Gli ATPC sono stati tra i primi artisti rap che abbia mai conosciuto, agli inizi degli anni 2000: riascoltarli all’alba di tre lustri dopo con l’intatto spirito originario, di attitudine e amore viscerale per l’hip hop, è una bella risposta in questi momenti, dove spesso ci si chiede che fine abbia fatto la vera essenza del nostro movimento. Rula e Sly sono ancora qui, dopo averle vissute tutte ed essere rimasti incolumi ai periodi che non brillavano affatto di successo e qualità per il rap italiano. Il bello è che non sono andati mai via, mettendo a punto il terzo lavoro in quasi quattro anni.
Superata la soglia degli –enta ed avendo allentato leggermente il loro rapporto con le macchine (in questo disco figurano infatti “solo” in un paio di produzioni), i due si sono concentrati sulle liriche in maniera importante, consci anche della loro figura di pionieri. Senza ricorrere ai nuovi metodi di comunicazione rap, ovvero social network, comunicati e agenzie stampa, hanno racchiuso il loro pensiero in un disco, questo Veramente anticipato da ben quattro singoli, in ultimo Sangue. Rula e Sly palesano un approccio maturo e riflessivo: incentrando buona parte del discorso sull’hip hop, inevitabilmente hanno fatto i conti con il momento di massima esposizione mediatica. Le loro trattazioni, ben argomentate e con un forte senso di responsabilità, invitano alla maturità e, magari, anche a prenderla più alla leggera. “Ognuno Diverso” è l’emblema, la summa del loro approccio che rifugge tutto quanto concerne i beef, i dissing e il gossip, ma che è ben concentrato sull’aspetto musicale e lirico dell’hip hop. Del resto, traslando il discorso alla società, fa più rumore il sangue e il dolore, anziché il bene, la verità e la qualità.
Gli ATPC mantengono, rivendicandolo poi a loro volta, forte il rispetto per chi fa la sua roba per passione, anche e soprattutto per chi ha iniziato il proprio viaggio anni dopo di loro. Una forte presa di coscienza, con la solita buona dose di umiltà. Si corre sovente il rischio di fare rap che parla di rap, ma qui lo si fa con credibilità, da chi ha fondato una vita, oltreché artistica, anche lavorativa sull’hip hop. Anche con quel pizzico di ironia, piuttosto palese in “Meglio fare il DJ” con Danti. La struttura musicale è mediamente buona: su tutti, S.I.D., Bassi Maestro e Michel. Sound classico, puro boom bap da headbanging. E nei featuring tutte ottime prove, da Ghemon nella bella Tutto quanto, a Mistaman e Maxi B, passando per il cameo di Marco Travaglio. Il rap è il solito marchio di Rula e Sly, che non ricerca l’arzigogolo tecnico, puntando all’essenza e alla semplicità. In conclusione, seppure nella sua seconda parte perda d’impatto e di intensità, Veramente è probabilmente il lavoro più interessante degli ATPC dopo “Nel bene e nel male”. Una buona lezione per i più giovani.
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Nicola Pirozzi
