Breakdance: Cypher
Come in ogni famiglia c’è un proprio capofamiglia, metaforicamente nel breaking si può attribuire questo importante ruolo al Cerchio, lo scrivo con la C maiuscola perchè è di fatto un’istituzione. Già negli anni Settanta il locker ed il popper irrompono nelle piste con il loro stile che attira l’attenzione, interrompendo la danza degli altri che si fermano a guardarli e naturalmente si dispongono in un cerchio che abbraccia la scena e consente a tutti di assistere allo spettacolo e sentirsi ugualmente coinvolti nel ritmo.
Specificamente nel breaking il cerchio nasce come necessità del b-boy di avere lo spazio necessario per eseguire i suoi passi estesi nello spazio, tant’è vero che il classico del toprock (braccia che a ritmo di cassa e rullante disegnano semicerchi nell’aria) pare nato proprio come un invito informale a fare spazio, ed in una ressa è il cerchio ad emergere automaticamente. Nel cerchio il b-boy e la b-girl possono vedere tutti e tutti li possono guardare, situazione perfetta per esibire i propri talenti e per lanciare sfide. Come nelle danze tribali dove non solo il centro ma anche la cornice balla, così nel cerchio creato per strada o in un club oltre al protagonista in assolo, anche chi lo guarda partecipa alla sua danza seguendo con il suo flow i passi, entusiasmandosi ad ogni evoluzione o preparandosi un’entrata ad effetto appena si libererà l’ambito posto centrale.
Il cerchio è molto democratico: entra chi vuole, quanto vuole e come vuole, in base al contesto varia l’energia che si respira e la spettacolarità dei protagonisti, così in strada può farvi parte il padre di passaggio con la famiglia in giro per la passeggiata domenicale in centro che per rompere i suoi soliti schemi mostra l’elettroboogie che ha imparato in gioventù o se il cerchio è nella pausa di un contest è condivisione di una passione per cui tutti hanno affrontato un viaggio e le sue spese pur di essere presenti, ma soprattutto occasione per i nuovi adepti di vedere al di fuori dalla sfida ballerini che ammira e se lo decide potersi far vedere.
Il cerchio rappresenta il terrore dei timidi ed inesperti che magari incitati dai compagni di crew o dagli amici temono il momento di entrata in quel palco urbano, è adorato da chi ha poche occasioni di sentirsi ammirato e al centro dell’attenzione nella vita quotidiana, è luogo di sfida per chi ha lasciato qualche boccone amaro nelle bocche altrui ma soprattutto è gioiosa condivisione di quel tum e quel ciack che nella loro semplicità hanno scatenato la fantasia del dj, che spesso nel cerchio trova ispirazioni nuove e le interpreta per chi balla in quel momento. Il cerchio aiuta, chi ha fatto della Breakdance uno stile di vita, ad affrontare con più sicurezza situazioni che lo intimidiscono, il trasporto dal mondo dell’Hip hop a quello quotidiano è sempre in agguato e quindi come si cerca un pò di sicurezza prima di entrare in un cerchio, soprattutto se molto popolato, e la si trova perchè l’amore per il ballo vince su ogni titubanza così in certe situazioni il pensare ai cerchi che si sono fatti aiuta a buttarsi nelle situazioni più disparate, da un esame universitario ad un colloquio di lavoro, cosa che è successa proprio ad alcuni miei allievi. Nel cerchio hai l’occasione di mostrare a tutti il risultato delle ore di lavoro per imparare alcuni passi, del proprio talento che si esprime in un flow originale e stiloso e di conoscere e farti conoscere.
Il cerchio è come un biglietto da visita per un professionista e diventa l’indice valutativo della situazione Hip hop in cui ci si trova: se il cerchio si crea spontaneamente o viene promosso c’è genuinità e rispetto, se viene ostacolato o snobbato vade retro, meglio uscire e crearlo in strada. Il cerchio è una splendida illusione: chi lo vive da protagonista e vede il coinvolgimento di chi lo circonda si sente l’ombelico del mondo, chi guarda ma per carattere o preparazione non se la sente di entrare non è comunque escluso ma resta un anello della catena ed é protagonista a metà.
La breakdance è la tela bianca ed il cerchio la sua tavolozza che inesorabilmente vede variare i suoi colori in base al pennello che li stende.
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Andrea Giuliano aka MisterX