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Autoproduzione di cannabis: il governo è favorevole

Nella Relazione annuale sulla tossicodipendenza inviata al Parlamento il governo apre all'autoproduzione di cannabis e alla depenalizzazione, delineando un nuovo modello per la gestione degli stupefacenti

autoproduzione di cannabis: una persona cura la propria pianta
Il governo italiano, fino ad oggi molto timido con nessun esponente che si era esposto lasciando che la discussione della legge evolvesse prima in commissione Giustizia e poi in Parlamento, mette nero su bianco che è favorevole alla depenalizzazione e all’autoproduzione di cannabis.

Non solo, perché nella relazione annuale sulla tossicodipendenza messa a punto dalla presidenza del Consiglio, viene evidenziata per la prima volta la necessità “di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe […] sottraendo all’azione penale alcune condotte illecite e rivedendo contestualmente l’impianto sanzionatorio”.

Sui punti principali nella relazione si può infatti leggere che: “Su molti dei Tavoli è emersa forte l’esigenza di modifica di tale articolo (l’art. 73 del testo unico sugli stupefacenti, nda) e, nello specifico, con l’intento di sottrarre all’azione penale sia la coltivazione di cannabis a uso domestico (leggi autoproduzione di cannabis, nda), sia la cessione di modeste quantità per uso di gruppo laddove non sia presente la finalità di profitto. È stata inoltre proposta l’esclusione dell’obbligatorietà di arresto in flagranza e l’esclusione, in ogni caso, della previsione dell’arresto obbligatorio. In aggiunta è emersa la proposta di eliminare il criterio tabellare che individua le quantità/dosi entro le quali si configura l’uso personale e il cui superamento definisce lo spaccio, rimettendo il giudizio alla discrezionalità del Giudice, di dare spazio al comma 5bis e all’istituto della “messa alla prova” per avviare percorsi di giustizia riparativa e di inserire i lavori di pubblica utilità come possibile sanzione, in sostituzione alla reclusione”.

La Relazione trasmessa alle Camere recepisce le indicazioni elaborate durante la Conferenza nazionale sulle dipendenze andata in scena a Genova lo scorso autunno e voluta dalla ministra Fabiana Dadone, responsabile delle politiche anti-droga, che aveva aperto un importante dibattito a livello nazionale.

DEPENALIZZAZIONE E AUTOPRODUZIONE, LE CONCLUSIONI DELLA RELAZIONE

E le conclusioni della relazione, che riportano le principali indicazioni emerse  dai lavori della Conferenza e vi riassumiamo qui sotto, non lasciano spazio a dubbi.

  1. Superare lo stigma attraverso: la modifica del linguaggio impiegato, l’incremento, all’interno del setting scolastico, di un’informazione evidence-based.
  2. Incrementare l’integrazione delle competenze con forti reti interregionali; un’area riabilitativa di integrazione lavorativa accreditata; condividere fattivamente gli obiettivi tra tutti gli operatori coinvolti sul territorio; sviluppare sinergie dell’offerta formativa esistente; rafforzare la cooperazione tra le istituzioni coinvolte nei processi autorizzativi relativi alla Cannabis a Uso Medico; integrare le competenze di figure dell’area sociale e dell’area sanitaria per la professionalizzazione delle persone che usano droghe.
  3. Sviluppare la partecipazione di tutti gli attori interessati sia sul versante della programmazione dei percorsi terapeutici, come le persone che usano droghe e i loro familiari.
  4. Favorire la depenalizzazione, intesa come necessità di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe; rivedere la legge attuale passando dal modello repressivo a un modello di governo e regolazione sociale del fenomeno e sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite, contemplate dall’Art.73, rivedendo, contestualmente l’impianto sanzionatorio ed escludendo l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza (come invece vorrebbe la Lega, nda).
  5. Implementare l’integrazione e aggiornare i flussi informativi come azione indispensabile per ottimizzare e favorire la valutazione dei percorsi di cura e riabilitazione; sviluppare un registro dei flussi informativi nazionali per la programmazione e la pianificazione dei fabbisogni regionali della Cannabis a Uso Medico.
  6. Attivare percorsi sistematici di valutazione dell’efficacia attraverso sistemi omogenei per la misurazione degli esiti, per la formazione e l’aggiornamento continuo delle risorse umane.
  7. Individuare risorse strutturali dedicate e continue, che non possono ridursi solo a scopo di sperimentazione, ma che devono essere finalizzate e su base annuale.

“Stiamo lanciando l’ennesimo appello al Parlamento”, sottolinea Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, che sta portando avanti la campagna per l’autoproduzione, dopo quella per il referendum, “perché se anche il governo dice che bisogna cambiare il modello repressivo in un modello di governo e regolazione sociale, davvero non ci sono più scuse. Le indicazioni che arrivano da chi analizza le leggi sulle droghe nel nostro Paese sono chiare: si parla di depenalizzazione, della coltivazione domestica, della cessione di modeste quantità e dell’arresto in flagranza e di tutta una serie di cose che vanno anche oltre l’unica proposta che oggi è sul tavolo che è quella della coltivazione domestica che è davvero il minimo sindacale. Nella prima seduta abbiamo sentito diverse fake news, ora è il momento di affrontare le paure e le perplessità legittime, ma anche tanta strumentalizzazione”.

Posizione simile a quella di Riccardo Magi, presidente di Più Europa. “Queste parole ricalcano, con buona pace di Salvini e Meloni, gli obiettivi della proposta di legge a mia prima firma sulla coltivazione domestica”, sottolinea spiegando che: “In realtà i suggerimenti della Relazione vanno addirittura oltre il nostro testo, prevedendo ad esempio la depenalizzazione della cessione della piccola quantità quando questa avviene senza scopo di lucro. Ora le destre non hanno più scuse, il Parlamento può e deve affrontare il tema e votare. La discussione in Aula ripartirà nei prossimi giorni, è il momento della verità. Gli elettori potranno finalmente capire chi usa questo tema per propaganda e chi lotta sul serio per cambiare le cose”.

Intanto da Meglio Legale è partito il nuovo appello diretto ai parlamentari, con una nuova raccolta firme alla quale potete aderire cliccando QUI.



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