Blu dipinge l’ex caserma occupata: un atto politico in un mare di street artist
Nel mare Blu della street art contemporanea, c’è ancora chi usa il proprio talento per lanciare messaggi. Blu, come una scheggia impazzita in un sistema che non riesce a contenerlo, non fa pezzi, non fa murales né graffiti, non dipinge e non fa proclami. Crea barricate artistiche per proteggere chi non ha niente se non una battaglia da portare avanti. E’ successo a Bologna al centro sociale XM24 dove in un incontro pubblico i Wu Ming hanno spiegato l’affresco come un gesto di guerriglia artistica che ha posto un serio problema all’amministrazione comunale che voleva demolirne una parte del centro sociale per fare una rotonda. E’ successo a Roma a casa Alexis, un edificio abbandonato degli anni ’20 di recente occupato da un gruppo di studenti, ed è risuccesso a Roma, all’ex caserma dell’aeronautica, occupata dal 2003: 200 famiglie per un totale di circa 500 invisibili che abitano quello che fino a ieri era un palazzone anonimo bisognoso di essere ristrutturato, e oggi sta diventando uno degli esempi più belli di arte contemporanea in Italia.
Perché è questo il senso di quello che fa Blu: presentarsi senza bozzetti, senza sponsor e senza soldi e soprattutto senza permessi – “voglio farlo illegalmente perché è così che funziona”, spiega in questi casi – sbattendo in faccia a tutti i paradossi che siamo costretti a vivere quotidianamente, ma dei quali ci dimenticheremmo volentieri. Il tutto nell’ottica di combattere quel fenomeno conosciuto come gentrificazione, brutta parola che identifica l’ancor più brutto fenomeno che vede protagonisti ricchi e immobiliaristi acquistare pezzi di interi quartieri poveri per farli diventare “cool”, col risultato di svuotarne l’anima.
Ma le storie a lieto fine sono rare nella realtà, per cui accade che come in ogni classica favola faccia il suo ingresso il cattivo di turno. In questo caso i vigili, presenti con tanto di gabbiotto in via Ostiense. Richiamati dalle segnalazioni dei vicini accorrono a fare interrompere i lavori. Blu dipinge senza protezioni, e soprattutto non ci sono i permessi. E anche se ci fosse stata la possibilità di averli, abbiamo già detto come l’artista la pensi a riguardo. I soldi è l’art system allontanano l’ispirazione e lui lavora senza sosta per mantenere acceso quel sacro fuoco che gli brucia dentro, facendo fatica a non scottarsi. Diffidente, non vive certo questo peso in modo sereno. Anzi, a disagio, continua nella sua battaglia solitaria, chiedendo di non essere associato a nessun movimento e visibilmente scocciato nel momento in cui qualcuno lo riprende o fotografa mentre dipinge, tanto da aver urlato, disperato, ad un passante che: “se continuate così dovrò smettere di dipingere”. Fatto sta che il proposito iniziale sembra diventare l’inizio di un finale drammatico. Perché a questo punto l’aeronautica si fa viva e chiede che le vengano saldati i conti di luce e acqua derivanti da anni di occupazione.
In questo punto della vicenda si inserisce un articolo pubblicato da Repubblica a firma di Flaminia Savelli che spiega sommariamente la storia, definendo Blu – che ha affrescato un’intera facciata della Tate Modern di Londra e sull’Observer è stato inserito tra gli autori delle 10 migliori opere d’arte di strada al mondo – un imbianchino (in realtà lui si era presentato così alle forze dell’ordine che volevano identificarlo) e tralasciando, prima della correzioni, il fatto che fossero stati proprio gli occupanti a chiederne la realizzazione. Poi, in una versione online successiva, riporta le parole di Luca Faggiano, uno dei rappresentanti del coordinamento cittadino “Lotta per la casa”: “Chiedere a un artista del suo spessore di ridipingere la facciata è stata una sfida: non vogliamo più quel muro grigio ma una città più aperta, quel luogo è di tutti. E il murales che giorno dopo giorno la sta colorando è la dimostrazione”.
Ora l’intero perimetro è stato transennato per la messa in sicurezza. Il presidente dell’XI Municipio di Roma Andrea Catarci, da sempre disponibile per gli interventi realizzati fino ad ora nel quartiere, non sa dare certezze sul futuro dell’opera: “Stiamo completando un altro intervento pubblico a Roma facendo dipingere il ponte pedonale che collega via degli Argonauti a Piazza Vallari (quartieri Ostiense e Garbatella), per la realizzazione di Bridge Gallery, una sorta di galleria di street art all’aperto, a conferma della nostra disponibilità e apertura a progetti di questo tipo. Ma l’ex caserma è una situazione particolare”. Per quel che riguarda il dipinto, la presenza di un soggetto simile al famoso “Hombre Banano” dipinto all’Avenida Bolivar in Sudamerica nel 2005 diventa quasi una firma che crea un filo diretto con lo stesso clima di ribellione sudamericano nella lotta al diritto all’abitazione.
Quando fu chiamato in occasione della mitica “Art in the street di Los Angeles” nel 2011 a dipingere un’intera facciata del MOCA, in America, dove dal 1991 il rimpatrio delle salme dei soldati uccisi in guerra non deve essere visto dal pubblico per non fiaccare il “morale” della nazione, ha ben pensato di riempire la facciata con 150 bare di soldati avvolte in una banconota da un dollaro invece che nella bandiera a stelle e strisce. La reazione di Jeffrey Deitch, direttore del museo e moderno Ponzio Pilato dell’arte americana? Ha fatto cancellare il disegno. Speriamo che l’amministrazione del sindaco Marino si dimostri più illuminata.
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Mario Catania