Basta Divieti? Non per i malati!
Lo scorso 18 settembre, presso il Palazzo Ferro Fini a Venezia, il Consiglio Regionale Veneto, ha approvato all’unanimità una legge per l’avvio sperimentale della distribuzione gratuita negli ospedali e nelle farmacie di preparati a base di cannabinoidi, previa prescrizione medica, ma anche la produzione diretta. Ciò significa che, a differenza delle altre regioni che avevano già approvato la legge, il Veneto avrebbe potuto acquistare direttamente, al prezzo di costo, i cannabinoidi ad uso terapeutico.
Al voto unanime per tale legge aveva risposto il capo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni, dichiarando: «Verificherò se rispetta le competenze statali».
Analizzate le polemiche estive contro l’uso terapeutico della cannabis in Veneto e la possibilità di produrre nella stessa regione il farmaco, l’assemblea aveva approvato all’unanimità la legge a lungo ponderata. La risposta del governo ha però stroncato ogni speranza: ospedali e farmacie potranno solo continuare con tantissime difficoltà ad importare dall’estero la cannabis per uso terapeutico, su esclusiva responsabilità del medico richiedente che rischierà sempre l’accusa di istigazione all’uso di sostanza illecita, con lunghe attese per tempi e modalità di ordine e di consegna (circa sei mesi) e spese maggiorate da sette a dieci volte il costo effettivo.
Nonostante i cannabinoidi siano contemplati dalle tabelle ministeriali con il DM 18 aprile 2007 voluto da Livia Turco, allora Ministro della Salute, in Italia non ci sono infatti produttori registrati di questi farmaci, efficaci nelle cure palliative e antalgiche. In Veneto, come in Toscana e in Liguria, ne avrebbero potuto beneficiare in particolare i malati terminali, i pazienti colpiti da malattie croniche irreversibili, come SLA e distrofia muscolare, chi soffre di Alzheimer e morbo di Parkinson, ma anche i soggetti con glaucoma, neoplasie, patologie neurologiche, traumi cerebrali e asma.
Il Consiglio dei Ministri, infatti, riunitosi il 28 settembre scorso, ritenuto inaccettabile tale legge regionale perché, secondo il Governo, essa fa generico riferimento alle “preparazioni galeniche”, una dicitura ormai superata dalle nuove normative in materia, le quali, in riferimento ai medicinali da prepararsi in farmacia, parlano di “formule magistrali” e “formule officinali”. Le prime riguardano i “medicinali preparati in farmacia in base ad una prescrizione medica destinata ad un determinato paziente. I medici possono prescrivere preparazioni magistrali esclusivamente a base di principi attivi descritti nelle farmacopee dei Paesi dell’Unione europea o contenuti in medicinali prodotti industrialmente di cui è autorizzato il commercio in Italia o in altro Paese dell’Unione europea”. Per “formule officinali”, invece, si intendono i “medicinali preparati in farmacia in base alle indicazioni della Farmacopea europea o delle Farmacopee nazionali in vigore negli Stati membri dell’Unione europea; destinati ad essere forniti direttamente ai pazienti serviti da tale farmacia”.
Secondo il Governo i farmaci a base di cannabis rientrano nelle “formule magistrali” e oggi non è possibile soddisfare nessuna delle due condizioni sopra citate, perché “nella Farmacopea italiana e nelle Farmacopee degli altri paesi dell’Unione Europea non risultano monografie o regolamentazioni sui principi attivi della Cannabis e dei suoi derivati”. Per questo primo motivo, il governo, sostiene l’ipotesi di illegittimità costituzionale poiché si determinerebbe “il rischio che a determinate sostanze, quali i derivati della Cannabis, per le quali il legislatore nazionale ha previsto l’applicazione di uno specifico regime, quello appunto delle formule magistrali, possa essere applicato, invece, un regime diverso, previsto per altri tipi di preparazioni, con conseguente potenziale danno per la salute dei cittadini”. L’altro motivo di impugnazione della legge da parte del Governo è nella parte in cui si individuano i soggetti titolati alla prescrizione. “Tali disposizioni – secondo il Governo – esorbitano dalle competenze della Regione. La qualificazione e la classificazione dei farmaci, nonché la regolamentazione del relativo regime di dispensazione, compresa l’individuazione degli specialisti abilitati a prescriverli, nonché i relativi impieghi terapeutici, spetta agli organi statali, per esigenze di uniformità e unitarietà sul territorio nazionale”.
Illegittima, secondo il Governo, anche la parte in cui si prevede che le strutture di ricovero ospedaliero accreditato debbano intrattenere rapporti di convenzione con le farmacie ospedaliere o territoriali o fornite di laboratorio per preparazioni magistrali, perché “contrasta con le Norme di buona preparazione dei medicinali in farmacia, di cui alla Farmacopea Ufficiale XII, che non prevede tali tipi di convenzioni”. Il Governo, inoltre, trova inammissibile l’ipotesi di una “convenzione con lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze per la produzione e lavorazione di Cannabis medicinale coltivata in Italia o con altro soggetto dotato delle medesime autorizzazioni alla produzione di principi attivi stupefacenti a fini medici”.
Il Governo sostiene che lo stabilimento di Firenze non è in possesso delle autorizzazioni specifiche per la produzione di derivati della cannabis, né risulta avere presentato la relativa istanza.
Infine è stata impugnata anche la parte relativa alle modalità di rimborso. Le norme relative della legge ligure non terrebbero, infatti, conto della disciplina delle prescrizioni per i farmaci stupefacenti né con quelle del ricettario del S.S.N., che non prevede “il rimborso delle preparazioni magistrali estemporanee a livello nazionale, ma eventualmente il rimborso di prodotti galenici o integrativi inclusi nel Prontuario Regionale, previsione non applicabile alla fattispecie in esame che, come si è detto, concerne le formule magistrali”.
Questa è l’ennesima sconfitta per i malati italiani che necessitano della cannabis per curarsi. Insomma, continua il “tira e molla” tra chi rappresenta esclusivamente il potere e non il popolo e chi invece lotta per migliorare la qualità della vita di determinati pazienti… altro che “basta divieti”!