Breve guida alla bioplastica
La bioplastica è un tipo di materiale che può essere biodegradabile oppure che può derivare da materie prime vegetali rinnovabili. In alcuni casi, possiede entrambe le proprietà. Mais, frumento, farina, barbabietola e cereali sono alcuni tra i materiali organici dai quali ricavare la bioplastica e consentono al prodotto di essere completamente assorbito dal terreno, quindi di dissolversi grazie all’azione degli agenti naturali.
Questo nuovo materiale non ha nulla a che vedere con la plastica tradizionale o sintetica, la quale è prodotta a partire dal petrolio e diventa, a tutti gli effetti, un sottoprodotto della filiera del greggio. Inoltre, il suo periodo di decomposizione è lunghissimo: basti pensare che una bottiglia di plastica finita in mare necessita di 400 anni prima che i batteri riescano ad attaccarla efficacemente.
I materiali in bioplastica, invece, richiedono solo qualche mese per venire biodegradati e non rendono sterile il terreno, al contrario alcuni tipi di bioplastiche consentono di ricavarne concime fertilizzante dopo l’uso. Uno fra gli esempi più significativi è l’utilizzo della bioplastica in agricoltura per la pacciamatura, il metodo col quale si ricopre il terreno con uno strato di materiale per impedire la crescita delle erbacce: il biotelo risolve lo smaltimento dei rifiuti perché la pellicola viene lasciata a decomporsi in modo naturale.
Anche in tema di smaltimento rifiuti l’utilizzo esclusivo della bioplastica, oltre che fare bene all’ambiente, fa risparmiare anche tempo, denaro e attrezzature: i rifiuti bio possono essere depositati in una discarica, vista la loro rapida decomposizione. Questo tipo di smaltimento sarebbe più vantaggioso rispetto alla termovalorizzazione perché richiederebbe meno energia e meno processi: una tonnellata di bioplastica impiegherebbe tra i 5 e i 10 minuti per essere compressa e, non essendo un processo chimico ma meccanico, non rilascerebbe fumi tossici nell’atmosfera.
Inoltre, sappiamo bene come, col trascorrere del tempo, i contenitori alimentari rilascino sostanze nocive che possono essere assorbite dai cibi stessi, come accade per esempio con le bibite in lattina. Con contenitori bio ciò non accadrebbe perché l’unica cosa che possono rilasciare è amido di mais, senza alterare il gusto dei prodotti e senza pericolo di intossicazione.
Jessica Ingrami
www.tuttogreen.it