Broke N Spuork – Rotto e Sporco (recensione)
Vivere quotidianamente la scena rap napoletana significa tenere a bada di volta in volta brani sfornati con una regolarità invidiabile, collaborazioni improvvisate, homemade video e ragazzi che si uniscono in crew d’altri tempi. Insomma, quelle piccole cose che certificano e cementificano una realtà radicata che ciclicamente ritrova nuova linfa e rinsavisce dopo periodi di magra. Un’imponente spinta dal basso, determinata in particolare dalle nuove leve, ha ricreato una scena fortissima fondata, come poche volte prima d’ora, sul connubio sempre più stretto tra “vecchia” e “nuova” scuola.
Oltre ai videoclip amatoriali, i web bangers e i prodotti semi-ufficiali, gran parte del merito proviene da una serie di dischi che piazzano sulla mappa rapper molto interessanti, giovani ma con un bagaglio di esperienza importante. È il caso di Oyoshe e Dekasettimo, alias Broke N Spuork. Il primo, mc e producer, ha già all’attivo due dischi da beatmaker (culminati nel suo secondo capitolo di Bring da Noise II, completato da rapper statunitensi), beat battle internazionali e vari progetti con le crew Cianuro Prod. e U.F.O. Rap Team. Dekasettimo condivide con il compare entrambi i team; la sua gavetta si è alternata tra live show e il notevole attivismo nella pubblicazioni di singoli e lavori estemporanei (in ultimo, l’ep Bene & Male). Poco più che ventenni, ma con una credibilità alle spalle che molti sognano.
Questi i presupposti per la nascita di un disco che li unisse ufficialmente sotto il nome Broke N Spuork, traduzione anglo-partenopea di quello che è poi il titolo del lavoro, “Rotto e Sporco”. Un album di due ventenni, si diceva. Ben sappiamo che a quest’età personalità, stile e delivery solitamente sono ancora in formazione, non sono fattori compiuti. Eppure Oyo e Deka danno sempre un senso di completezza. Metricamente impeccabili, ottimo flow, stile di scrittura fortemente personale; alle macchine Oyoshe si esalta nel sampling, infondendo un taglio sempre classico al boom bap. Senza mai risultare monocordi, capaci di districarsi solo nell’aspetto più underground della faccenda: tutt’altro. In “Rotto e Sporco” i due hanno cercato di infondere un respiro più ampio, che avesse spirito critico, la giusta dose di divertimento ed una visione molto matura della realtà che li circonda, che, in primis, è quella di Napoli. La metropoli partenopea ricorre nelle loro liriche non sottoforma di ghetto: Oyo e Deka, senza piangersi addosso, rivoltano a proprio favore le difficoltà strutturali della metropoli partenopea e ne escono con grande personalità.
È puro underground rap. C’è spazio per lo storytelling, il lato più umorale, la ganja. C’è Speaker Cenzou che gli rende il testimone, per il sequel di “Fino a mo” (brano contenuto nel suo Malastrada), con una strofa epocale. C’è Clementino e Primo Brown e qualche socio di vecchia data, come O’Tre e Sho. C’è qualche americano già in collaborazione con Oyoshe, C Raine e Serum. C’è qualche leggera sbavatura, sicuramente, ma lo spirito con cui questi ragazzi si approcciano al primo disco assieme è da veterani. C’è un nome nuovo sulla mappa del rap italiano, nuovamente da Napoli. Ed è da seguire
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Nicola Pirozzi