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Canapa e infiorescenze: accantonato l’emendamento che vorrebbe vietarle

È accaduto ieri durante la votazione del ddl Sicurezza

emendamento infiorescenze
Colpo di scena durante la votazione del ddl sicurezza, quello dove era stato inserito l’emendamento che avrebbe reso illegale la produzione e commercializzazione di infiorescenze di canapa: l’emendamento, infatti, è stato momentaneamente accantonato.

Nonostante la possibilità che venga riconsiderato più avanti, visto che non è stato ritirato, ma solo accantonato, le associazioni di settore e quelle agricole più in generale hanno espresso la propria soddisfazione.

EMENDAMENTO ACCANTONATO: LE REAZIONI DI CSI E COPAGRI

“Grazie al supporto delle principali organizzazioni agricole come CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, i florovivaisti, le regioni, le parti sociali e gli imprenditori, siamo riusciti a ottenere l’accantonamento dell’emendamento 13.06 al DDL Sicurezza, che tentava di vietare la canapa industriale. Questo risultato è stato raggiunto attraverso uno sforzo congiunto per far comprendere che il provvedimento non avrebbe riguardato l’uso ricreativo della canapa, maavrebbe bloccato tutte le potenzialità e gli sviluppi industriali di un prodotto artigianale” è il commento di Canapa Sativa Italia (CSI), associazione di settore per la canapa industriale.

A cui si aggiunge quello di Tommaso Battista, presidente di Copagri, associazione che si era scagliata contro l’emendamento: “Nel ringraziare tutti i parlamentari che hanno accolto l’accorato appello della filiera canapicola a valutare nel dettaglio le molteplici e negative ricadute di un simile intervento, e nell’auspicare che il suddetto emendamento non veda la luce, ribadiamo che oggetto del divieto sono anche i fiori di canapa con un contenuto di THC inferiore allo 0,2%, che oltre a essere consentiti dalla normativa comunitaria sono privi di qualsivoglia efficacia drogante, come chiarito da una recente sentenza della Corte di Giustizia Ue”.

RESTA IL NODO DEL DECRETO SUL CBD

“Questa evoluzione, che esclude, pertanto, allo stato, ogni valutazione di merito dell’Emendamento 13.06 al DDL Sicurezza, induce a ritenere la validità dell’eccezione per cui si sosteneva e si sostiene tuttora che la scelta normativa non era fondata su alcuna evidenza giuridico-scientifica”, sottolinea invece l’avvocato Carlo Alberto Zaina, esperto di settore.

“Tutti ora festeggiano, ma dimenticano il problema principale, che è quello relativo alla pubblicazione sulla GU n. 157 del DM che inserisce il CBD (e tutte le sostanze da esso derivate per uso orale) nelle tabelle dei medicinali di cui all’art. 14 Dpr 309/90. Questa scelta, in pratica, blocca indebitamente, a partire dal 27 luglio il libero commercio di prodotti a base di CBD”.

“È evidente – continua Zaina – che l’intervento sul CBD appaia ancor più radicale di quello contenuto nell’emendamento, posto che anche un cannabinoide privo di psicoattività, viene, in concreto collocato – senza giustificazione di sorta – nel novero delle sostanze vietate, o, comunque, per la commercializzazione delle quali appare necessaria la forca caudina dell’autorizzazione ministeriale. Dunque, nella fattispecie, temo che il ritiro dell’emendamento sia solo una temporanea mossa strategica, concepita per distrarre il fronte dei coltivatori-commercianti dalla questione fondamentale”.



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