Canapa e decreto sicurezza: inizia la battaglia legale
La canapa italiana non si arresta: al via la risposta del settore - che lotta per la propria sopravvivenza - al decreto Sicurezza
Ben prima che la parola resilienza diventasse di moda, il settore della canapa italiana aveva imparato a reagire e ad adattarsi a situazione complesse, comprese leggi liberticide che puntavano a eliminare la pianta dai nostri campi.
Ben prima che la cannabis light diventasse un mercato, quando la canapa industriale ancora stentava a tornare nei campi che l’avevano vista crescere rigogliosa fino agli ’50 del secolo scorso, e non avevamo una legge sulla cannabis medica, i primi coraggiosi imprenditori aprivano i primi grow shop, mentre gli attivisti organizzavano secret cup diventate leggenda, ben oltre i confini nazionali.
D’altra parte la canapa ha un rapporto millenario con il nostro Paese, e una diffusione culturale e sociale che non si può spezzare a tavolino, arrivata ben prima del vino che il governo glorifica appena può, facendo finta che l’alcol non uccida 17mila italiani l’anno.
Ecco perché anche questo governo – il più a destra della storia italiana dopo Mussolini, che fu il primo a criminalizzare la cannabis – prima o poi, si dovrà arrendere alla realtà: la canapa è nei nostri campi per restarci, qualsiasi legge assurda siano capaci di provare a imporre.
Mentre il nostro pensiero va ad agricoltori e commercianti, che dopo i sacrifici per aver aperto un’attività legale, si sono visti cambiare le carte in tavola da un giorno all’altro, con un atteggiamento indegno per uno Stato di diritto, inizia l’ennesima battaglia legale da combattere a testa alta, senza paura, con la convinzione di essere dalla parte della natura, della scienza e sicuramente dalla parte giusta di questa brutta storia.

PARTE LA NOTIFICA AL TRIBUNALE CIVILE
Si parte dal tribunale civile, quello per ora competente, con un’azione di accertamento, in attesa di andare direttamente al Tar quando ci saranno i primi provvedimenti amministrativi di chiusura (la camera di commercio che toglie l’oggetto sociale o l’Usl che impone una chiusura).
Lo scopo è quello di chiedere un accertamento per capire se la norma contenuta nel decreto sicurezza sia incompatibile con la normativa comunitaria o costituzionale.
E quindi le associazioni Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia si sono affidate agli avvocati Giacomo Bulleri e Giuseppe Libutti, per chiedere la disapplicazione del decreto perché non è stata fatta la notifica al Tris, e, in subordine, di rimettere la questione pregiudiziale o per la mancata comunicazione, o perché la legge viola gli articoli dell’Unione europea sul libero scambio di merci e la concorrenza leale.
LA NUOVA RISPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Nei giorni precedenti Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia, aveva inviato una mail al Tris per evidenziare la mancata segnalazione del governo per una legge che può incidere sul libero scambio di merci nell’Unione europea. “Mi hanno risposto dicendo che, se il governo non ha fatto la segnalazione al Tris, possiamo andare in un tribunale ordinario e chiedere che la legge venga disapplicata“, spiega Desiante a Dolce Vita. Ecco come nasce la nuova azione legale, la prima di una lunga serie.
Nella risposta infatti la Commissione europea spiega di aver “consultato le autorità italiane in merito alla non omologazione del disegno di legge italiano, in particolare l’articolo 18 dell’A.S. 1236 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, attualmente in discussione al Senato italiano”, e di non aver ricevuto risposta. Poi, dopo aver ricordato dei precedenti favorevoli, spiega appunto che i privati possono invocare l’intervento del tribunale, “il quale deve rifiutare di applicare una regola tecnica nazionale adottata in violazione dell’obbligo di notifica o del termine di prescrizione previsto”.
LA BATTAGLIA FINALE
“In un modo o nell’altro, credo che affronteremo la questione una volta per tutte”, sottolinea a Dolce Vita l’avvocato Giacomo Bulleri. “L’infiorescenza di canapa sotto lo 0,3 è un prodotto agricolo o una droga? Tutte le azioni che partiranno a seguito del decreto sicurezza porteranno ad una decisione definitiva, o quantomeno, usciremo dal limbo che dura da 8 anni”.