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Bitcoin: la bolla è scoppiata

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Ultimamente, leggendo i giornali e navigando su internet, mi è capitato di incontrare sempre più spesso la parola Bitcoin. Una parola che nasconde un mondo che fino a qualche anno fa sarebbe stato opinabile solo come immaginario.

Il Bitcoin è una moneta digitale creata nel 2009 da un anonimo che risponde al nome fittizio di Satoshi Nakamoto. In sostanza Bitcoin nasce come un software open source, progettato appositamente per poter implementare esso stesso e la rete peer to peer, cioè una rete fatta di nodi non gerarchizzati e quindi difficilmente localizzabile. Questo aspetto fa si che il proprio account sia al sicuro da possibili “transazioni false”, permettendo di effettuare operazioni, in tutte le nazioni, nel completo anonimato e senza controllo da parte di un ente centrale come ad esempio le banche.

I Bitcoin sono generati attraverso internet da chi esegue un’applicazione gratuita chiamata “Bitcoin Miner” (lett. minatore di Bitcoin) affinché i Bitcoin siano sempre creati a ritmo prevedibile e prestabilito. Negli ultimi mesi il valore di questa moneta è salito alle stelle, alcuni affermano che la causa sia nella crisi di Cipro e in una serie tv americana che ne ha parlato facendo scoppiare l’interesse negli utenti, fatto sta che oggi il mercato finanziario dei Bitcoin vale circa 1,3 miliardi di dollari. E’ caratterizzato da fluttuazioni folli ed è un mercato ancora ristretto perché la creazione di nuovi Bitcoin è sottoposta a limitazioni severe. Al momento sono in circolazione 11 milioni di queste cyber-monete, ma le possibilità di spenderle restano ancora ridotte. Ci sono dei siti online che le accettano come mezzi di pagamento (Amazon, Mega, WordPress, etc.), addirittura a Berlino è apparso uno dei primi annunci sulla porta di un pub: qui si accettano Bit Coin.

L’aspetto che stupisce è che a maggio 2012 questa moneta non valeva più di un paio di dollari, agli inizi di aprile 2013 il valore è salito a 270 dollari per poi abbassarsi drasticamente, qualche giorno dopo, a circa 70 dollari. Ed ecco che la “bolla” è scoppiata, dopo un’enorme crescita della quotazione di Bitcoin è avvenuto il drastico crollo. Molti analisti finanziari non si sono meravigliati di questo improvviso ribasso dato che, come ha chiarito Serghey Hestanov, amministratore delegato del gruppo finanziario Alor: “un simile sistema valutario non prevede l’esistenza di un unico organismo di regolamentazione, perciò non è assicurato contro forti oscillazioni”.

Nonostante l’instabilità di questo mercato diverse aziende private hanno già pensato di guadagnare su questo “fenomeno”, infatti in Giappone c’è una società, la Mt. Gox, che si è specializzata nel trading di Bitcoin e gestisce l’80% delle transazioni. A Malta, addirittura, è stato creato perfino un hedge fund (lett. Fondo speculativo) che investe in questa moneta digitale.

La paura di molti, però, è che le banche o le camere di compensazione possano prenderne il controllo, dato che fino ad ora sono stati gli unici ad avere il potere di emettere moneta.

Come di consueto in un’economia normale, a questo punto, entra in gioco la banca centrale che comincia a stampare moneta, riportando le cose in ordine. Ma non esiste una banca centrale dei Bitcoin che possa intervenire e fino a che questo o altri meccanismi simili non saranno introdotti, è difficile pensare che Bitcoin possa diventare qualcosa di più che una curiosità tecnologica.

Acirne

 



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