Caccia: sport, hobby, sopravvivenza? No, carneficina!
Lo sport, per definizione, è quell’insieme di attività, individuali o collettive, atte a sviluppare determinate capacità psicomotorie, a scopo di semplice svago, competizione, ma anche svolte a fini salutari. Aggiungerei: lo sport non uccide. La caccia, invece, sì. I cacciatori non si allenano con innocui attrezzi ginnici; un fucile non è un pallone, una racchetta o un paio di sci. Mi chiedo, come possa essere considerata una disciplina sportiva, un’attività che miete vittime animali e umane! Se non è uno sport allora è un hobby! Possiamo annoverarlo tra questi? Viene praticata nel tempo libero come qualsiasi altro passatempo, certo, ma gli hobby si esercitano per piacere, per divertimento. Uccideremmo qualcuno per diletto? Certamente no e allora la caccia non può essere definita un hobby, spiacente! Se non è uno sport, se non è un hobby, cos’è la caccia? Serve, forse, alla sopravvivenza delle persone che la praticano? Assolutamente no e vorrei sottolineare, che spesso, i cacciatori, non si nutrono della carne delle prede cacciate ma le usano come “trofei” per farsi un selfie da pubblicare sui social. Se non è sopravvivenza, se non è uno sport, se non è un hobby, cos’è allora la caccia? Una carneficina!
Ogni anno i cacciatori uccidono milioni di animali innocenti, migliaia di gatti domestici e migliaia di cani, colleghi di caccia, passanti, ecc. La passata stagione venatoria conclusasi lo scorso gennaio, si è chiusa con un bilancio nero: una strage di animali, danni incalcolabili all’ambiente, vittime tra i cacciatori e la gente comune. I dati forniti ogni anno dall’associazione Vittime della Caccia, ricavati dalla stampa locale, parlano chiaro: «105 tra morti e feriti, tra i cacciatori, per armi da caccia nell’arco di quasi cinque mesi, 11 morti e 28 feriti, invece, tra i civili». L’associazione «non riesce più a soddisfare le richieste di aiuto e consigli per la mole di SOS che gli arrivano. Troppi i casi segnalati, troppe le illegalità che oramai emergono sistematicamente dalle testimonianze delle famiglie allarmate per la propria sicurezza, quella dei propri cari, animali compresi». Anche quest’anno gli incidenti sono già tanti: un ragazzino di 12 anni è stato impallinato mentre passeggiava con il fratellino e i genitori, una donna incinta è stata ferita mentre camminava su una pista ciclabile, un pensionato colpito mentre raccoglieva la frutta nel proprio podere, una donna è stata investita dai pallini di quattro personaggi armati in mimetica, un’altra donna è stata colpita alla testa all’interno della propria automobile da un appostamento fisso. Tra le ultime vittime anche una ciclista, ferita ad una gamba, a un braccio e al fianco da un incauto cacciatore che puntava a colpire una lepre.
Siamo davvero stanchi dei soprusi dei cacciatori armati sino ai denti; siamo snervati dall’indifferenza e assenza delle istituzioni che dovrebbero prendere provvedimenti seri e concreti per la sicurezza pubblica; tacciono, invece, piegandosi alla lobby delle armi e dei cacciatori. I politici non dovrebbero autorizzare la caccia per soddisfare il desiderio ludico di una minoranza di cittadini a discapito degli altri animali, perché ricordiamoci che sono loro le numerose vittime di questa crudele attività. «Nonostante la stagione di caccia si chiuda formalmente a fine gennaio, non c’è pace per gli animali selvatici, moltissimi continuano infatti ad essere uccisi per tutto il corso dell’anno: le volpi con i loro cuccioli, nutrie, daini, caprioli, colombi cadranno a migliaia sotto il piombo dei cacciatori, il più delle volte senza alcuna motivazione scientifica se non il chiaro intento della classe politica di raccogliere i voti dei cacciatori», denuncia la LAV. Non è, a mio avviso, nemmeno accettabile la caccia di selezione, quella praticata per proteggere un ecosistema fragile. Gli squilibri sono sempre determinati dalle azioni dell’uomo, il quale dovrebbe risolverli non imbracciando un fucile ma prevenendo certe situazioni. Diverse specie sono state introdotte a scopo venatorio come il caso del cinghiale ungherese, che essendo più prolifero e più grande del nostrano, lo sta annientando. Noi siamo gli artefici e carnefici allo stesso tempo di tante mattanze. «La furia dei cacciatori è così cieca da oscurare la loro vista e i loro cuori, altrimenti non chiamerebbero “trofeo” quello che è un cadavere, né “sport” quello che è un assassinio. Noi chiediamo al ministero dell’Interno la sospensione della caccia perché è un’attività letale per tutti», commenta la LAV. Il 74,3% della popolazione italiana risulta contraria alla caccia secondo il Rapporto Italia 2014, l’indagine presentata ogni anno dall’agenzia Eurispes. Tre italiani su quattro sono favorevoli alla messa al bando della pratica venatoria.