Autunno caldo e futuro incerto
Anche quest’anno si prevede un autunno caldo, non si parla certo di temperature e meteo, ma di politica, di economia, di scelte importanti per il futuro del paese, e nulla lascia ben sperare. Questa estate i telegiornali e tutti i media ci hanno letteralmente inondato con notizie superficiali sulla manovra economica del Governo, condite da dichiarazioni inquietanti o deliranti a seconda dei casi, che riescono sempre a distrarre il dibattito pubblico dai veri problemi da discutere piuttosto che essere propositive come vorrebbero far credere.
A partire dai grandi temi come la guerra, i cpt, le tav e le centrali a carbone, dove le popolazioni esprimono in maniera esplicita la propria opinione dettata dal buon senso e dalle conoscenze dei fatti e dei territori, opinione che viene sistematicamente ignorata dai politici che antepongono gli interessi di lobby economicamente più cospicue delle persone, che successivamente fanno i conti con le problematiche derivanti dalle decisioni prese.
L’economia ristagnante, la disoccupazione dilagante e l’occupazione di pessima qualità, il potere di acquisto delle famiglie ridotto oramai ai minimi termini, il sistema carcerario al collasso, e potremo continuare. In questa situazione socialmente ed economicamente disastrosa ha fatto discutere la notizia di una sentenza della Cassazione in materia di stupefacenti avvenuta prima dell’estate. Nel caso sentenza 25674/11 il Giudice ha deciso per l’assoluzione di un ragazzo trovato in possesso di una pianta di marijuana coltivata in terrazzo.
Il giovane Ministro Meloni fa sapere che: “La motivazione della sentenza ha poi qualcosa di agghiacciante (…) e rischia di stabilire un precedente gravissimo: ovvero che un reato non sia più tale, nonostante la legge, quando considerato ‘inoffensivo’ ”.
A parte il fatto che non è la prima sentenza di questo genere, infatti, la Cassazione (n. 28605/2008) aveva optato per una valorizzazione del principio di offensività altre volte. Ci chiediamo se la Meloni abbia mai riflettuto (essendo ancora giovane) sul povero coltivatore incriminato, è un ragazzo, incensurato, e secondo il principio dell’offensività del diritto penale, la Meloni trova “agghiacciante” il ragazzo in questione che non ha leso né la società né persone fisiche, di conseguenza se ne vorrebbe punire un comportamento libero e personale chiudendolo in galera, segnando la sua vita per sempre.
Siamo in ostaggio di politici e leggi che passano sopra ogni diritto personale, politici che non conoscono quello di cui parlano, non pagano mai le conseguenze dei loro reati, ma si ergono a giustizieri quanto ad uscire dalla legge (in questo caso pessima, anticostituzionale e scritta da loro) sono dei consumatori di canapa, che si vogliono criminalizzare ad ogni costo.
Ma il Ministro Meloni dove vive? Si rende conto che conseguenze personali e collettive avrebbe avuto la galera per un ragazzo che non ha niente a che fare con la criminalità? Si rende conto che in paesi confinanti e civili, la detenzione di una o più piantine non è considerato reato e le forze dell’ordine non impegnate a reprimere un fenomeno di massa diffuso, potrebbero fare meglio il loro lavoro e rendere le nostre città più vivibili?