Montaruli, una proposta indecente
La recente proposta di legge per riportare in carcere chi detiene piccole quantità di sostanze psicotrope, sia in caso di uso personale sia di spaccio, rischia di aggravare ulteriormente l’attuale situazione di pesante sovraffollamento delle carceri italiane
Non sapevo dell’esistenza di Augusta Montaruli, un avvocato con radici pugliesi, soldato della “Libertà” attraverso il suo impegno nella compagine che si riconosce in quei valori che hanno fatto dell’Italia ciò che è.
La rampante quarantenne, in politica da quando ne aveva 16, non ha mai potuto dimostrare sul campo le sue qualità di difensore, nemmeno per se stessa, soggetto di più d’un procedimento a proprio carico, che le è valso anche una condanna definitiva per peculato.
Amante di Michael Bublè, di Hermès e del luccichio degli Swarovski, per quella che a lei dev’essere sembrata “minuteria” ha perso il suo posto nell’attuale Governo per 41.000 euro di spese “illegittime”.
Forse per questo, la parlamentare ha maturato in sé la convinzione che all’origine di molti mali della società, più che la concussione vi sia la droga e proprio per questo, vadano inasprite le pene ai reati ad essa connessi, anche a quelli considerati di lieve entità. Attualmente la pena prevista va da sei mesi a quattro anni, e la multa da euro 1.032 a euro 10.329.
Non sappiamo quanta influenza possano aver avuto su di lei le incursioni del paladino Brumotti, che la tv di famiglia dirama e che si fondano sul principio “forte con i deboli”.
Forse le dinamiche alla base di proposte di legge come questa affondano le radici in altri parametri, siano essi ordini di scuderia o la necessità di dimostrare che si è sempre sul pezzo e ci si guadagna con l’impegno quotidiano lo stipendio che si percepisce.
Mi lascia qualche perplessità, però, il fatto che un parlamentare della Repubblica Italiana non sia al corrente dell’attuale condizione in cui le nostre prigioni si trovano e che non starò certo a rispiegare qui, ma che forse avrebbe fatto bene a visitare, poiché l’immunità parlamentare di cui gode, la dispensa dal soggiornare nelle patrie galere. Una condizione per altro nota, percepita e prioritaria tra le dichiarazioni del nostro Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che nella Magistratura ha un’esperienza antecedente alla nascita della avvocatessa in questione. Nordio sostiene un progetto che vede coinvolte strutture del Demanio Militare per poter onorare il principio Costituzionale che vuole la pena rieducativa e che si propone di farlo attraverso il lavoro, cosa che nelle attuali condizioni non è nemmeno pensabile, perché nelle nostre carceri è già difficile salvaguardare la dignità delle persone.
Non credo che la proposta della parlamentare possa diventare legge, ma contribuirà comunque al processo avviato tanti anni fa che coinvolge soggetti della comunicazione e che ha ideato, creato e reso dominante l’idea di un mondo in cui la sola cosa che conta è “lo spettacolo” continuando a trascinare il Paese in una deriva etica che tuttavia, questo va detto per onestà intellettuale, era da tempo pronto a intraprendere.