Psiconauta

Black Mirror sotto acido: viaggio oltre le porte della percezione

Black Mirror sotto acido: viaggio oltre le porte della percezioneIl 19 aprile 1943, un chimico svizzero sperimenta visioni coloratissime, percezioni di realtà parallele, terrori, euforie, distacchi dalla realtà e altri effetti sorprendenti. L’uomo si chiama Albert Hofmann e la sua è la cronaca della prima assunzione volontaria di Lsd della storia.

Dieci anni dopo toccherà a un romanziere, Aldous Huxley, portare avanti il discorso con “Le porte della percezione”, il libro scritto dopo aver assunto mescalina che sarebbe diventato una sorta di manifesto della cultura psichedelica e avrebbe ispirato il nome dei Doors. È qui che lo scrittore, fino ad allora uno dei più fieri oppositori dell’alterazione di coscienza tramite la chimica, descrisse le esperienze psichedeliche dovute agli allucinogeni come reali e in grado di aprire a una realtà invisibile.

In “Black Mirror: Bandersnatch”, l’ultimo capitolo della serie di Charlie Brooker, che negli anni ci ha spesso sorpreso anticipando tendenze sul futuro, si cita esplicitamente il libro di Huxley a mo’ di esempio di quello che verrà mostrato di lì a poco, la messa in scena, appunto, di un’esperienza psichedelica. In questo film interattivo ambientato nel 1984, il protagonista è un giovane appassionato di videogiochi che ne sta scrivendo uno ispirato a un librogame di culto, lisergico e maledetto. Il ragazzo, sotto psicofarmaci e in cura da una psicologa a causa di un trauma che lo condiziona da sempre, viene iniziato all’Lsd da un programmatore incontrato nell’azienda che gli commissiona il lavoro. L’unica possibilità per lui di aprire gli occhi, risolvere la sua condizione, oltre che il progetto a cui si dedica giorno e notte, è sfondare i limiti della percezione, lasciare che gli acidi gli rivelino la vera struttura del mondo. Questa gli appare fatta di altre realtà.

Spesso le opere di fantascienza nella letteratura, nel cinema e nelle serie televisive hanno esplorato il multiverso, l’ipotesi controversa e non dimostrata che esistano dimensioni parallele a quelle che viviamo e che, per taluni, si influenzano tra loro. Il comune denominatore delle vicende raccontate è la possibilità di viaggiare o di interagire con mondi esistenti nelle varie dimensioni qualcosa di molto simile alle testimonianze di chi ha fatto uso di psichedelici. Questo dipenderebbe da una fase precisa del processo, quella in cui si annulla la dimensione spazio-tempo.

Ne scrive così Agnese Codignola nel libro più completo sull’LSD mai uscito in Italia: «Nella prima fase si hanno le distorsioni sensoriali, molto colorate e strane; nella seconda intervengono le visioni mistiche, anch’esse policromatiche o comunque creative; nella terza sopraggiunge l’ansia, spesso associata a ricordi infantili e al terrore per una morte percepita come prossima; nella quarta, infine, grazie alla Ego dissolution della fase precedente, si giunge alla riorganizzazione del modo di pensare secondo schemi del tutto nuovi». Quel che accade nella fase di Ego dissolution dell’esperienza psichedelica è che la coscienza individuale non esiste più, essendo fusa in una coscienza cosmica, espansa oltre i limiti dell’Io, dello spazio e del tempo. Da qui la possibilità di ripartire, avendo la meglio sui circoli viziosi della nostra mente. Una sorta di nuovo inizio al centro dell’attenzione degli scienziati sulle possibilità terapeutiche di sostanze come il dietilammide-25 dell’acido lisergico.



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