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La bevanda psichedelica degli antichi egizi svelata da una ricerca

Una bevanda che contiene piante psicoattive, sangue umano e aromi come miele e uva: è la prima conferma scientifica dell'uso di psichedelici negli antichi rituali egizi

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Un evento singolo o una pratica comune per gli antichi egizi nel periodo tolemaico? E questa la domanda alla quale i ricercatori non danno risposta, dopo aver effettuato uno studio straordinario che ha rivelato il cocktail di sostanze psichedeliche contenute nel vaso dedicato al dio Bes conservato presso il Tampa Museum of Art.

“Ricordando il racconto narrato nel Mito dell’Occhio Solare e alla luce dei nostri risultati”, scrivono infatti gli autori nelle conclusioni, “sarebbe possibile dedurre che questo vaso Bes fosse utilizzato per una sorta di rituale di rievocazione di ciò che accadde in un evento significativo del mito egizio. L’estensione dello studio chimico del campionamento ad altri esempi di vasi Bes simili e contemporanei diventa a questo punto fondamentale per accertare se le prove qui discusse fossero un evento raro o singolo, o una pratica diffusa almeno per il periodo tolemaico”.

Il MITO DELL’OCCHIO DI RA

Secondo la mitologia egizia l’Occhio di Ra era un’entità vivente, spesso rappresentata come una dea (come Hathor, Sekhmet, o Tefnut), che incarnava il potere e l’autorità del dio. Il mito racconta che l’Occhio si allontanò da Ra e fuggì nel deserto o in terre lontane, simboleggiando la perdita di equilibrio nel cosmo. Ra inviò divinità come Thoth o Shu per recuperare l’Occhio. Questo viaggio rappresentava il ripristino dell’ordine e dell’armonia cosmica, riportando la luce e il calore del sole. L’Occhio, al ritorno, si univa nuovamente al dio, e questa unione simboleggiava il rinnovamento della vita e del potere divino. Questo mito rifletteva il profondo senso di ordine cosmico (Maat) che permeava la religione e la cultura egizia, dove la luce del sole e il potere di Ra erano essenziali per la vita e l’armonia universale.

LA BEVANDA PSICHEDELICA DEGLI ANTICHI EGIZI

Un team internazionale di ricercatori, con diversi italiani tra i quali anche Giorgio Samorini, che è stato il consulente etnobotanico e si era già dedicato al tema, ha analizzato il vaso dedicato a Bes, che risale a circa 2mila anni fa, utilizzando test chimici e del DNA per raschiare i residui dalle sue pareti. Le loro scoperte, pubblicate su Scientific Reports hanno confermato che gli antichi egizi creavano un potente cocktail di sostanze psicotrope, aromatizzato con miele, semi di sesamo, pinoli, liquirizia e uva.

“Questa è la prima volta che prove scientifiche confermano direttamente l’uso di sostanze psichedeliche negli antichi rituali egizi. Mentre ci sono state precedenti ipotesi basate sull’iconografia o sui testi, questo studio fornisce prove fisiche dell’uso deliberato di sostanze psicotrope nella pratica cerimoniale”, ha detto a Newsweek l’autore principale dello studio, Enrico Greco, del Dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche dell’Università di Trieste.

“Per molto tempo ormai, gli egittologi hanno ipotizzato a cosa potessero servire le tazze con la testa di Bes e per quale tipo di bevanda, come acqua sacra, latte, vino o birra”, ha affermato in un comunicato stampa Branko van Oppen, tra gli autori dello studio e curatore di arte greca e romana al Tampa Museum of Art. “Gli esperti non sapevano se queste tazze fossero utilizzate nella vita quotidiana, per scopi religiosi o in rituali magici”.

“Per la prima volta, siamo stati in grado di identificare tutte le firme chimiche dei componenti del miscuglio liquido contenuto nella tazza Bes del Tampa Museum of Art, comprese le piante utilizzate dagli egiziani, tutte dotate di proprietà psicotrope e medicinali”, sottolinea in un altro comunicato un altro autore della ricerca, il dott. Davide Tanasi, professore dell’Università della Florida del Sud.

Tra i residui organici rilevati c’erano tracce della pianta Peganum harmala, comunemente nota come harmel o ruta siriana. È una pianta medicinale e psicoattiva, i cui semi producono grandi quantità di alcaloidi harmina e harmalina che possono indurre visioni oniriche. L’analisi ha anche rilevato tracce di un’altra pianta psicoattiva, la ninfea blu, che contiene aporfina, un alcaloide associato a lievi effetti sedativi ed euforici. Inoltre, il team ha identificato la presenza di un liquido alcolico fermentato derivato dalla frutta e persino fluidi corporei umani che sembrano essere stati deliberatamente aggiunti alla miscela.

“Sono state identificate proteine ​​del sangue, muco vaginale e forse latte materno. Questi fluidi potrebbero aver avuto un significato simbolico o rituale, enfatizzando temi di vita, fertilità e rigenerazione”, ha affermato Greco. “L’inclusione di fluidi umani, come sangue e secrezioni mucose, è stato un elemento inaspettato e altamente simbolico”.

E Greco conclude che: “Le sostanze identificate avrebbero probabilmente indotto visioni oniriche, stati meditativi intensificati e forse euforia. Questi effetti sarebbero stati ideali per rituali che implicavano profezie o trasformazioni spirituali”.



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