Cala il sipario su Montesarchio in Fermento: il bilancio
La percezione della riuscita di un evento spesso è filtrata da piccole semplici cose: i sorrisi della gente, il puro divertimento sotto qualche goccia di pioggia, un clima amichevole e al contempo professionale, i piacevoli ricordi ancora nitidi quando tutto è oramai rientrato alla normalità.
Montesarchio in Fermento è una rassegna anagraficamente giovane, che nella scorsa settimana ha spento solo la sua terza candelina. Nonostante il percorso sia ancora alle prime battute, ha già saputo donare la sensazione di un progetto compiuto, con un chiaro input artistico. Un cartellone mai banale, una proposta variegata ma con un cuore che pulsa sui ritmi in levare e sulle declinazioni più nobili della musica black.
Edutainment è la parola chiave secondo la leggenda dell’hip hop KRS One. La crasi tra le parole entertainment (divertimento) ed education genera la missione che ogni artista deve portare a termine: educare divertendo. Una lezione appresa appieno da chi ha voluto mescolare entrambe le prospettive in un’unica proposta: Montesarchio in Fermento ha saputo riunire sullo stesso palco l’educazione dei pionieri e la passione di chi ne tramanda con coscienza il messaggio.
Se delle importanti esibizioni di Mascarimirì, in apertura di rassegna, e Ciccio Merolla con la sua band, ne abbiamo già detto qui, le attese sono state più che confermate dal resto degli artisti. L’apripista di un intenso weekend è stata la frizzante esibizione di Wena, in forma smagliante con i suoi Souldiers. La soul singer ha proposto brani estratti dal suo disco “A part of me” e alcune cover, con una performance che ha reso merito ad una voce debordante. In chiusura, il dj set di Katzuma ha fatto piovere del sapido funk sulle teste dei presenti, che si dividevano equamente tra nuovi supporter e tra chi lo conosceva come Deda, ovvero come chi ha contribuito a creare e diffondere l’hip hop in Italia 25 anni fa.
Il venerdì si è aperto con un gustoso antipasto offerto da Ciccio Sciò: una buona oretta di chicche selezionate tra il meglio del rocksteady e del roots jamaicano. Il pubblico si è surriscaldato a dovere per l’avvento degli attesissimi Funky Pushertz, bravi a sfornare pietanze che hanno saziato tutti gli stomaci, in una grande abbuffata di odori e sapori. Per non farsi mancare nulla, Ciccio Sciò ha imbandito anche il dessert, servito rigorosamente su supporti in vinile.
Sabato notte, il palco di Montesarchio ha ospitato un pezzo di storia della musica napoletana e italiana: il dj set di Massimiliano Jovine aka JRM ha aperto le danze del 99 Circus, infiammato poi dallo street rap dei Sangue Mostro. Vecchi e nuovi brani del repertorio, con un paio di preziosi back in the days che hanno riecheggiato i tempi di “Persi nella giungla” e “Il bambino cattivo”. Chiusura affidata al dj set di O Zulù, che più che selezionare e mixare brani, ha miscelato tappeti sonori per i suoi maggiori successi: da “Napoli” a “Curre curre guagliò”, non disdegnando le produzioni firmate Al Mukawama.
La chiusura di domenica è stata affidata ai fiorentini Tamales de Chipil: migliaia le presenze totali conteggiate a piazza La Garde, teatro di un evento che è stato una grande prova di coraggio e di qualità da parte dell’organizzazione. Sperando tutti che diventi una piacevole costante!
(Qui tutte le foto della manifestazione)