Ieri in Brasile c’è stato un golpe contro la democrazia?
Ho assistito in diretta streaming al voto della Camera brasiliana a favore dell’impeachment della presidente Dilma. Uno spettacolo allucinante, un documento storico e drammatico su quanto sia profonda la crisi della politica e della democrazia in quel paese e nel mondo.
A presiedere l’assemblea il suo presidente, Edoardo Cunha, plurinquisito per corruzione e titolare con vari familiari di più conti milionari in banche estere. A lui si sono rivolti con rispetto i deputati che hanno votato si, riconoscendo la sua leadership.
Non poteva essere diversamente. Il parlamento brasiliano attuale è il più conservatore e corrotto della recente storia della democrazia di quel paese. Più della metà di quei deputati è inquisita per corruzione o altri crimini.
Ognuno di loro ha però votato in nome di Dio e della sua famiglia, in nome di un futuro migliore per il Brasile e contro la corruzione. Un festival osceno della peggiore ipocrisia e del peggior cinismo.
Nessuno di loro ha fatto riferimento alle motivazioni dell’impeachment. Nessuno ha discusso se la presidente Dilma fosse o meno responsabile di un’alterazione criminale dei bilanci dello stato. Tutti sapevano che non lo era. L’importante, tra cori da stadio, era consumare il regicidio. Metter fine al vagabondaggio “retribuito”, cioè ai programmi di spesa sociale e redistribuzione del reddito dell’era Lula.
Ratificata la decisione anche dal Senato, il nuovo potere ha già la sua espressione governativa. In queste settimane si sono consumati tutti gli accordi di spartizione delle cariche e sottoscritta la lista dei nuovi governanti. Si è pagato il conto dell’operazione impeachment.
Presidente diverrà Michael Temer, anche lui sospetto di corruzione. Una beffa incredibile. Se Dilma è responsabile di crimini di bilancio, altrettanto lo è Temer. Eduardo Cunha, espressione dei gruppi imprenditoriali e finanziari più famelici ed aggressivi, sarà’ di fatto il nuovo vice presidente. Povero Brasile…