Rita Bernardini fuori dai Radicali per le sue disobbedienze sulla cannabis
La Bernardini a maggio è stata messa fuori dalla fondazione Marco Pannella a causa delle battaglie portate avanti per i pazienti e si è dimessa dall’associazione
Rita Bernardini è stata fatta fuori dai Radicali per le sue disobbedienze civili portate avanti sulla cannabis. E così si compie definitivamente il cortocircuito della politica italiana. Lei, che come il compianto leone antiproibizionista era stata unica negli ultimi anni ad esporsi in prima persona con disobbedienze civili in favore dei pazienti che usano la cannabis degne di Marco Pannella, a maggio era stata sostituita dalla fondazione per “l’insussistenza dei necessari requisiti di onorabilità” e nei giorni scorsi si è dimessa definitivamente anche dall’associazione.
Il tutto sarebbe accaduto perché, da quello che mette nero su bianco il presidente della Fondazione Pannella Maurizio Turco nel verbale, “da quanto notificato dalla Prefettura si evince che la presenza dell’On. Bernardini costituisce l’unico impedimento al riconoscimento della personalità giuridica in capo alla Fondazione, atteso che la Prefettura ha nei fatti attestato, nelle due successive comunicazioni sopra richiamate, l’incompatibilità del socio Rita Bernardini, stante l’accertata e documentata insussistenza dei necessari requisiti di onorabilità, alla partecipazione alla Fondazione il che costituisce insormontabile ostacolo all’iscrizione della Fondazione quale soggetto giuridico nel Registro prefettizio”.
Insomma, la Bernardini è stata fatta fuori perché secondo la prefettura le sue battaglie per la cannabis la rendono poco onorevole, e il partito Radicale, o quello che ne resta, ha ben pensato di adeguarsi senza battere ciglio.
“Chi scrive”, è il pensiero della Bernardini in un lungo sfogo sui social, “per la Prefettura di Roma e per la Fondazione che porta il nome di Marco Pannella non ha i necessari requisiti di onorabilità per farne parte. La mia disonorabilità è proclamata non in base ad una legge vigente, ma agli “indirizzi” della Prefettura, pienamente recepiti dalla Fondazione nella sua deliberazione che ha determinato la mia decadenza e sostituzione nel Consiglio di Amministrazione. La mia disonorabilità, secondo Prefettura e Fondazione, scaturisce dalle condanne penali per le disobbedienze civili finalizzate alla legalizzazione della cannabis, da me portate avanti negli anni assieme proprio al leader radicale Marco Pannella”.
RITA BERNARDINI ESCLUSA DALLA FONDAZIONE PANNELLA
Qui sotto trovate il post di maggio 2022 in cui la Bernardini dava notizia dell’assoluzione in un processo per la cessione di cannabis ai pazienti, e quella dell’esclusione dalla fondazione.
“Caro Marco,
oggi è il tuo compleanno e voglio ricordarti e onorarti con questa foto del 2014 quando, sul mio terrazzo, io, te e Laura Arconti seminammo pubblicamente cannabis con lo scopo di consegnarla ai malati che, nonostante la legge, non riuscivano (e purtroppo in molti casi non riescono ancora oggi) ad ottenere i farmaci cannabinoidi. Lo facemmo insieme il 1° novembre del 2014 al congresso di Radicali italiani alla presenza di Andrea Trisciuoglio e Valentina Piattelli muniti di ricetta medica. Andrea e Valentina, splendidi militanti della legalizzazione e dell’attuazione di quanto previsto dal DM n° 98 28/4/2007.
Bene, poi c’è stato il processo e sono stata assolta sia nel primo che nel secondo grado di giudizio. Volevamo ci imputassero anche di “associazione a delinquere” ma fui indicata come unica responsabile e giustamente Laura Arconti protestò non poco in tribunale a Siena.
Insieme siamo stati invece condannati in altri processi per altre disobbedienze civili per la legalizzazione della cannabis, legalizzazione suggerita per tre anni di seguito al Parlamento italiano dalla Direzione Nazionale Antimafia.
L’assoluzione in Corte d’Appello è un capolavoro laddove si scrive che la nostra condotta “si inserisce, semmai, nell’ambito della concreta attuazione del diritto alla salute ex art. 32 Cost.”
Devi sapere però che né io né te, né tutti i dirigenti e militanti radicali che sono stati condannati per queste disobbedienze civili, corrispondono ai criteri di ONORABILITA’ stabiliti dalla Prefettura di Roma per il riconoscimento delle Fondazioni. Quella che porta il tuo nome mi ha appena SOSTITUITA nel suo cda per aderire agli “indirizzi” degli uffici della Prefettura. Insomma, sono stata ESPULSA. Indirizzi quelli della Prefettura che non hanno nulla a che fare con le leggi vigenti tanto che, su mia esplicita richiesta, non hanno saputo indicarmene alcuna.
Insomma, viviamo il paradosso per cui tu NON potresti far parte della Fondazione… Pannella!
(…) Il potere ha i suoi senatori a vita, noi abbiamo i nostri giovani condannati a morte, e con essi il diritto, la ragionevolezza, il paese. Noi siamo pronti ad andare in galera, ad essere condannati dal potere e dalla stessa gente ingannata; oggi o domani. Ma chi sia colpevole, se noi o loro, la loro stessa coscienza lo sa bene. E, per questo, non possono che essere ladri di verità, e antidemocratici feroci.
Noi ci appelliamo alla coscienza degli inermi, ai poveri che sanno fare della loro povertà una ricchezza. E’ questo il cammino nostro, armati di nonviolenza, di libertà, di democrazia”.