BISHOP NEHRU & MF DOOM – "NehruvianDOOM" (recensione)
Ho sempre pensato che per recensire un disco fosse necessario ascoltarlo per diversi giorni, fin quando puoi dire di conoscerlo come le tue tasche, nel bene e nel male. Eppure le eccezioni sono sempre dietro l’angolo. Succede ad esempio che un ragazzino diciottenne di New York decida di mandare al diavolo il sound moderno e da classifica, scegliendo di farsi guidare completamente da MF Doom per il suo primo disco ufficiale, creando qualcosa che ti entra nel cranio sin dal primo ascolto. Affidarsi al leggendario membro dei KMD era qualcosa che aveva già provato Joey Bada$$ con il suo bel mixtape “Summer Knights”, ricevendo però dei beat già utilizzati in passato dal Supervillain. L’impresa in effetti sembrava difficile, vista la nota la pigrizia di Doom, specie negli ultimi anni.. tuttavia incredibilmente Bishop è riuscito a trascinarlo nello studio, spingendolo a creare nuova musica e dare forma a questo “NehruvianDOOM”.
Bishop Nehru è un rapper decisamente promettente, non a caso è sotto contratto con la Mass Appeal di Nas. Basta ascoltare le sue rime nel singolo “Darkness” (unico beat riciclato da Mr. Dumile) o nell’incredibile “Om” per farsi un’idea del personaggio: un pezzo di rara potenza, impreziosito dal ritornello di Doom, in cui il ragazzino snocciola rime che suonano quasi da avvertimento per la scena: “If you saying that I ain’t nice / you better think twice I’ve been in my room psyched, with the mic giving advice / Plans of giving my life to the game / They saying that I’m insane attention I’m not paying”.
Il disco è molto breve, appena 8 brani, lunghezza che trovo perfetta quando la qualità è così alta. È praticamente impossibile non restare storditi dalla bellezza di brani come “Caskets”, “Great Things” o “Coming For You”, il cui beat, con i continui cambi di velocità, è sostanzialmente la versione 2014 di “Tick, Tick” uno dei pezzi più belli di “Operation: Doomsday”.
In questo spettacolo musicale c’è un brano che mi ha particolarmente colpito: l’introspettiva “So Alone” in cui sulle grandiose batterie di Doom, Emperor Nehru lega rime pazzesche parlando della sua “solitudine”, anche a livello artistico. Concludo segnalando la bellissima “Disastrous” dove il ragazzino e il Supervillain si passano il microfono, rappando sulla splendida base “cantata”.
Un viaggio breve e potente questo “NehruvianDOOM”, un disco che, sono sicuro, risentirete in loop diverse volte. Se si ama questa musica è impossibile non riascoltare le nuove basi di Doom, o le sue fantastiche rime. Ma soprattutto è difficile restare impassibili di fronte al talento del diciassettenne Bishop Nehru, un ragazzo che meriterebbe di scalare il trono del rap.. ammesso che gli interessi davvero visto che, come dice in “So Alone”: “I know where I can be, but what’s the use of being a King when we die anyway and we can die any day?“. Chapeau, Emperor.
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