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Canapa: ecco cosa cambia con la nuova legge

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È un momento storico per tutto il settore: finalmente in Italia abbiamo una legge quadro per la filiera della canapa industriale: il testo è stato approvato definitivamente presso la commissione agricoltura in Senato a fine novembre.

La legge approvata definitivamente era stata inizialmente proposta dal Movimento 5 Stelle con Loredana Lupo come prima firmataria, per poi diventare un testo unificato che racchiudeva anche le proposte di Adriano Zaccagnini (Sel), Nicodemo Oliverio (Pd) e Dorina Bianchi (Area Popolare). La legge era stata proposta nel 2013 e dopo l’approvazione è passata in Senato dove è stato approvata oggi.

«Nel percorso», racconta a canapaindustriale.it la senatrice del Movimento 5 Stelle Daniela Donno, membro della nona commissione permanente dedicata ad agricoltura e produzione alimentare, «abbiamo assistito ai tentativi dell’esecutivo e della maggioranza di rallentare i lavori, ma nonostante questo, in Italia finalmente sarà vigente una legge per lo sviluppo della filiera della canapa industriale».

Nonostante la coltivazione di canapa industriale non sia mai espressamente stata vietata nel nostro Paese, la mala interpretazione delle leggi antidroga ha portato le forze dell’ordine ad arrestare e sequestrare le coltivazioni di chi negli anni ’70 e ’80 aveva provato riprendere la coltivazione della canapa da fibra o da seme. Questa situazione di incertezza si è protratta fino al 1997, anno della circolare del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali contente disposizioni relative alla coltivazione della Cannabis sativa, integrata poi della circolare n.1 dell’8 maggio 2002. 
Ora ci sarà una legge quadro in grado di dare una spinta ad un settore in cui eravamo i primi al mondo per la qualità del prodotto fino agli anni ’50 del ’900.

COSA CAMBIA CON LA NUOVA LEGGE?
Le novità introdotte dalla nuova legge sono principalmente 3:

non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC al massimo dello 0,2%. Quindi significa che la comunicazione alla più vicina stazione forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza) tramite un modulo denuncia, NON è più necessaria.
Gli unici obblighi per il coltivatore sono quello di conservare i cartellini della semente acquistata per un periodo non inferiore a dodici mesi e di conservare le fatture di acquisto della semente per il periodo previsto dalla normativa vigente.

La percentuale di THC nelle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore. Gli eventuali controlli verranno eseguiti da un soggetto unico e sempre in presenza del coltivatore, e gli addetti al controllo sono tenuti a rilasciare un campione prelevato per eventuali contro-verifiche. Nel caso in cui la percentuale di THC dovesse superare la soglia dello 0,6%, l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma anche in questo caso «è esclusa la responsabilità dell’agricoltore».

Sono previsti finanziamenti nell’ordine massimo di 700mila euro l’anno «per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa».

Dopo 15 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale la legge entrerà definitivamente in vigore ed il ministero della Salute avrà 6 mesi di tempo per legiferare su una questione che sta a cuore a tutti i produttori di canapa ad uso alimentare e cosmetico, e cioè la percentuale di THC che può essere contenuta nei prodotti per la cura del corpo e nei cibi ad uso umano.

All’inizio del 1900, prima dell’avvento del proibizionismo, in Italia coltivavamo più di 100mila ettari di canapa. Nel 2015 ne abbiamo coltivati poco più di 3mila. Speriamo che questa legge possa essere un supporto per i nostri agricoltori ed una speranza per la nascita di un’economia più attenta all’ambiente ed al futuro con l’obiettivo di tornare a produrre in grandi quantità la miglior canapa del mondo.



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