Battle on fire
Il contest di breakdance è una sfida che solitamente avviene nelle seguenti forme: crew contro crew, due contro due e uno contro uno. Oggi questo genere di manifestazioni abbondano, purtroppo lasciando più spazio alla brama di guadagno di organizzatori improvvisati piuttosto che ad un numero ridotto di eventi che consentano un reale viaggio nello spirito di questa magica sfida, il rituale che battezza la nascita di nuove stelle e consente a partecipanti e loro spettatori di far parte di un sogno, qualunque sia il risultato finale.
Il contest è stato salvifico nei duri ghetti dei sobborghi urbani nordamericani di cui il Bronx newyorkese è stato solo l’esempio più esportato nell’immaginario collettivo. Nel ventennio Settanta – Ottanta il degrado metropolitano rappresentava il terreno fertile per la diffusione della creazione di gangs rivali, ognuna con i propri colori di bandiera, tra le quali per il diritto al controllo su una strada crocevia dello spaccio di droga o affronti più o meno diretti ai rispettivi capi si innescavano feroci scontri. Dei ragazzi in un’età formativa come quella pre ed adolescenziale emulavano le scene criminali quotidiane, ma con mezzi diversi. Aggregatisi in bande per avere la protezione garantita del branco, tra queste si sviluppavano azioni di pestaggio o risse frequenti, da cui la polizia stessa stava lontana, come in una terra di nessuno dove vigevano regole proprie (per quanto una ricostruzione fantasiosa della realtà a tal proposito rende almeno l’idea di quel contesto il film “I guerrieri della notte”).
Nella storia moderna dove i media spesso influenzano le decisioni di massa interviene la musica ed il suo ballo ad innescare una reazione originale e pacifica per dimostrare chi può prevalere dove. Alla rissa subentra il contest di Breakdance, ci si sfida per esecuzione di sequenze di toprock, electroboogie, powermoves, stile e coinvolgimento. Senza la necessaria presenza di un giudice scelto, sopperiva questo ruolo l’evidenza dei passi, le loro difficoltà, la tenuta del ritmo e il coinvolgimento del pubblico, che spesso a gran voce faceva chiarezza sull’esito in caso di dubbi. Il contest nasce per eliminare l’insensata violenza tra i giovanissimi convertiti al genere, in quegli anni di boom dopo la nascita del movimento Hip hop difficilmente qualche ragazzo del sobborgo non conosceva il mondo del Breaking, e questa capillare diffusione dell’amata Breakdance ha consentito di trovare, almeno in parte, la chiave di svolta. Sono ancora riconoscibili gli elementi che trasformati in passo di danza hanno evitato lo scontro fisico spostamenti veloci e ravvicinati al b-boy o alla b-girl avversari, accompagnamenti con le braccia di gesti a ritmo di musica che invitano al confronto (sta alla serietà del b-boy saperli dosare ed adattare) ma soprattutto elemento evidente di questa trasformazione pacifica della rissa è senza ombra di dubbio l’Uprock, tra due ballerini, tra intere crew simultaneamente, con gli occhi gonfi di rabbia ed i gesti decisi e grintosi che simulano uno scontro corpo a corpo fatto digesti ispirati a pugni sferrati, gomitate, salti a prevaricare l’altro e abbassamenti strategici, il tutto muovendosi dinamicamente nello spazio e a ritmo di musica: l’esito personale è lo sfogo della rivalità e la propria firma personale sul pezzo ma con la magia che la dignità non è stata lesa da nessun colpo veramente inferto l’un sull’altro e la reciproca ammirazione di aver saputo tener testa all’avversario con la difficoltà di dover contemporaneamente stare sul tempo imposto dal dj. Un vero incanto per chi vive questa sequenza che profuma di storia urbana e per chi la vive da spettatore, perchè è forse uno dei passi più coinvolgenti.
Il contest ha radici profonde nella cultura Hip hop e per questo non lo si può sdoganare a semplice evento tappabuchi all’interno del calendario di programmazione di quelli più importanti per partecipazione del pubblico e durata nel tempo. Il contest va rispettato, se si rispetta esso saranno rispettati i b-boy e le b-girls partecipanti perchè a sua volta si sarà scelta una giuria con la giusta competenza di saper apprezzare non solo i passi ma anche l’ispirazione che determina ognuno, l’emozione che gli o le fa vibrare i piedi, il cuore che accompagna il ritmo generato dalla consolle e dal clap del pubblico. Il contest è come il fuoco,uno spettacolo affascinante che se ben gestito migliora la qualità della vita di perché svolge funzioni importanti, ma se mal utilizzato può distruggere tutto, senza rimorso alcuno. Non lasciamo che la memoria di un rappresentante così importante della cultura Hip hop venga abusato e mal gestito da tanti, che non venga organizzato e vissuto con lo spirito che merita: l’elemento di pacifica repressione di tanti istinti senza una guida, che se vogliamo l’Hip hop ci può mostrare.
Il b-boy o la b-girl che lasciano il segno sono quelli che nonostante tutti i pollici versi ricevuti hanno perseverato con la gioia nei piedi e l’umiltà a presentarsi, fino ad essere i più temibili avversari. Sono i no ricevuti a far spiccare i grandi, proprio come nella vita.
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Andrea Giuliano aka MisterX