Sull’ayahuasca ha vinto il proibizionismo
Nel momento in cui nel mondo la tendenza è quella di depenalizzare l’uso degli psichedelici abbiamo inserito l’ayahuasca nella tabella I del testo unico sugli stupefacenti
Sarà noto ai lettori che il 23 febbraio 2022 è stato approvato dal Ministero della Salute il decreto di legge che vieta l’ayahuasca, armalina e armina su territorio nazionale, per via dello sproposito di segnalazioni e sequestri da parte delle forze dell’ordine di questo decotto nel biennio 2019-21.
Questa scelta segna un ulteriore passo indietro sulla via verso una ricerca scientifica esente da pregiudizi, poiché la classificazione in Tabella I di questi composti ne pregiudica anche la possibilità di condurre studi ed esperimenti atti a capirne il funzionamento neuromolecolare.
Difatti, a dispetto di una fiorente ricerca in laboratori clinici di tutto il mondo intorno ai composti psichedelici, tra cui spicca anche l’ayahuasca, che tra le altre diagnosi si è rivelata particolarmente indicata per il trattamento delle dipendenze da alcol e sostanze, nel gazzettino non si fa accenno alcuno a questa letteratura internazionale.
E a fronte di un interesse del pubblico sempre crescente e un coinvolgimento naif in pratiche dal sapore new-age, invece che provare a regolamentarne l’uso, sostenendo le leggi con i dati della ricerca e la divulgazione scientifica, si preferisce tagliare alla radice il problema, misconoscendolo del tutto.
Forse che i 50 anni di proibizionismo non siano bastati ad aprire gli occhi sul problema delle sostanze? Forse che ciò che fa problema non siano le sostanze o le piante in sé, dal potenziale enorme e di per sé neutrale, ma, pur sempre, l’uso che ne facciamo?
Vanni Santoni, scrittore in prima linea per quel che riguarda il Rinascimento Psichedelico in Italia, ha commentato così a Dolce Vita la vicenda: «È una cosa allucinante che purtroppo non stupisce perché in Italia ci si basa sempre sull’allarmismo o il moralismo del momento.» Continua Santoni: «Mi ricordo quando in Italia venne messa fuori legge la Salvia divinorum, sostanza di nicchia che è uno psichedelico naturale che fa parte della cultura mazateca, che venne riscoperta e che veniva venduta negli smart shop. È una sostanza sulla quale si sa poco, parrebbe innocua ma dall’altro lato senza usi medici approvati o in fase di studio. Quando però venne dichiarata illegale, bastò che ci fosse una piccola campagna stampa, solo sul fatto che aveva effetti psicotropi e che alterava la coscienza, perché fosse dichiarata illegale senza fare quello che sarebbe ovvio fare, e cioè studiare se è tossica o meno, se dà dipendenza oppure no.»
Il caso dell’ayahuasca secondo Santoni è poi ancora più paradossale perché, «oltre ad essere atossica e a non dare dipendenza, è anche curativa. Il paradosso supremo è che uno dei suoi usi medici è quello di aiutare le persone a uscire dalle dipendenze.»
«Credo – conclude Santoni – che si tratti semplicemente di un caso di ignoranza al potere: hanno visto che ha un effetto psicotropo e tanto gli è bastato per renderla illegale, è una cosa molto triste.»