sia interessato a lavorare sul territorio collaborando con noi per l’attività di sperimentazione. È una cosa che vogliamo fare sia nei siti inquinati, per capire quanta estrazione di sostanze inquinanti possiamo ottenere in varie condizioni di coltivazione, ma che vogliamo fare anche su campi non inquinati. Sia per uno scopo prettamente scientifico per avere un confronto, ma visto l’interesse che ruota intorno alla pianta in questo periodo, possiamo avere un interesse economico per la sua coltivazione rendendola appetibile per i nostri agricoltori.
Leggi l’intervista integrale su www.canapaindustriale.it