Biodegradazione della plastica: ci pensano le camole del miele
La larva della farfalla Galleria mellonella, già conosciuta come camola del miele e usata frequentemente come esca dai pescatori, è in grado di decomporre il polietilene (PE), che con più di un trilione di imballi usati ogni anno è la plastica più utilizzata sulla Terra.
La larva mangiando la plastica è in grado di disgregarla chimicamente attraverso degli enzimi (sono in ancora in corso ulteriori ricerche per comprenderne i passaggi), generando come sottoprodotto del glicole etilenico, comunemente utilizzato come antigelo.
Altri esseri viventi sono in grado di disaggregare il polietilene, ma nessuno alla velocità con la quale le camole divorano un sacchetto di plastica: durante i test gli scienziati calcolarono che 100 bruchi possono mangiare circa 92 mg di plastica in 12 ore, 2,2 gr al giorno, 15,5 gr a settimana.
La scoperta è avvenuta quasi per caso e Federica Bertocchini presso l’Università della Cantabria a Santander, in Spagna ne sta studiando i vari processi interessati nella speranza di riuscire a isolare l’enzima responsabile della degradazione per produrlo sinteticamente su scala industriale.