Brain – BrainStorm II (recensione)
Uno degli ultimi lavori che l’anno oramai concluso ci ha lasciato in dote è il “Brainstorm II”: il secondo episodio in solitaria di Brain non rompe la continuità con il primo, seppure sia quello che ufficializza la sua carriera solista, dopo la chiusura dell’esperienza-Fuoco negli Occhi. Un lavoro ancora una volta coerente con tutta la carriera fieramente underground dell’mc bolognese, e con il processo che l’ha portato nuovamente a fare i conti col proprio cervello e con l’urgenza di mettere penna su carta.
Il mood è quello del disco apripista, il primo “Brainstorm”: flussi di coscienza che seguono un filo conduttore, per altro suddiviso in capitoli abilmente e saggiamente annunciati dalla voce onnisciente di Murubutu. Il rapping di Brain rimane quello esuberante influenzato dalla migliore tradizione bolognese, il suo stile-freestyle non è improvvisazione fine a se stessa, ma fretta nel voler sciorinare ansie, ironie e quotidianità di un 30enne con famiglia a carico. “Brainstorm II” sale con gli ascolti, grazie ai quali si apprezzano le molteplici sfumature di un lavoro artisticamente e umanamente maturo, con un concept di base piuttosto serio e inusuale.
Brain è diretto ed efficace quando canalizza la sua rabbia della title track, è metaforico quando si fa accompagnare da Paura e Rischio in “Insect Appeal”, sentito e viscerale quando descrive la sua Bulagna come la migliore delle guide di strada. Usa bene l’autoironia in “V.I.P.”, simpatico esperimento con la moglie Micha Soul, ma non disdegna attimi di serietà nella “Storia di un impiegato” e nel ricordare il genio borderline di Van Gogh ne “Il regalo di Vincent”. Senza dimenticare di essere un mc di ottime delivery, messe a dura prova da fenomeni del tecnicismo come i Kmaiuscola in “Domilafasi” (Fulo clamoroso!). Il pezzo trainante è “Carta e Penna”, dove su un’ipnotica produzione di Yazee, Brain si giova della collaborazione di una delle migliori penne del nostro rap, Claver Gold, per una dichiarazione d’amore all’intimo processo di scrittura.
Non sarà il disco dei grandi numeri, ma un ulteriore tassello per l’hip hop underground: fin quando la qualità rimarrà questa, questa musica non sarà mai anonima per un uditorio serio e maturo.
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