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Best Italian Rap Albums 2015

Best Ita Album 2015

Il 2014 è stato l’anno che ha visto la prima battuta d’arresto dell’Hip Hop in fatto di vendite e il 2015 dà continuità alla sensazione che i riconoscimenti numerici stiano calando. Quello appena concluso è stato un anno discografico costellato da release importanti: quasi tutti i rapper più o meno vicini ad una major hanno pubblicato un disco (parliamo di Fabri Fibra con “Squallor“, Gue Pequeno con “Vero“, e poi Baby K, J-Ax, Rocco Hunt, MadMan, Two Fingerz, Fred De Palma, Don Joe e Briga), ma è come al solito l’underground a tenere alta la bandiera della qualità artistica.

Il 2015 ha lasciato la sensazione che il circuito sottoterra dell’Hip Hop italiano abbia voluto prendere le distanze dai progetti più easy che finiscono in classifica, semplicemente donando al rap una veste più umana e più in linea con gli ideali di questa cultura. Probabilmente è questo l’anno in cui si sono seguiti il maggior numero di album di ottima fattura, e state certi che sceglierne cinque è stata davvero durissima. Chi seguirà The Night Skinny (Zero Kills, 2014) nel nostro albo d’oro? Per la Top 5 tocca aspettare un po’, nel frattempo ci riscaldiamo con le tre menzioni speciali.

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3. BRENNO ITANI – Perle ai Portici

Fresco fresco di uscita, il primo album di Brenno Itani, dopo una lunga gavetta, riposiziona Bologna al centro della mappa del rap italiano. Lo slang più peculiare della penisola più la tipica attitude di una città storica del movimento: “Perle ai Portici” è l’upgrade necessario dalla tradizione verso un boom bap moderno, ma coi piedi ben saldi nel passato – chiaro nelle collaborazioni di Trix e SoulBoy, tra gli altri. “Bolo t’amo, ma forse voglio andare lontano“: l’impressione è che lo farà. Ottimo esordio.


2. LANZ KHAN – Luigi XVI

Trovano conferme le voci sul talento assoluto di Lanz Khan, che qualche tempo fa scegliemmo nel nostro Rap Draft tra i più promettenti rapper italiani. L’mc milanese arriva con “Luigi XVI” interamente prodotto da Weirdo dei Crazeology. Flow magnetico e delivery di livello, ma è sul lato-content che questo EP concede il meglio di sé: gran lirismo, citazioni ed estrema perizia della materia, tra storia e decadentismo. Tra i featuring spicca Goretex dei Non Phixion, ma il protagonista è questo piccolo grande talento milanese. Hands up!


1. RANCORE & DJ MYKE – S.U.N.S.H.I.N.E.

Rancore & Dj Myke sono due fenomeni, questo è assodato. Un brano di otto minuti (!!!) ha spianato la strada a questo nuovo EP, un esperimento che nonostante l’inusitata lunghezza tiene sempre la tensione altissima. Come tutta la discografia in combutta del rapper romano e del producer dei Men in Scratch, anche questo breve episodio chiamato “S.U.N.S.H.I.N.E.” come la title-track ha un’impronta decisiva e devastante, anche in forme-canzoni non proprio rituali. Probabilmente la massima espressione italiana di formazione mc + beatmaker. Assoluti.


BEST ITALIAN RAP ALBUMS 2015 – TOP 5

5. EGREEN – Beats & Hate

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Il nuovo disco di Egreen è il risultato di un percorso impervio e chiacchierato: non è dato sapersi se il crowdfunding sia stato il modo più giusto per arrivarci, ma ciò ha conferito ancora più forza ad un progetto vincente in partenza. Più che rincorrere certificazioni numeriche, comunque effettivamente raggiunte, il fine ultimo di Fantini è sempre di rendersi rispettabile attraverso l’unico modo possibile, se non il più giusto: la coerenza. Così l’mc di Busto Arsizio persegue sulla fortunata via intrapresa anni fa, e “Beats & Hate” è un disco che profuma di coraggio e di scelte difficili, dove il rap è serrato e i beats sono il giusto tappeto sonoro del suo odio.


4. MARRACASH – Status

marracash status

Status” è la consacrazione di Marracash anche dal punto di vista musicale. Il disco ha il suo punto di forza nel costante bipolarismo tra personaggio-Marracash e persona-Fabio, un’alternanza di sensazioni e punti di vista che favorisce la versatilità del progetto e la funzionalità di un disco molto più lungo rispetto alla media. Un lavoro permeato da una sensazione di amarezza e disillusione, che sfocia nelle urla liberatorie di “20 anni (Peso)” – in cui si veste da credibile leader di una giovane massa senza sussulti – e nell’illuminante “Vendetta”, al secondo posto nelle strofe dell’anno. In Status c’è tanto, tutto, forse troppo.


3. MECNA – Laska

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Laska” è stata una delle prime release dell’anno e tuttora si conferma come ascolto fresco e di spessore. Pensato in Norvegia, ispirato dal Canada di Drake e traslato nella città più cosmopolita d’Italia, Milano, è il disco dal respiro più internazionale mai uscito dal rap italiano. Nell’album di Mecna c’è un lavoro di ricerca intenso ed un linguaggio diretto, personale ed efficace: un ascolto fine impreziosito dalle strizzate d’occhio all’elettronica nella persona di Yakamoto Kotzuga, nome forte dell’abstract italiano, o dei più riconoscibili Fid Mella, Big Joe e The Night Skinny. Eleganza.


2. FRANCESCO PAURA – Darkswing

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Ad un passo dalla prima posizione troviamo una piacevole conferma: da Napoli è arrivato il nuovo disco solista di Francesco Paura, uno che ha saputo sempre mettersi in gioco, riuscendo anche ad anticipare alcune tendenze (lo ricordate ai tempi di Videomind fare tra i primi il rap su cassa dritta?). “Darkswing” ha una precisa identità musicale ed è il frutto di anni di sperimentazioni tecniche e musicali: che fosse un big in quanto a delivery e flow è risaputo, ma qui ha trovato l’amalgama perfetta, generando un disco in cui ottimo rap si è fuso ad ottima musica.


1. MEZZOSANGUE – Soul of a Supertramp

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La palma d’oro di myHipHop.it quest’anno va a “Soul of a Supertramp” di MezzoSangue. Un disco che ha rischiato tantissimo di non uscire più, stretto tra complicazioni legate a diritti di sample (“De Anima“) o brani male interpretati da cui è venuto fuori un pandemonio (“Circus“) – ma che è arrivato, per giunta in free download, ad inizio 2015. Mezzo con una delivery infinita ci regala un disco che è una lettura del mondo dal peso e dalla profondità di un artista nella sua fase assoluta, non di un ragazzo di 24 anni più grande di quanto la carta d’identità non dica. “Soul of a Supertramp” è finalmente il ritorno del rap che scava nell’essenza dell’Hip Hop e non vuole farsi sfruttare come quel mero strumento “che viene soldi in faccia” a chi lo usa. Parlano strofe, basi e rime che per completezza e bellezza creano un ossimoro solidissimo con l’ego di un rapper umile e straordinariamente pesato. L’Hip Hop italiano ringrazia.



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