Bagno di sangue in Sud Sudan. Lo stato più giovane del mondo sta già fallendo
Manca il cibo, manca l’acqua. L’unica cosa che abbonda sono le armi che mietono stragi.
In Sud Sudan un fragile accordo di pace, l’ennesimo, è fallito. Nella capitale, le abitazioni dei due signori della guerra, rispettivamente presidente e vicepresidente della nazione più giovane, e già fallita, del mondo, sono sotto attacco in un’evidente resa dei conti finale. Donne e bambini sono bersaglio delle milizie di entrambe le parti. Uccisioni e stupri dilagano.
La follia dei negoziatori e delle Nazioni Unite ha messo insieme nella capitale entrambi gli eserciti contendenti. Avrebbero dovuto garantire la pace. Si stanno scannando sulla pelle di una popolazione inerme che da anni subisce ogni cosa.
Non si fonda nessuna pace mettendo insieme eserciti e restituendo il potere a chi ha voluto guerra e massacri.
Non si fonda nessuna pace se i signori della guerra, e chi li ha protetti, non vengono assicurati alla giustizia.
Un reticolo di complicità e interessi criminali sugli enormi giacimenti petroliferi presenti nell’area condanna un paese intero alla morte e alla distruzione.
Da questa vicenda, se ancora ce ne fosse bisogno, risulta ancor più evidente la crisi delle Nazioni Unite. La loro missione di pace è in fuga, ha abbandonato ancora una volta al proprio triste destino la popolazione.