Fumi solo cali? Allora leggi qui
A causa dell’elevata richiesta di cannabis californiana in Europa si è sviluppato un mercato parallelo che commercializza la cali spacciandola per originale
“Fumo solo cali”, “la cali è la migliore”, “compro solo cali”: spesso leggo frasi del genere sui social dove per “cali” ci si riferisce esattamente a cannabis coltivata in California e importata in Europa. Da qualche anno ormai impazza questa nuova moda e la parola cali per molti sembra essere sinonimo di qualità, una garanzia. È davvero così?
Sicuramente la California è stato un modello per il settore cannabico. Dal 1996 è consentito l’uso medico della cannabis e dal 2018 anche l’uso ricreativo, ma va considerato che la coltivazione di cannabis in questa area del mondo ha origini che risalgono almeno al 1800. Tutti conosciamo The Emerald Triangle, la regione con la più alta produzione di tutti gli States che comprende Mendocino, Humboldt e Trinity County dove è possibile lavorare con grossi investimenti e una professionalità che l’illegalità in Europa purtroppo non consente, soprattutto nel campo del breeding. In California sono nate genetiche che hanno segnato enormi cambiamenti, strain come Chemdog, Girl Scout Cookies o Zkittlez da cui derivano i cross più famosi degli ultimi anni che si sono imposti sul mercato mondiale, rivoluzionando terpeni, effetto e aspetto delle cime a cui eravamo abituati.
L’abbreviazione “cali” è così entrata nel linguaggio comune dei fumatori italiani che, sperando di provare questi nuovi strain, spesso cadono in banali truffe. Anche se l’importazione di cannabis dagli Stati Uniti non è assolutamente consentita in Europa qualcuno è riuscito lo stesso a far arrivare le famose genetiche californiane anche in Italia, dove la domanda è salita esponenzialmente. I dispensari californiani distribuiscono il prodotto agli utenti autorizzati con un packaging caratteristico: apposite bags da 3,5 grammi con tanto di logo e indicazioni sulla genetica, ma dubito fortemente che spediscano illegalmente verso l’Europa, per ovvi motivi. Vista l’elevata richiesta nel nostro paese si è dunque sviluppato un mercato parallelo che commercializza una cannabis made in Europe spacciata per originale californiana, imbustata in bag identiche alle americane, ma di produzione cinese e venduta a prezzi esorbitanti. La percentuale di “cali weed” originale è veramente minima rispetto a quella fake e spesso anche l’originale che arriva non è ottima come dovrebbe. Senza contare che negli Stati Uniti è consentito l’uso dei PGR, ormoni sintetici con effetti dannosi sull’ambiente e molto probabilmente anche sui consumatori, che conferiscono alle cime l’aspetto molto compatto e quasi innaturale tipico della cali. La cannabis che viene importata non è quasi mai come appare sulle immagini social.
La voglia di provare nuovi sapori, nuove genetiche, non deve prevalere sul buon senso. Vale veramente la pena acquistare a prezzi folli “cali weed” probabilmente coltivata in Spagna o Inghilterra solo per tendenza? Oggi il settore cannabico ha fatto grandi passi avanti anche nel vecchio continente ed è possibile fumare marijuana ottima, magari biologica e quindi priva di prodotti chimici sintetici, coltivata in Europa e a costi nettamente inferiori. Non soffermarsi solo sulla provenienza o sul packaging è importate per dare spazio ad altri aspetti fondamentali quali il profilo terpenico spesso più ricercato dell’effetto stesso e sicuramente in primis l’assenza di fertilizzanti e pesticidi chimici dannosi. Un po’ come per il vino sono molteplici gli aspetti che ricercano i consumatori e il paese di provenienza non è determinante. Non ripetete a pappagallo frasi lette su Instagram o ascoltate su qualche canzone trap. “Fumo solo cali” non ha senso perché cali non è sinonimo di qualità e non è una garanzia, come può invece esserlo un grower di cui vi fidate.
Fumare “solo erba buona” è forse la frase più giusta.
A cura di Hilde Cinnamon
Grower residente a Barcellona. Ha un cultivo, un’associazione cannabica e una selezione di genetiche più che rispettabile. Instagram: @hilde.cinnamon