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Giustizia è fatta: assolto il produttore di cannabis light denunciato per spaccio

Dalla denuncia all'assoluzione: Pietro Moramarco racconta la lunga battaglia legale che lo ha coinvolto. Una storia che porta speranza per l'industria della cannabis light in Italia e non solo

Pietro Moramarco mary Moonlight
Siamo nel marzo del 2018 quando Pietro Moramarco di Mary Moonlight, tra le prime aziende in Italia a produrre cannabis light, in seguito a un sequestro della Guardia di Finanza di Vieste (Foggia), è stato denunciato per violazione dell’art. 73 del DPR 309/90 (spaccio di sostanze stupefacenti).

Dopo cinque anni da quel fatidico giorno, che inevitabilmente ha scosso la sua vita personale e professionale, giustizia è stata fatta: Pietro è stato assolto. E noi di DolceVita, schierati sempre in prima fila quando si tratta di difendere i diritti umani, specialmente nel settore della cannabis, abbiamo voluto intervistarlo.

COMMERCIANTE ASSOLTO: ASCOLTIAMO LE PAROLE DI PIETRO MORAMARCO

Come hai reagito quando sei stato denunciato per spaccio e quali sono state le tue prime impressioni riguardo all’accusa?
Sapevo che avrei potuto avere problemi perché quando si lotta per un diritto umano inalienabile, come in questo caso specifico per la libertà di utilizzare/vendere i fiori di una pianta curativa, se sei il primo c’è sempre il rischio. E chi infrange la barriera la prima volta che fa rumore, ed era quello il mio intento, abbattere un muro di pregiudizi di un’intera nazione nei confronti della nostra amica proibita. Ecco cosa rappresenta per me Mary Moonlight, non è solamente un marchio, è questa idea. Detto ciò, ci sono rimasto molto male, vedere tutto il mio lavoro portato via, e quindi la mia idea, tutte le mie energie, il mio impegno, il mio cuore, il mio sogno, sequestrati insieme ai nostri prodotti. Ma non ci siamo dati per vinti. Lì per lì abbiamo chiesto a finanzieri se avessimo potuto continuare a lavorare, e loro ci hanno risposto che avevano ordine di sequestro ma non di bloccarci il commercio. Quindi ci siamo rimessi subito all’opera per procedere, nonostante il duro colpo, dopo aver radunato le poche risorse che ci rimanevano.

Puoi condividere con noi i dettagli del processo e come hai affrontato questa situazione legale complessa?
Abbiamo dimostrato di aver preso tutte le precauzioni possibili, come le analisi necessarie per garantire la regolarità dei nostri prodotti. Infine abbiamo richiesto una nuova analisi dei prodotti, che sono risultati nella norma, perciò non c’è stato alcun reato.

Quali sono state le conseguenze personali e professionali della denuncia e del conseguente processo?La notizia ha fatto da subito eco su tutte o quasi le testate nazionali. “I giornalisti terroristi”, come vengono spesso definiti, hanno solo puntato alla spettacolarizzazione del mio caso, calpestando completamente i miei diritti, la mia identità, la mia sensibilità. Mi hanno dipinto come uno spacciatore sottobanco di marijuana che usava il commercio di cannabis light come copertura per rivendere quella con alto THC. Non prendete per oro colato ciò che dicono i giornali, le sparano grosse per fare più click (come capita spesso e volentieri con le miriadi di bufale sulla cannabis sbandierate ai quattro venti). Per loro è solo business e se ne fregano delle persone, dei loro sentimenti e delle ripercussioni che potrebbero avere le loro falsità sulla psiche dei protagonisti dei misfatti. Sono molto potenti i giornali nazionali e dovrebbero essere usati con molta cautela, dare la possibilità di pubblicare a persone immature e insensibili articoli su testate nazionali è come dare una pistola carica in mano ad un bambino. È molto pericoloso.

Ha avuto ripercussioni anche sui vostri rivenditori?
La maggior parte dei rivenditori che si riforniva da noi era preoccupata, avevano il timore che i nostri prodotti non potessero essere venduti, diversi clienti volevano bloccare gli ordini in corso. A causa del magazzino vuoto per il sequestro totale dei nostri prodotti ci siamo trovati bloccati. Il nostro sito fermo per giorni. Decine di migliaia di euro di vendite perse e non avendo più prodotti ci trovammo in grande difficoltà per ripartire. Avevamo perso quasi tutto. Più di un anno di lavoro, sacrifici, impegno 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per stare dietro ad un business in crescita costante, per noi giovani, molto difficile da gestire, non avendo mai avuto esperienze simili prima e di tale portata. Nel mentre il mercato nazionale nella sua globalità subì un rallentamento, i rivenditori avevano paura di nuovi sequestri, e la fiducia nei nostri confronti vacillava a causa del sequestro che subimmo e delle accuse assurde che mossero nei nostri confronti. Chiaramente i danni subiti a causa di tutto ciò, sia psicologici che economici, ciò sono incalcolabili. Ci siamo trovati a dover portare avanti un’azienda, tutte le relative spese di impiegati, le tasse, e i fornitori con cui avevamo scadenze di pagamento a 30, 60 e 90 giorni senza avere entrate o ridotte all’osso per diversi giorni. La merce l’hanno tenuta per anni sotto sequestro, quindi vi lascio immaginare, fiori di canapa che all’epoca avevano un valore e ora, che con l’assoluzione ci verranno restituiti, non valgono neanche un decimo del valore iniziale.

Come hai vissuto l’intero periodo di incertezza e attesa prima di ottenere l’assoluzione? In particolare, vista la normativa italiana, quali sono state le tue preoccupazioni principali?
pietro Moramarco mary Moonlight_2In cuor mio, non ho mai avuto paura dell’accusa, perché eravamo molto meticolosi nelle procedure di analisi pre-immissione dei prodotti nel mercato. Certo, non ho mai riposto completa fiducia nella giustizia italiana, perché poi ogni giudice ha le sue idee al riguardo, e tutto dipendeva da questo. Una cosa che non ho mai detto, è come sia nato realmente il business della canapa in Italia. Alla fine del 2016, trovati circa 1,5 kg di marijuana in casa mia, sono stato arrestato per spaccio. Non avevo precedenti, ma in attesa di ordini da parte del giudice passai alcuni giorni nel carcere di Lodi. Fu molto deprimente. Sia per aver ferito i miei genitori, ma anche per aver compreso in prima persona quanto sia disumana, retrograda e indecorosa come istituzione.
Questa sofferenza che provai mi caricò maggiormente. Mi avevano arrestato e avevo subito quello schifo di carcere come fossi un criminale. Rinchiuso dietro delle sbarre, senza neanche poter chiedere del cibo vegano, perché non è una malattia ma una scelta e perciò non ne avevo il diritto. Che vergogna. Dopo qualche giorno di carcere mi misero ai domiciliari per 3 mesi, era l’inizio del 2017.
Ero ai domiciliari in attesa del processo, non potevo né usare il pc né collegarmi a internet. Divieto che violai e a gennaio del 2017 e vidi dei video riguardo alla legalizzazione della marijuana light in Svizzera, e pensai, cavolo, perché non provare a farlo in Italia? Così ordinai della canapa con i semi da aziende italiane che venivano usate per fare le tisane, e mi misi a toglierne i semi per fare dei pacchetti, stampai etichette con scritto sopra in grande “marijuana light” e cominciai a venderle attraverso il sito del mio primo growshop: “Il pianeta verde”, ed un altro mio sito: “Italiacbd.it”. Vidi che funzionavano e così decisi di creare il marchio “Mary Moonlight”, specifico per la vendita di fiori di canapa.
Anche se triste e arrabbiato ai domiciliari, ero pur sempre positivo. Non mi ha fermato il mio “incidente” con la giustizia, il destino mi ha chiamato a sé e mi ha scelto per andare avanti, andare oltre, portare avanti i miei ideali, riprendermi la mia rivincita contro un sistema sbagliato. La marijuana light è stato il cavallo di Troia per riprendermi la mia rivincita contro il sistema. “Ah mi arrestate come fossi un criminale, allora ve la faccio vedere io. Dio mi ha mandato un segnale forte e chiaro, mi ha scelto e mi sta aiutando. È il mio destino, devo aiutare a distruggere i pregiudizi contro questa pianta, non potete negare diritti inalienabili e limitarci come fossimo degli schiavi, io non lo sono, e continuerò la mia ribellione pacifica”.
Tutto questo per dire, riprendendo la domanda, che se mi avessero condannato per il CBD avrei pagato anche il mio primo reato, perché non erano ancora passati cinque anni. Ero fiducioso nell’Universo e nel mio destino, ma avevo un po’ di sfiducia nella giustizia e nell’ignoranza italiana in tema cannabis. L’unica paura rispetto all’accusa mossa nei miei confronti era la possibilità di esser condannato anche in questo caso e costretto a pagare anche il primo reato, e allora le cose si sarebbero potuto realmente complicare per me. Assurdo ma è così. Per il CBD sarei potuto finire addirittura in carcere.

Alla luce della tua esperienza, quali consigli daresti ad altri imprenditori che desiderano intraprendere un’attività nel settore della cannabis light in Italia?
La canapa ha un’anima come ogni essere vivente in questo mondo, e sente se vi muovete per amore o esclusivamente per business. Così come l’intero Universo. Tutto è collegato e ha uno spirito a cui tutti siamo connessi, per questo dobbiamo affidarci e fidarci dell’Universo. Per questo bisogna agire con e per amore, perché l’Universo obbedisce alle leggi dell’amore ed è l’unico linguaggio che conosce. Se ci credete fatelo, ci dovete credere davvero però, e questo vale per ogni progetto non per forza legato alla canapa o al business. Prima del pensiero di far soldi ci deve esser quello di portare avanti un’idea, un valore, quello di libertà, quello di ritenere che ogni essere umano, nel rispetto degli altri, abbia il diritto di far ciò che gli pare della propria vita e del proprio corpo, perché la nostra libertà finisce esclusivamente dove comincia la libertà di un altro. Se voglio curarmi con la cannabis o usarla per meditare o per rilassarmi è un mio diritto e NESSUNO deve permettersi di vietarmelo. Non faccio del male a nessuno, e se voglio mangiare schifezze del McDonald, bere alcol o usare cannabis è la mia libera scelta.

Come descriveresti il panorama della cannabis light in Italia attualmente?
La cannabis light in Italia ha bisogno di evolvere stagione dopo stagione. È importante fare come facciamo noi di Mary Moonlight: continuare a fare ricerca, presentando ogni anno nuove varietà di canapa che selezioniamo e creiamo personalmente per apportare innovazione e non fermarsi esclusivamente alle varietà già presenti sul mercato, che hanno sì nomi diversi a seconda dei marchi che le commerciano, ma sono le stesse piante e fiori, perciò stessi gusti e profumi.
Come ho già detto diverse volte, i consumatori di canapa in Italia non hanno idea di cosa stanno acquistando, ne da chi, se da aziende esperte del settore che hanno fatto la storia di questo business e hanno l’esperienza per innovare, e sono poche come la nostra, oppure se sono aziende che comprano ciò che gli capita sotto mano guardando solo alla qualità/prezzo, senza pensare invece di dare il meglio in termini di qualità al proprio cliente, e non le biasimo perché è lo stesso cliente che spesso e volentieri compra il prodotto in base al prezzo a discapito della qualità perché non sa da chi ne cosa sta comprando.

Cosa rappresenta per te l’assoluzione da questa accusa? Credi che ci sia spazio per la crescita e lo sviluppo del settore?
Esser stato assolto è per me il riconoscimento di aver lavorato bene, con professionalità e cura.
Il settore deve svilupparsi, e questo è innanzitutto responsabilità di giornali specifici, come Dolce Vita, che ringrazio per avermi richiesto quest’intervista. I giornali italiani dell’ambito canapa devono informare il consumatore, sensibilizzarlo, presentandogli le migliori aziende italiane, quelle che lavorano bene, che apportano innovazione, che hanno l’esperienza, che producono qualità, facendo indagini e interviste, aldilà delle sponsorizzazioni. Perché chiaramente se un’azienda ha soldi da investire, ed è nata ieri, e/o sa farsi pubblicità, può agli occhi del consumatore non informato sembrare migliore di un’azienda con radici profonde nelle terreno cannabico, pur vendendo prodotti di discreta qualità.

Come immagini il futuro della cannabis light in Italia? Credi che la situazione normativa migliorerà nel tempo?
Spero vivamente che si arrivi ad una regolamentazione del CBD che chiediamo da anni, senza mettere di mezzo il monopolio, ed a tutela delle aziende professionali e del consumatore.

Infine, qual è il tuo messaggio per gli imprenditori nel settore della cannabis light che potrebbero affrontare problemi legali simili in futuro?
Affidatevi ad avvocati in gamba e di fiducia, queste sono le cose importanti. Non è necessario che abbiano per forza competenze del settore canapa, la legge è semplice e chiara. Infatti, dato che siamo ai ringraziamenti, ci tengo particolarmente a ringraziare il mio avvocato Antonio Nebuloni, il meglio che ho incontrato dal punto di vista professionale e umano. Ringrazio mio fratello e cofondatore di Mary Moonlight Francesco Moramarco e mio padre Carlo Moramarco. Infine, grazie a te Raffaele per la tua disponibilità e a tutti voi di Dolce Vita, siete sempre sul pezzo ed un passo avanti agli altri. Un grazie a Matteo Gracis, direttore di DV, che da anni si impegna per abbattere i pregiudizi sulla cannabis. Lo seguo sempre anche al di fuori del mondo canapa, lo ammiro tantissimo, si mette sempre in gioco ogni qualvolta sia necessario difendere i diritti umani. Ti ringrazio personalmente col cuore, continua così.
Un abbraccio, e buona fortuna a tutti e tutte, sperando in un mondo migliore e più libero.

Pietro e Francesco Moramarco Mary Moonlight



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