Attenzione a investire nella cannabis: non tutte le aziende valgono quanto promettono
Negli ultimi tempi, c’è stata un’enorme correzione nel mercato delle cosiddette “cannastocks” a opera delle grandi corporation. Sono sparite in un batter d’occhio le ingenti quantità di denaro spese qua e là per comprare e reclutare grossi nomi da inserire nei consigli di amministrazione di altre aziende controllate per farle sembrare grandi multinazionali. Il valore netto di molte aziende è calato di parecchi zeri. Infatti, aziende che erano sconosciute in paesi che hanno recentemente legalizzato la cannabis senza la presenza di una vera e propria industria alle spalle, hanno avuto un brusco risveglio. Aurora, Canopy, Tilray e così via hanno perso milioni in poco tempo: io la considero una truffa globale di proporzioni epiche. Qualcuno è stato processato o ritenuto responsabile? Qualcuno ha ripagato gli azionisti? O forse abbiamo solo assistito a un palloncino che è stato gonfiato fino a scoppiare senza che nessuno sia stato ritenuto responsabile per la vendita di aria fritta che ha derubato gli investitori? Mi sembra sia il fallimento della giustizia! Gente come me, che da trent’anni è in questo mondo turbolento della cannabis senza avere leggi consolidate sulle quali basarsi, ancora persevera e alla fine prevarrà perché abbiamo le conoscenze pratiche dalla nostra parte. Quindi, solo con il denaro o con la sola conoscenza pratica, il mondo della cannabis rimarrà frantumato, ma se si forma una squadra efficiente con un buon bilanciamento di entrambi questi fattori, allora le cose funzioneranno bene.
Avidità, potere, dominio, controllo e altri termini simili sono spesso le parole che spingono le grandi corporation a mettersi in gioco. È raro trovare un partner di questo tipo che abbia interesse ad aiutare gente malata o a prendersene cura senza ottener benefici. Dunque, per comprendere le motivazioni di alcuni, è necessario indagare più a fondo in questa ondata euforica fatta di promesse e di scommesse ad alto rischio.
Diversi anni fa, quando l’Uruguay ha legalizzato la cannabis fissando un limite massimo di prezzo, eravamo tentati di credere che si trattasse di una proposta ottimistica e avventurosa. Invece, senza limiti stabiliti, abbiamo visto aziende canadesi spendere soldi come fossero caramelle; molti soldi sono stati spesi bene, ma la maggior parte è servita per tentare di stabilire il cosiddetto Corporate Brand. Per come la vedo io l’integrità, il sapere, l’onore e il coraggio sono tutti aspetti necessari per un’azienda, ma sono cose che non si possono comprare con i soldi! Sono cose che arrivano con il passare del tempo e col conseguimento degli obbiettivi stabiliti dalla strategia aziendale. Ebbene, sono poche le aziende che si sono mostrate lungimiranti, quasi tutte sono state accecate dall’idea che i soldi gli sarebbero piovuti addosso non appena piantato un seme. Temi come l’infrastruttura, la strategia, la pianificazione aziendale e l’impegno richiesto sono stati trattati in modo rapido e approssimativo al fine di trasformare un’azienda in una grossa società per competere nel mercato azionario. Ciò non era mai accaduto nell’industria della cannabis prima della legalizzazione in Canada.
Aziende italiane con scarse conoscenze ma in possesso delle autorizzazioni alla coltivazione sono state valutate molto bene, e i canadesi si sono fatti avanti acquistando parti di queste aziende per poter mostrare i documenti di proprietà e di collaborazione con società globali. In verità, però, si trattava di coltivatori di canapa appena registrati con qualche conoscenza agricola, ma senza competenze sulla cannabis o sul mercato globale. Ma l’offerta di denaro facile era irresistibile per molti, e così il “mordi e fuggi” è diventato la norma.
Essere proiettati verso il futuro non è sbagliato se si ha una strategia o una organizzazione definita, ma senza di esse altro non è che un approccio superficiale per un business povero e frammentato. Il che significa che dover sempre porre rimedio alle cose appena realizzate per progredire, non è il modo di gestire aziende pubbliche di grosse dimensioni e finanziate dagli azionisti. Ma ciò è esattamente quello che è successo negli ultimi due anni a molte aziende registrate sia in Canada che altrove. È successo qualcosa di simile a quella frenesia tipica della bolla delle Dot-com, fino a quando il mercato non si è stabilizzato e allineato a quelle poche aziende che, prima di entrare nel business, erano preparate sia sulla pratica che sulla teoria.
Anche se il mercato può non sembrare favorevole per gli azionisti che hanno investito nelle start-up, mostra invece la propensione delle persone a investire in questa industria. Magari ha colpito o messo fuorigioco alcuni potenziali investitori, ma per coloro che si sono preparati a dovere potrebbe non costituire una grande sorpresa.
Non c’è dubbio che la prossima ondata di investitori nel settore della cannabis, presterà attenzione a una gamma più ampia di capacità tecniche e amministrative di un’azienda o di una grande società, e non solo alla loro forza finanziaria. Le aziende che sopravvivranno a questo tsunami iniziale saranno quelle che hanno in mano contratti per la produzione e per la fornitura agricola di biomassa valutata adeguatamente, e non sui valori del mercato nero! Comprendere su quali prodotti specializzarsi e qual è il target di riferimento dovrà essere pianificato bene per evitare di aggredire il mercato intero senza un fine o obbiettivi precisi. I molteplici prodotti esistenti e i possibili usi della cannabis sono talmente vari e diversi che è un imperativo per le aziende conoscere i propri punti di forza e concentrarsi su quelli piuttosto che occuparsi di tutti i prodotti. Alcune aziende saranno ben attrezzate per la coltivazione della biomassa. Altre acquisteranno tale biomassa grezza al fine di trasformarla in prodotti base. Altre aziende ancora sceglieranno di fare prodotti cosmetici, farmaceutici o alimentari, prodotti per animali domestici, materiali per l’edilizia e così, alla fine si svilupperanno come molte altre aziende. Tuttavia, sarà essenziale che gli standard siano allineati alla protezione del consumatore, visto che attualmente il compratore sta in guardia!
Recentemente, le autorità britanniche hanno comunicato ai fabbricanti di prodotti destinati al pubblico che entro un anno dovranno vendere i loro prodotti avendo le certificazioni, le licenze, i test di laboratorio, etc. così da poter continuare a vendere. Se non saranno conformi, entro maggio 2021 verrà loro preclusa la possibilità di vendita. Questa notifica è stata fatta a causa della quantità di prodotti derivati dalla cannabis presenti sugli scaffali dei negozi di molte strade principali, ma senza etichette che mostrino il contenuto, o informazioni sulla produzione o sugli ingredienti, e senza un marchio di garanzia verificabile o uno standard che permetta al consumatore di orientarsi un minimo. Una specie di Far West. Come fa un consumatore ad avere un’idea chiara su cosa e adatto o cosa no alle proprie esigenze? Da dove cominciare, di chi fidarsi? C’è un motivo assolutamente valido se adesso le autorità britanniche richiedono alle aziende di allinearsi e far aderire i loro prodotti a tutta una serie di requisiti, così come avviene per gli altri settori simili. Anche se questo può sembrare ingiusto e rappresenta una maggiore mole di lavoro amministrativo per i titolari di piccole aziende artigianali che realizzano prodotti di alta qualità su piccola scala, sarà l’unico modo in futuro per orientare in maniera corretta i consumatori.
Per molti investitori, perdere denaro scommettendo su nuove aziende start-up può costituire una lezione necessaria per capire quali siano le aziende con programmi solidi e infrastrutture pronte per proseguire nell’industria della cannabis in modo corretto e duraturo. Le aziende improvvisate non dureranno a lungo e lasceranno l’amaro in bocca sia agli investitori che agli azionisti. Considerando il funzionamento del mercato azionario, non sorprende che alcuni perdano e altri vincano, sono gli stessi principi di un casinò. Sembrerebbe esserci una convinzione radicata secondo cui il mercato azionario è regolato da principi e norme governative, ma ciò sembra una visione superficiale e parziale quando si osserva quanto velocemente compagnie sconosciute con risorse sconosciute o con gente sconosciuta al comando, ottengono capitali da chi vuole investire. Mentre il mercato resta deludente per chi investe nelle cosiddette attività commerciali regolamentate, quando un’azienda raggiunge gli standard per quotarsi in borsa, è certo che si tratta di fatto di puro azzardo.
Il futuro per l’industria della cannabis è eccezionalmente brillante. Tuttavia, è stato macchiato da aziende spazzatura che cercano di trarre profitto da investitori troppo poco prudenti. Per coloro che vogliano seguire la prossima ondata di aziende pronte a essere quotate in borsa, è essenziale svolgere le proprie ricerche e i dovuti controlli basandosi sia sulla teoria che sulla pratica, non solamente su uno di questi due fattori. Le aziende buone saranno quelle che hanno, in primo luogo, prodotti che funzionano, e in secondo luogo obbiettivi solidi in linea con le proprie competenze. In futuro, il minimo sarà richiedere di poter esaminare la strategia di un’azienda, la sua storia e il posizionamento sul mercato, oltre al tipo e alla quantità dei prodotti che vendono. Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è fare domande più approfondite corroborate da fatti e cifre reali. Non basate la vostra ricerca sulle dichiarazioni circa le intenzioni o la missione di un’azienda: si tratta di dati che provengono dall’interno di un’azienda alla ricerca di capitale! Se vi limitate a questo, tanto vale andare al casinò a puntare tutti i vostri soldi alla roulette sul vostro numero preferito. Alla fine ci sono le stesse probabilità di successo!