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Il Black Friday non fa bene al pianeta

Il legame tra consumismo e riscaldamento globale è più stretto di quanto sembri. Un invito a riflettere prima di buttarsi negli acquisti

Con il Natale ormai alle porte, saranno milioni gli italiani che approfitteranno dei prezzi stracciati del Black Friday per fare acquisti per sé e per i propri cari. Oggi però siamo sufficientemente informati per continuare ad ignorare gli interrogativi di natura etica, sociale e ambientale che una società dipendente e allo stesso tempo asfissiata da un modello consumista comporta. Parliamo di sprechi, di sfruttamento e inquinamento.

Il Black Friday non fa bene al pianeta

Sono anni che diversi studi ricollegano la produzione di beni e servizi all’immissione nell’ambiente di circa il 60% delle emissioni antropiche, ma il campanello d’allarme non sembra mai essere recepito. La correlazione tra consumismo e riscaldamento globale sembra essere ancora più evidente alla luce di un report pubblicato dall’ONU nel 2020. Secondo lo studio, l’1% più ricco della popolazione emette tante emissioni quanto il 50% più povero, emissioni pro-capita che sono – senza alcuna sorpresa – decisamente più alta nelle nazioni più ricche e soprattutto con i più alti livelli di consumo di beni. I dati risultano ancora più preoccupanti durante i periodi festivi. Per fare un esempio, negli USA, la produzione di rifiuti aumenta di circa il 25% tra il periodo del Ringraziamento e quello natalizio, una crescita che si traduce in una tonnellata di scarti aggiuntiva ogni settimana e nello spreco di una quantità di carta sufficiente a riempire uno stadio di football sia in lunghezza che altezza.

L’aumento delle spese per beni non necessari è talmente rapido da rendere spesso insufficienti le nuove tecnologie per contrastare il riscaldamento globale, problema che fa sorgere un interrogativo fondamentale: per quanto tempo ancora potrà supportarsi un sistema consumistico di queste proporzioni? La risposta non è semplice, e fare una previsione per il futuro lo è ancora meno. Ma una via alternativa esiste. Abbracciare uno stile di vita meno dipendente dal costante acquisto di beni non necessari e più sensibile alle esigenze ecologiche di un pianeta sempre più a rischio potrebbero rivelarsi armi fondamentali per combattere il rapido aumento delle emissioni antropiche. Sarebbe chiaramente ingiusto attribuire tutta la responsabilità ai soli consumatori, ma fare la propria parte, per quanto piccola possa sembrare, è comunque fondamentale.

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