Associazioni Cannabis Terapeutica, il comune di Barcellona vuole meglio regolamentarle
Barcellona intende porre un freno alla proliferazione delle associazioni di cannabis, dove i soci comprano e consumano marijuana. L’amministrazione della città fa sapere che il numero ufficiale di questi locali è di circa 200, la maggior parte dei quali nel centro urbano.
Solo due anni fa erano 40 in tutta la Catalogna. Prima di tutto farà indagini per verificare che siano associazioni legalmente costituite; poi verificherà sui loro statuti le ragioni sociali costituenti. Le prime indagini svolte fanno sapere che in molti casi lo scopo sociale è il consumo di cannabis a scopo terapeutico. Se questo non viene rispettato il Comune provvederà a porre i sigilli ai locali.
Questa situazione, che si rifà al modello californiano dove è consentito solo il consumo a fini terapeutici, fa emergere una miriade di problemi e controversie poiché sul consumo di marijuana c’è un vuoto legislativo. In Catalogna questa situazione è venuta fuori agli inizi del 2012, quando il Comune di Rasquera manifestò la sua intenzione di cedere alcuni terreni all’Asociacion Barcelonesa Cannabica de Autoconsumo, perché vi piantasse marijuana per i propri associati.
Il dibattito che seguì questa intenzione, che avrebbe dovuto portare nelle casse di questo comune come 1,3 milioni di euro in due anni, mise a nudo le improvvisazioni delle amministrazioni. Il consigliere del ministro dell’Interno, Felipe Puiz, fece sapere che avrebbe consultato il dipartimento di Giustizia e la Procura per sapere se l’iniziativa del Comune di Rasquera fosse legale o meno. Il giudice di Tarragona diede poi ragione al Comune, validando i suoi accordi con l’associazione di Barcellona. La sentenza poi è stata impugnata in appello dal Sindaco di Barcellona.
Il principale ostacolo a cui deve far fronte l’amministrazione di Barcellona è che solo i giudici possono determinare se un’associazione stia mettendo in atto o meno i propri scopi sociali previsti dal suo statuto. L’avvocato penalista Marti Cànoves fa sapere che le associazioni di cannabis sono favorevoli alla regolamentazione, ma solo se vengono riconosciuti i loro diritti. Cànoves dice che il Comune non può andare oltre una normativa che regoli le condizioni tecniche dei locali. Il Comune, invece, pretende di approvare una nuova normativa che limiti la capienza di questi locali, che li obblighi ad installare una reazione forzata per i fumi e che abbiano dei limiti di orario.
Nel frattempo si attendono le prime conclusioni del Governo della Catalogna che sta cercando di regolamentari questi locali in accordo con la Procura.
fonte: aduc.it